Cronaca Italia

"Non esagero quando dico che sono femminista dal tempo dell'asilo". Scrive in Donne dell'anima mia, affrontando temi tabù, come il rapporto con la sessualità in età avanzata e quello con l'altro sesso. Nata a Lima e residente in California, Isabel Allende incanta il pubblico latino e mondiale da più di quarant'anni grazie ad opere che parlano di donne ed esperienze di vita vera, includendo elementi storici e pizzichi di mitologia. La regina della narrativa mondiale spegne il 2 agosto 80 candeline, scrittrice sudamericana più popolare di sempre (25 libri tradotti in 42 lingue, più di 75 milioni di copie vendute), Isabel Allende, una ribelle che con il potere di creare storie ha dato un senso al caos degli eventi e ai traumi che hanno costellato la sua vita. Ha ricevuto tantissimi riconoscimenti internazionali e ben 15 lauree ad honorem. Nel 2014 Obama l'ha insignita della Medaglia Presidenziale della Libertà degli Stati Uniti. Dopo l'abbandono del padre diplomatico Tomas Allende ha vissuto l'esperienza dell'esilio, la morte della figlia Paula per una malattia rara, poi quella della madre, dell'ex marito William Gordon da cui si è separata nel 2015. Si è risposata per la terza volta a 74 anni un avvocato di New York suo coetaneo, e vive a San Francisco con il figlio. Di amore maturo e rifugiati politici parla e anche uno dei suoi ultimi libri Lungo petalo di mare ispirato a un verso di Pablo Neruda, che segue il matrimonio di due rifugiati repubblicani che scappano dalla Spagna alla Francia al Cile di una nave da carico con cui Neruda nel 1939 salvò la vita a più di 2000 persone. Un tema molto sentito dalla scrittrice, che dopo il colpo di stato scappò dal Cile in Venezuela. Nata a Lima, Perù, nel 1942, sin da piccola comincia a immaginare i luoghi e i personaggi che poi diventeranno i protagonisti dei suoi romanzi: ad esempio la casa del nonno materno, dove abita quando si trasferisce in Cile con la mamma e i fratelli grazie all'aiuto del cugino del padre, il futuro presidente del Cile Salvador Allende. Questo posto sarà poi evocato nel primo romanzo della scrittrice, La casa degli spiriti, nato da una lunga lettera che Isabel scrisse a suo nonno, che diventerà anche un film con Meryl Streep e Jeremy Irons. ("Non si può trovare chi non vuol esser trovato"). Bambina inquieta e già cittadina del mondo, si trasferisce in Bolivia, in Europa e in Libano, sempre a causa del lavoro diplomatico del marito della madre. Nel 1959 torna in Cile e tre anni dopo sposa Michael Frias, con cui avrà due figli, Paula e Nicolàs. La sua intelligenza, acutezza e forza emergono sin da giovane nel suo lavoro di giornalista. Attraverso la sua rubrica nella storica rivista cilena «Paula» diventa ben presto una figura coraggiosa e rivoluzionaria. Dopo il Colpo di Stato di Pinochet dell'11 settembre 1973, si trasferisce nel 1975 a Caracas, per poi andare a vivere definitivamente negli Stati Uniti, dove conosce il suo secondo marito William Gordon. Da questo momento in poi, comincia la fase più prolifica della scrittrice. È il periodo in cui si delinea il suo stile caratteristico, che unisce un linguaggio giornalistico e il realismo magico, la metafora e la brutalità, la responsabilità politica e storica e il romanticismo e la magia, il tutto condito da una acuta lucidità e un senso dell'umorismo dolce e indulgente. La sua opera è stata classificata nel movimento letterario conosciuto come posboom, definito anche da alcuni critici novisima literatura. In genere le sue opere sono o sembrano autobiografiche, ma lei preferisce definirle "memorias", "collezioni di ricordi più vicine alla finzione che alla realtà". Tra i suoi romanzi più conosciuti a livello mondiale troviamo D'amore e ombra (1984), Eva luna (1987), Il piano infinito (1991), Afrodita (1977), La figlia della fortuna (1998), Ritratto in Seppia (2000), Il mio paese inventato (2003) e L'isola sotto il mare (2009) . Vincitrice del Premio Nazionale Cileno per la Letteratura nel 2010, Isabel ha ricevuto molti premi e riconoscimenti - come il Premio Malaparte (Capri, 1998), la laurea honoris causa a Trento (2007) e il Premio Hans Christian Andersen di Letteratura (Danimarca, 2011). Negli ultimi anni, la vita l'ha portata in una nuova ed emozionante direzione: il mondo dei bambini e dei giovani. Tra le curiosità da annotare quella che inizia un nuovo libro sempre l'8 gennaio, giorno in cui scrisse la lettera al nonno che stava morendo che diventò la bozza per La casa degli spiriti. Nel romanzo "Violeta", scritto durante l'isolamento per la pandemia, la scrittrice cilena ha fatto i conti con la figura dell'amata madre "Panchita", nata nel 1920 in piena spagnola e morta a 98 anni. "Sono venuta al mondo un venerdì di tempesta nel 1920, l'anno della peste", l'incipit della narrazione. (Unioneonline/D)
