Cronaca Italia

E' il 3 ottobre 2001 quando a Villanova Strisaili Rosanna Fiori, nipote dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga e manager della Barbagia Flores, viene uccisa con due fucilate. La donna, 54 anni, titolare dell'azienda florovivaistica, è vittima di un agguato avvenuto la mattina del 3 ottobre. Protagonista in passato di scontri con i dipendenti, sindacalisti e amministratori legati alla sua attività, viene freddata non appena mette piede nell'auto parcheggiata davanti a casa. Il suo corpo viene trovato riverso sul volante dell’auto. Presunti mandanti ed esecutori sono stati assolti perché "il fatto non sussiste" sia in primo che in secondo grado. La Cassazione ha poi definitivamente chiuso il caso nonostante i tentativi di ottenere giustizia del marito della vittima, l’imprenditore veneto Stefano Wallner, e dei loro tre figli. (Unioneonline/D)
E' il 3 ottobre 2001 quando a Villanova Strisaili Rosanna Fiori, nipote dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga e manager della Barbagia Flores, viene uccisa con due fucilate. La donna, 54 anni, titolare dell'azienda florovivaistica, è vittima di un agguato avvenuto la mattina del 3 ottobre. Protagonista in passato di scontri con i dipendenti, sindacalisti e amministratori legati alla sua attività, viene freddata non appena mette piede nell'auto parcheggiata davanti a casa. Il suo corpo viene trovato riverso sul volante dell’auto. Presunti mandanti ed esecutori sono stati assolti perché "il fatto non sussiste" sia in primo che in secondo grado. La Cassazione ha poi definitivamente chiuso il caso nonostante i tentativi di ottenere giustizia del marito della vittima, l’imprenditore veneto Stefano Wallner, e dei loro tre figli. (Unioneonline/D)
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#AccaddeOggi: 3 ottobre 2001, a Villanova Strisaili il delitto Fiori

La donna, 54 anni, vittima di un agguato rimasto senza colpevoli

(Unioneonline/D)
(Unioneonline/D)
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#AccaddeOggi: 2 ottobre, tanti auguri a Romina Power

Cantante, attrice e conduttrice, compie oggi 71 anni

epa06239296 A National Police member struggles with a demonstrator who gathered in favor of the right to decide in Catalonia held at the Puerta Sol in Madrid, Spain, 1 October 2107. Spanish National Police officers and Civil guards have been deployed to prevent the people from entering to the polling centers to vote in the Catalan independence referendum, that has been banned by the Spanish Constitutional Court, but many people have managed to do it. The police action has provoked clashes between pro-independence people and the police forces in some polling stations. EPA/Luca Piergiovanni EPA/Luca Piergiovanni
epa06239296 A National Police member struggles with a demonstrator who gathered in favor of the right to decide in Catalonia held at the Puerta Sol in Madrid, Spain, 1 October 2107. Spanish National Police officers and Civil guards have been deployed to prevent the people from entering to the polling centers to vote in the Catalan independence referendum, that has been banned by the Spanish Constitutional Court, but many people have managed to do it. The police action has provoked clashes between pro-independence people and the police forces in some polling stations. EPA/Luca Piergiovanni EPA/Luca Piergiovanni
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#AccaddeOggi: primo ottobre 2017, il referendum sull'indipendenza della Catalogna

Una giornata da incubo con centinaia di feriti

Italian actress Monica Bellucci arrives for a screening of 'Irreversible-Inversion Integrale' during the 76th annual Venice International Film Festival, in Venice, Italy, 31 August 2019. The movie is presented out of competition at the festival running from 28 August to 07 September. ANSA/ETTORE FERRARI
Italian actress Monica Bellucci arrives for a screening of 'Irreversible-Inversion Integrale' during the 76th annual Venice International Film Festival, in Venice, Italy, 31 August 2019. The movie is presented out of competition at the festival running from 28 August to 07 September. ANSA/ETTORE FERRARI
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#AccaddeOggi: 30 settembre, buon compleanno a Monica Bellucci

L'attrice, nata a Città di Castello il 30 settembre 1964, compie 58 anni

Silvio Berlusconi esce da Villa Grande dove si e' tenuto il vertice di centrodestra, Roma, 28 ottobre 2021. ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Silvio Berlusconi esce da Villa Grande dove si e' tenuto il vertice di centrodestra, Roma, 28 ottobre 2021. ANSA/MASSIMO PERCOSSI
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#AccaddeOggi: 29 settembre, Silvio Berlusconi compie 86 anni

Il leader di Forza Italia, decano della politica italiana, è nato a Milano il 29 settembre 1936

FOTO D'ARCHIVIO DELL'ATTRICE FRANCESE BRIGITTE BARDOT, CHE HA PROTESTATO CONTRO LA CONTANNA PER RAZZISMO INFLITTAGLI DA UN TRIBUNALE FRANCESE PER UN SUO ARTICOLO IN CUI CONDANNAVA LO SGOZZAMENTO DEGLI AGNELLI PRATICATO DAI MUSULMANI IN OCCASIONE DI FESTIVITA' RELIGIOSE.
FOTO D'ARCHIVIO DELL'ATTRICE FRANCESE BRIGITTE BARDOT, CHE HA PROTESTATO CONTRO LA CONTANNA PER RAZZISMO INFLITTAGLI DA UN TRIBUNALE FRANCESE PER UN SUO ARTICOLO IN CUI CONDANNAVA LO SGOZZAMENTO DEGLI AGNELLI PRATICATO DAI MUSULMANI IN OCCASIONE DI FESTIVITA' RELIGIOSE.
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#AccaddeOggi: 28 settembre, tanti auguri a Brigitte Bardot