"Non esagero quando dico che sono femminista dal tempo dell'asilo". Scrive in Donne dell'anima mia, affrontando temi tabù, come il rapporto con la sessualità in età avanzata e quello con l'altro sesso. Nata a Lima e residente in California, Isabel Allende incanta il pubblico latino e mondiale da più di quarant'anni grazie ad opere che parlano di donne ed esperienze di vita vera, includendo elementi storici e pizzichi di mitologia. La regina della narrativa mondiale spegne il 2 agosto 80 candeline, scrittrice sudamericana più popolare di sempre (25 libri tradotti in 42 lingue, più di 75 milioni di copie vendute), Isabel Allende, una ribelle che con il potere di creare storie ha dato un senso al caos degli eventi e ai traumi che hanno costellato la sua vita. Ha ricevuto tantissimi riconoscimenti internazionali e ben 15 lauree ad honorem. Nel 2014 Obama l'ha insignita della Medaglia Presidenziale della Libertà degli Stati Uniti. Dopo l'abbandono del padre diplomatico Tomas Allende ha vissuto l'esperienza dell'esilio, la morte della figlia Paula per una malattia rara, poi quella della madre, dell'ex marito William Gordon da cui si è separata nel 2015. Si è risposata per la terza volta a 74 anni un avvocato di New York suo coetaneo, e vive a San Francisco con il figlio. Di amore maturo e rifugiati politici parla e anche uno dei suoi ultimi libri Lungo petalo di mare ispirato a un verso di Pablo Neruda, che segue il matrimonio di due rifugiati repubblicani che scappano dalla Spagna alla Francia al Cile di una nave da carico con cui Neruda nel 1939 salvò la vita a più di 2000 persone. Un tema molto sentito dalla scrittrice, che dopo il colpo di stato scappò dal Cile in Venezuela. Nata a Lima, Perù, nel 1942, sin da piccola comincia a immaginare i luoghi e i personaggi che poi diventeranno i protagonisti dei suoi romanzi: ad esempio la casa del nonno materno, dove abita quando si trasferisce in Cile con la mamma e i fratelli grazie all'aiuto del cugino del padre, il futuro presidente del Cile Salvador Allende. Questo posto sarà poi evocato nel primo romanzo della scrittrice, La casa degli spiriti, nato da una lunga lettera che Isabel scrisse a suo nonno, che diventerà anche un film con Meryl Streep e Jeremy Irons. ("Non si può trovare chi non vuol esser trovato"). Bambina inquieta e già cittadina del mondo, si trasferisce in Bolivia, in Europa e in Libano, sempre a causa del lavoro diplomatico del marito della madre. Nel 1959 torna in Cile e tre anni dopo sposa Michael Frias, con cui avrà due figli, Paula e Nicolàs. La sua intelligenza, acutezza e forza emergono sin da giovane nel suo lavoro di giornalista. Attraverso la sua rubrica nella storica rivista cilena «Paula» diventa ben presto una figura coraggiosa e rivoluzionaria. Dopo il Colpo di Stato di Pinochet dell'11 settembre 1973, si trasferisce nel 1975 a Caracas, per poi andare a vivere definitivamente negli Stati Uniti, dove conosce il suo secondo marito William Gordon. Da questo momento in poi, comincia la fase più prolifica della scrittrice. È il periodo in cui si delinea il suo stile caratteristico, che unisce un linguaggio giornalistico e il realismo magico, la metafora e la brutalità, la responsabilità politica e storica e il romanticismo e la magia, il tutto condito da una acuta lucidità e un senso dell'umorismo dolce e indulgente. La sua opera è stata classificata nel movimento letterario conosciuto come posboom, definito anche da alcuni critici novisima literatura. In genere le sue opere sono o sembrano autobiografiche, ma lei preferisce definirle "memorias", "collezioni di ricordi più vicine alla finzione che alla realtà". Tra i suoi romanzi più conosciuti a livello mondiale troviamo D'amore e ombra (1984), Eva luna (1987), Il piano infinito (1991), Afrodita (1977), La figlia della fortuna (1998), Ritratto in Seppia (2000), Il mio paese inventato (2003) e L'isola sotto il mare (2009) . Vincitrice del Premio Nazionale Cileno per la Letteratura nel 2010, Isabel ha ricevuto molti premi e riconoscimenti - come il Premio Malaparte (Capri, 1998), la laurea honoris causa a Trento (2007) e il Premio Hans Christian Andersen di Letteratura (Danimarca, 2011). Negli ultimi anni, la vita l'ha portata in una nuova ed emozionante direzione: il mondo dei bambini e dei giovani. Tra le curiosità da annotare quella che inizia un nuovo libro sempre l'8 gennaio, giorno in cui scrisse la lettera al nonno che stava morendo che diventò la bozza per La casa degli spiriti. Nel romanzo "Violeta", scritto durante l'isolamento per la pandemia, la scrittrice cilena ha fatto i conti con la figura dell'amata madre "Panchita", nata nel 1920 in piena spagnola e morta a 98 anni. "Sono venuta al mondo un venerdì di tempesta nel 1920, l'anno della peste", l'incipit della narrazione. (Unioneonline/D)
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#AccaddeOggi: 2 agosto, Isabel Allende compie 80 anni

La regina della narrativa mondiale è nata a Lima il 2 agosto 1942

Cronaca Italia

#AccaddeOggi: 29 luglio 1976, per la prima volta l'Italia ha un ministro donna, è Tina Anselmi

Politica, partigiana e sindacalista: un nome entrato nella storia

Il funerale di Mario Cerciello Rega (Ansa - Fusco)
Il funerale di Mario Cerciello Rega (Ansa - Fusco)
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#AccaddeOggi: 26 luglio 2019, l'omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega

Il militare accoltellato durante un intervento in borghese

epa03251798 President of the European Automobile Manufacturers Association (ACEA), Sergio Marchionne speaks during a news conference with Vice-President of the European Commission in charge of Industry and Entrepreneurship Antonio Tajani (not in the picture), following the Cars21 meeting, at the European Commission headquarters, in Brussels, Belgium, 06 June 2012. EPA/JULIEN WARNAND
epa03251798 President of the European Automobile Manufacturers Association (ACEA), Sergio Marchionne speaks during a news conference with Vice-President of the European Commission in charge of Industry and Entrepreneurship Antonio Tajani (not in the picture), following the Cars21 meeting, at the European Commission headquarters, in Brussels, Belgium, 06 June 2012. EPA/JULIEN WARNAND
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#AccaddeOggi: 25 luglio 2018, muore Sergio Marchionne

L'uomo che ha guidato il rinnovamento della Fiat è morto a 66 anni

Cronaca Italia

#AccaddeOggi: 21 luglio 2001, l'irruzione alla scuola Diaz

Al termine delle tre giornate del G8 di Genova, caratterizzate da violentissimi scontri tra manifestanti no global e Polizia, il "pestaggio da macelleria messicana" nella scuola

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#AccaddeOggi: 19 luglio, 30 anni fa la strage di via D'amelio

Nell'attentato mafioso morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, tra cui la sarda Emanuela Loi

Renato Vallanzasca all'arrivo in Procura a Brescia in una foto del 27 settembre 1995. ALABISO/ANSA
Renato Vallanzasca all'arrivo in Procura a Brescia in una foto del 27 settembre 1995. ALABISO/ANSA
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#AccaddeOggi: 18 luglio 1987, Vallanzasca evade dal traghetto che doveva portarlo in Sardegna

Trentacinque anni fa la rocambolesca fuga dal traghetto Flaminia della Tirrenia ormeggiato nel porto di Genova

(Unioneonline/D)
(Unioneonline/D)
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#AccaddeOggi: 16 luglio 1969, parte la spedizione che porterà l'uomo sulla Luna

L'allunaggio dell'Apollo 11 avverrà quattro giorni dopo

Laura Chiatti durante il photocall del film "Pane e burlesque", Roma 28 maggio 2014. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Laura Chiatti durante il photocall del film "Pane e burlesque", Roma 28 maggio 2014. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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#AccaddeOggi: 15 luglio, buon compleanno a Laura Chiatti

L'attrice compie quarant'anni

Era il 14 luglio del 2016 quando, durante i festeggiamenti della Presa della Bastiglia, un tir si è scagliato contro la folla che assisteva allo spettacolo dei fuochi d'artificio presso il lungomare degli Inglesi, causando 84 morti e centinaia di feriti. Corpi stritolati, smembrati, sangue dappertutto e un panico folle: diversi i testimoni che descrivono queste scene apocalittiche sullo storico, prestigioso lungomare centrale di Nizza, la Promenade des Anglais, dove poco prima delle 22.30  un pesante camion di 15 metri è piombato a 80 chilometri orari sulla folla radunata a vedere i fuochi d'artificio per il 14 luglio, correndo per quasi due chilometri con un percorso a zig-zag per travolgere più persone possibile con l'autista attentatore che sparava all'impazzata, prima che la sua corsa folle venisse fermata. Si svolgerà dal 5 settembre al 15 novembre del 2022 il processo per l'attentato di Nizza, che il 14 luglio 2016 provocò la morte di 86 persone e il ferimento di altre 400 sulla celebre promenade des Anglais.   Lo si è appreso oggi da fonti giudiziarie.       Le date del processo, che si terrà davanti alla Corte d'assise speciale di Parigi dopo il maxiprocesso per gli attentati del 13 novembre 2015 a Prigi, sono state comunicate a tutti i legali coinvolti.     Il 14 luglio 2016, Mohamed Lahouaiej Bouhlel, 31 anni, tunisino residente a Nizza, si lanciò - alla guida di un camion - sulla folla riunita per i fuochi d'artificio della festa nazionale francese, uccidendo 86 persone di 19 nazionalità diverse, fra cui 12 bambini. Bouhlel rimase ucciso nell'attentato. Il tribunale esaminerà le responsabilità di altre 8 persone, amici del tunisino o intermediari coinvolti nel traffico di armi che gli erano state spedite. I principali 3 accusati sono Chokri Chafroud, Ramzi Arefa e Mohamed Ghraieb, che devono rispondere di "associazione per delinquere a scopo terroristico". (ANSA). (Unioneonline/D)
Era il 14 luglio del 2016 quando, durante i festeggiamenti della Presa della Bastiglia, un tir si è scagliato contro la folla che assisteva allo spettacolo dei fuochi d'artificio presso il lungomare degli Inglesi, causando 84 morti e centinaia di feriti. Corpi stritolati, smembrati, sangue dappertutto e un panico folle: diversi i testimoni che descrivono queste scene apocalittiche sullo storico, prestigioso lungomare centrale di Nizza, la Promenade des Anglais, dove poco prima delle 22.30  un pesante camion di 15 metri è piombato a 80 chilometri orari sulla folla radunata a vedere i fuochi d'artificio per il 14 luglio, correndo per quasi due chilometri con un percorso a zig-zag per travolgere più persone possibile con l'autista attentatore che sparava all'impazzata, prima che la sua corsa folle venisse fermata. Si svolgerà dal 5 settembre al 15 novembre del 2022 il processo per l'attentato di Nizza, che il 14 luglio 2016 provocò la morte di 86 persone e il ferimento di altre 400 sulla celebre promenade des Anglais.   Lo si è appreso oggi da fonti giudiziarie.       Le date del processo, che si terrà davanti alla Corte d'assise speciale di Parigi dopo il maxiprocesso per gli attentati del 13 novembre 2015 a Prigi, sono state comunicate a tutti i legali coinvolti.     Il 14 luglio 2016, Mohamed Lahouaiej Bouhlel, 31 anni, tunisino residente a Nizza, si lanciò - alla guida di un camion - sulla folla riunita per i fuochi d'artificio della festa nazionale francese, uccidendo 86 persone di 19 nazionalità diverse, fra cui 12 bambini. Bouhlel rimase ucciso nell'attentato. Il tribunale esaminerà le responsabilità di altre 8 persone, amici del tunisino o intermediari coinvolti nel traffico di armi che gli erano state spedite. I principali 3 accusati sono Chokri Chafroud, Ramzi Arefa e Mohamed Ghraieb, che devono rispondere di "associazione per delinquere a scopo terroristico". (ANSA). (Unioneonline/D)
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#AccaddeOggi: 14 luglio 2016, la strage di Nizza

Un tir si scaglia contro la folla festante per il 14 luglio, muoiono 86 persone tra cui 12 bambini

epa08216464 US actor Harrison Ford poses on the red carpet prior to the world premiere of 20th Century Studios' film 'The Call of the Wild' at El Capitan Theater in Hollywood, California, USA, 13 February 2020. The film will be released in the USA on 21 February. EPA/ETIENNE LAURENT
epa08216464 US actor Harrison Ford poses on the red carpet prior to the world premiere of 20th Century Studios' film 'The Call of the Wild' at El Capitan Theater in Hollywood, California, USA, 13 February 2020. The film will be released in the USA on 21 February. EPA/ETIENNE LAURENT
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#AccaddeOggi: 13 luglio, Harrison Ford compie ottant'anni

L'attore americano è nato a Chicago il 13 luglio 1942

Il 12 luglio del 1962 era un giovedì, e come ogni giovedì al Marquee Club di Londra, Oxford Street, in programma c’era una serata blues. La band che doveva esibirsi, la Blues Incorporated del chitarrista Alexis Korner, quella  sera non potè presentarsi in quanto impegnata per un’apparizione in tv sulla BBC. A sostituire la Blues Incorporated ci pensò un gruppo di sei fan accaniti consigliati al manager del locale dallo stesso Korner: tra loro vi erano Brian Jones, Mick Jagger e Keith Richards. Il giorno prima del concerto Brian decise di suonare con il nome di Rollin’ Stones, dal nome di una canzone del bluesman Muddy Waters. Gli altri componenti erano Dick Taylor (basso), Ian Stewart (piano) e Mick Avory (batteria). «È abbastanza incredibile quando ci penso» ha detto Mick Jagger nel 2012 a Rolling Stone, riflettendo sul 50esimo anniversario (oggi 58esimo) dal primo concerto dei Rolling Stones il 12 luglio 1962 al Marqueee Jazz Club di Londra. «Ma è stato molto tempo fa. Molti di noi sono ancora qui, ma è un gruppo molto diverso da quello che ha suonato lì 50 anni fa.» In quella notte d’estate del ’62, i Rolling Stones consistevano in Jagger alla voce, Brian Jones e Keith Richards alla chitarra, Ian Stweart al piano e Dick Taylor al basso. Sul batterista c’è un dibattito: alcuni fan sostengono che fosse il loro solito batterista delle origini, Tony Chapman, ma Richards nella sua autobiografia del 2010 Life insiste sull’amico Mick Avory. Gli Stones ottennero la data quando i Blues Incorporated di Alexis Korner (band con Jagger alla voce che suonava tutti i giovedì al club) furono invitati a suonare in una trasmissione della BBC. Jagger non prese parte alla diretta, così Jones propose ad Harold Pendleton (il proprietario del Marquee Club) di sostituire i Blues Incorporated con il proprio gruppo, almeno per quella sera. Fu sempre Jones a chiamare il giornale locale Jazz News per promuovere il concerto. La leggenda vuole che, alla domanda del redattore “come si chiama la vostra band?”, il chitarrista rispose con la prima canzone del disco che si trovava di fianco a lui in quel momento: Rollin’ Stone, tratta dal Best Of di Muddy Waters. La band chiese in prestito dei soldi al padre di Jagger per noleggiare la strumentazione per il concerto. In Life, Richards cita canzoni come Dust My Broom, Confessin’ the Blues e Got my Mojo Working nella scaletta della serata. «Sei seduto con un po’ di gente, poi stai suonando e pensi “Oh, sì!” Quella sensazione è meglio di qualsiasi altra” ha scritto Richards nel libro. “C’è un preciso istante in cui ti accorgi di aver lasciato il pianeta per un attimo e nessuno può toccarti: è volare senza la patente.” La band continuò poi a suonare in altri club di Londra quell’estate. Ad Agosto, Jagger, Richards e Jones si trasferirono in un appartamento sudicio al secondo piano del 102 di Edith Grove a Fulham, dividendo la stanza con piatti sporchi, due letti e nessun mobile. Più tardi, anche Charlie Watts si trasferì. “I Rolling Stones passarono il primo anno della loro vita a bazzicare per posti, rubare cibo e fare le prove” ha ricordato Richards. “Stavamo diventando i Rolling Stones.” Jagger invece ammette di non sentirsi a proprio agio nel ricordare l’anniversario. «Una parte di me sente che stiamo un po’ trassando» dice. «Perché non è la stessa band di allora, credo che siamo solo io e Keith siamo gli stessi. Ho provato a ricordare quale fosse la prima data di Charlie con noi, ma nessuno di noi ne ha idea, nessuno se lo ricorda. Ma è sicuramente un traguardo incredibile, e penso sia fantastico. Sono davvero fiero di noi.” (Unioneonline/D)
Il 12 luglio del 1962 era un giovedì, e come ogni giovedì al Marquee Club di Londra, Oxford Street, in programma c’era una serata blues. La band che doveva esibirsi, la Blues Incorporated del chitarrista Alexis Korner, quella  sera non potè presentarsi in quanto impegnata per un’apparizione in tv sulla BBC. A sostituire la Blues Incorporated ci pensò un gruppo di sei fan accaniti consigliati al manager del locale dallo stesso Korner: tra loro vi erano Brian Jones, Mick Jagger e Keith Richards. Il giorno prima del concerto Brian decise di suonare con il nome di Rollin’ Stones, dal nome di una canzone del bluesman Muddy Waters. Gli altri componenti erano Dick Taylor (basso), Ian Stewart (piano) e Mick Avory (batteria). «È abbastanza incredibile quando ci penso» ha detto Mick Jagger nel 2012 a Rolling Stone, riflettendo sul 50esimo anniversario (oggi 58esimo) dal primo concerto dei Rolling Stones il 12 luglio 1962 al Marqueee Jazz Club di Londra. «Ma è stato molto tempo fa. Molti di noi sono ancora qui, ma è un gruppo molto diverso da quello che ha suonato lì 50 anni fa.» In quella notte d’estate del ’62, i Rolling Stones consistevano in Jagger alla voce, Brian Jones e Keith Richards alla chitarra, Ian Stweart al piano e Dick Taylor al basso. Sul batterista c’è un dibattito: alcuni fan sostengono che fosse il loro solito batterista delle origini, Tony Chapman, ma Richards nella sua autobiografia del 2010 Life insiste sull’amico Mick Avory. Gli Stones ottennero la data quando i Blues Incorporated di Alexis Korner (band con Jagger alla voce che suonava tutti i giovedì al club) furono invitati a suonare in una trasmissione della BBC. Jagger non prese parte alla diretta, così Jones propose ad Harold Pendleton (il proprietario del Marquee Club) di sostituire i Blues Incorporated con il proprio gruppo, almeno per quella sera. Fu sempre Jones a chiamare il giornale locale Jazz News per promuovere il concerto. La leggenda vuole che, alla domanda del redattore “come si chiama la vostra band?”, il chitarrista rispose con la prima canzone del disco che si trovava di fianco a lui in quel momento: Rollin’ Stone, tratta dal Best Of di Muddy Waters. La band chiese in prestito dei soldi al padre di Jagger per noleggiare la strumentazione per il concerto. In Life, Richards cita canzoni come Dust My Broom, Confessin’ the Blues e Got my Mojo Working nella scaletta della serata. «Sei seduto con un po’ di gente, poi stai suonando e pensi “Oh, sì!” Quella sensazione è meglio di qualsiasi altra” ha scritto Richards nel libro. “C’è un preciso istante in cui ti accorgi di aver lasciato il pianeta per un attimo e nessuno può toccarti: è volare senza la patente.” La band continuò poi a suonare in altri club di Londra quell’estate. Ad Agosto, Jagger, Richards e Jones si trasferirono in un appartamento sudicio al secondo piano del 102 di Edith Grove a Fulham, dividendo la stanza con piatti sporchi, due letti e nessun mobile. Più tardi, anche Charlie Watts si trasferì. “I Rolling Stones passarono il primo anno della loro vita a bazzicare per posti, rubare cibo e fare le prove” ha ricordato Richards. “Stavamo diventando i Rolling Stones.” Jagger invece ammette di non sentirsi a proprio agio nel ricordare l’anniversario. «Una parte di me sente che stiamo un po’ trassando» dice. «Perché non è la stessa band di allora, credo che siamo solo io e Keith siamo gli stessi. Ho provato a ricordare quale fosse la prima data di Charlie con noi, ma nessuno di noi ne ha idea, nessuno se lo ricorda. Ma è sicuramente un traguardo incredibile, e penso sia fantastico. Sono davvero fiero di noi.” (Unioneonline/D)
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#AccaddeOggi: 12 luglio 1962, l'esordio ufficiale dei Rolling Stones

La band inglese si esibisce al Marquee Club di Londra

Un anno fa la Nazionale azzurra di calcio trionfava agli Europei, alzando l'ambito trofeo continentale per la seconda volta nella sua storia.  Una vittoria ottenuta in finale contro l'Inghilterra padrona di casa, allo stadio londinese di Wembley, al termine di una partita più che mai sofferta. Dopo 2 minuti Shaw porta avanti gli inglesi e per ottenere il pareggio la squadra di Roberto Mancini deve lottare per 65 minuti. Poi la rete del pareggio di Bonucci, che fa tornare la bilancia in parità. I tempi supplementari sono una battaglia senza esclusione di colpi, fino ai calci di rigore, da sempre croce e delizia per gli azzurri. Sbagliano Belotti e Jorginho, ma sbagliano anche Rushford, Sancho e Saka.  E alla fine è l'Italia ad alzare la Coppa. (Unioneonline/l.f.
Un anno fa la Nazionale azzurra di calcio trionfava agli Europei, alzando l'ambito trofeo continentale per la seconda volta nella sua storia.  Una vittoria ottenuta in finale contro l'Inghilterra padrona di casa, allo stadio londinese di Wembley, al termine di una partita più che mai sofferta. Dopo 2 minuti Shaw porta avanti gli inglesi e per ottenere il pareggio la squadra di Roberto Mancini deve lottare per 65 minuti. Poi la rete del pareggio di Bonucci, che fa tornare la bilancia in parità. I tempi supplementari sono una battaglia senza esclusione di colpi, fino ai calci di rigore, da sempre croce e delizia per gli azzurri. Sbagliano Belotti e Jorginho, ma sbagliano anche Rushford, Sancho e Saka.  E alla fine è l'Italia ad alzare la Coppa. (Unioneonline/l.f.
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#AccaddeOggi: 11 luglio 2021, l'Italia è campione d'Europa

Un anno fa il trionfo azzurro a Wembley contro l'Inghilterra

Farouk Kassam in una immagine di archivio. E' uscito questa mattina alle 10:40 dal carcere di Opera dove era detenuto, Matteo Boe, il bandito sardo responsabile, tra l'altro, del rapimento il 15 gennaio del 1992 a Porto Cervo del piccolo Farouk Kassam, che all'epoca aveva sette anni e al quale lo stesso Boe tagliò il lobo dell'orecchio che fu poi recapitato al padre del bambino all'interno di una busta. Farouk fu poi liberato dopo 177 giorni di prigionia in seguito al pagamento di un riscatto. Matteo Boe, 59 anni, ha terminato di scontare 25 anni di carcere. ANSA
Farouk Kassam in una immagine di archivio. E' uscito questa mattina alle 10:40 dal carcere di Opera dove era detenuto, Matteo Boe, il bandito sardo responsabile, tra l'altro, del rapimento il 15 gennaio del 1992 a Porto Cervo del piccolo Farouk Kassam, che all'epoca aveva sette anni e al quale lo stesso Boe tagliò il lobo dell'orecchio che fu poi recapitato al padre del bambino all'interno di una busta. Farouk fu poi liberato dopo 177 giorni di prigionia in seguito al pagamento di un riscatto. Matteo Boe, 59 anni, ha terminato di scontare 25 anni di carcere. ANSA
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#AccaddeOggi: 10 luglio 1992, la liberazione Farouk Kassam

Il bimbo di 7 anni rilasciato dai rapitori dopo 6 mesi di prigionia

La cantante Donatella Rettore durante le premiazioni del Festival Cortinametraggio a Cortina D'Ampezzo, 19 marzo 2016. ANSA/CLAUDIO ONORATI
La cantante Donatella Rettore durante le premiazioni del Festival Cortinametraggio a Cortina D'Ampezzo, 19 marzo 2016. ANSA/CLAUDIO ONORATI
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#AccaddeOggi: 8 luglio, tanti auguri a Donatella Rettore

La cantante veneta compie oggi 67 anni

Cronaca Italia

#AccaddeOggi: 7 luglio, tanti auguri a Licia Colò

La regina dei programmi tv dedicati alla natura compie 60 anni

Esattamente 65 anni fa Althea Gibson vinceva il Torneo di Wimbledon, prima donna di colore a riuscire nell'impresa.  Era il 6 luglio 1957 e Althea, classe 1927, nata negli Usa, in Carolina del Sud, riuscì a battere in finale Darlene Hard per 6-3, 6-2, aggiudicandosi il prestigioso torneo di tennis inglese. A premiarla fu la Regina Elisabetta in persona.  Una vittoria che la catapultò nell'Olimpo del tennis e che rappresentò un riscatto per gli afroamericani. "Per arrivare a stringere la mano alla Regina d'Inghilterra la strada è stata lunga per chi è stata costretta a sedersi nella zona per i neri sull'autobus che porta nel centro di Wilmington, nella Carolina del Nord", ebbe a dire la Gibson dopo il trionfo.  Trionfo che non fu l'unico in carriera: la Gibson si aggiudicò Wimbledon anche nel 1958, dopo aver vinto il Roland Garros nel 1956 e due Us Open, sempre nel biennio d'oro 1957-58. (Unioneonline/l.f.)
Esattamente 65 anni fa Althea Gibson vinceva il Torneo di Wimbledon, prima donna di colore a riuscire nell'impresa.  Era il 6 luglio 1957 e Althea, classe 1927, nata negli Usa, in Carolina del Sud, riuscì a battere in finale Darlene Hard per 6-3, 6-2, aggiudicandosi il prestigioso torneo di tennis inglese. A premiarla fu la Regina Elisabetta in persona.  Una vittoria che la catapultò nell'Olimpo del tennis e che rappresentò un riscatto per gli afroamericani. "Per arrivare a stringere la mano alla Regina d'Inghilterra la strada è stata lunga per chi è stata costretta a sedersi nella zona per i neri sull'autobus che porta nel centro di Wilmington, nella Carolina del Nord", ebbe a dire la Gibson dopo il trionfo.  Trionfo che non fu l'unico in carriera: la Gibson si aggiudicò Wimbledon anche nel 1958, dopo aver vinto il Roland Garros nel 1956 e due Us Open, sempre nel biennio d'oro 1957-58. (Unioneonline/l.f.)
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#AccaddeOggi: 6 luglio 1957, l'impresa di Althea Gibson a Wimbledon

La tennista Usa fu la prima donna di colore a vincere il prestigioso torneo inglese

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