L'attrice francese compie 88 anni

epa07921481 US actress Gwyneth Paltrow poses on the red carpet during the 26th Annual ELLE Women in Hollywood Celebration, Beverly Hills, California, USA, 14 October 2019. EPA/ETIENNE LAURENT
epa07921481 US actress Gwyneth Paltrow poses on the red carpet during the 26th Annual ELLE Women in Hollywood Celebration, Beverly Hills, California, USA, 14 October 2019. EPA/ETIENNE LAURENT
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#AccaddeOggi: 27 settembre, Gwyneth Paltrow compie 50 anni

L'attrice è nata nel 1972 a Los Angeles

Italo Calvino
Italo Calvino
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#AccaddeOggi: 19 settembre 1985, muore Italo Calvino

Il grande scrittore aveva 61 anni

Laura Barriales durante la prima puntata di Mezzogiorno in famiglia nella sede RAI di via Teulada a Roma, oggi 17 settembre 2011. ANA/CLAUDIO PERI
Laura Barriales durante la prima puntata di Mezzogiorno in famiglia nella sede RAI di via Teulada a Roma, oggi 17 settembre 2011. ANA/CLAUDIO PERI
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#AccaddeOggi: 18 settembre, tanti auguri a Laura Barriales

La showgirl e modella spagnola compie 40 anni

Italian actress Caterina Murino on the red carpet for the movie ''Enzo Mirigliani - Storia di un ragazzo calabrese'' at the seventh annual Rome Film Festival, in Rome, Italy, 16 November 2012. ANSA/CLAUDIO PERI
Italian actress Caterina Murino on the red carpet for the movie ''Enzo Mirigliani - Storia di un ragazzo calabrese'' at the seventh annual Rome Film Festival, in Rome, Italy, 16 November 2012. ANSA/CLAUDIO PERI
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#AccaddeOggi: 15 settembre, auguri a Caterina Murino

L'attrice sarda compie oggi 45 anni

Astana's rider Fabio Aru from Italy kisses the trophy after winning the Spanish La Vuelta cycling tour that finished in Madrid, Spain, Sunday Sept. 13, 2015. (ANSA/AP Photo/Francisco Seco)
Astana's rider Fabio Aru from Italy kisses the trophy after winning the Spanish La Vuelta cycling tour that finished in Madrid, Spain, Sunday Sept. 13, 2015. (ANSA/AP Photo/Francisco Seco)
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#AccaddeOggi: 7 anni fa il trionfo di Aru alla Vuelta di Spagna

La storica impresa del ciclista di Villacidro 

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#AccaddeOggi: 13 settembre 1982, il tragico incidente di Grace Kelly

Quarant'anni fa il terribile schianto costato la vita all'attrice, principessa di Monaco

FILE - In this Sept. 5, 1972, file photo, a Palestinian gunman looks from an apartment in which were seized members of the Israeli Olympic Team at their quarters at the Munich Olympic Village. (ANSA/AP Photo/Kurt Strumpf, File)
FILE - In this Sept. 5, 1972, file photo, a Palestinian gunman looks from an apartment in which were seized members of the Israeli Olympic Team at their quarters at the Munich Olympic Village. (ANSA/AP Photo/Kurt Strumpf, File)
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#AccaddeOggi: 5 settembre 1972, 50 anni fa il massacro di Monaco

Un'azione dei terroristi palestinesi alle Olimpiadi si conclude con un bagno di sangue

Italian TV host Amadeus attends the Raiuno Italian TV program “Porta a porta” conducted by Italian journalist Bruno Vespa in Rome, Italy, 09 February 2022. ANSA/ANGELO CARCONI
Italian TV host Amadeus attends the Raiuno Italian TV program “Porta a porta” conducted by Italian journalist Bruno Vespa in Rome, Italy, 09 February 2022. ANSA/ANGELO CARCONI
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#AccaddeOggi: 4 settembre, Amadeus compie 60 anni

Il presentatore e re di Sanremo è nato nel 1962 a Ravenna

Un uomo delle istituzioni viene colpito quando "è diventato troppo pericoloso, ma si può uccidere perché è isolato".   Nell'ultima intervista a Giorgio Bocca il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva descritto così la sua condizione: assediato dalla mafia, circondato da ostilità diffuse, lasciato senza i poteri che aveva reclamato quando era stato mandato a Palermo dopo i successi contro il terrorismo dove sarebbe stato ucciso da un commando mafioso con la moglie e l'agente di scorta il 3 settembre di 40 anni fa.  La sua sfida alla mafia, cominciata a Corleone come giovane ufficiale dei carabinieri e proseguita a Palermo tra gli anni Sessanta e Settanta, era ripresa il 30 aprile 1982. Era stato appena ucciso Pio La Torre e Dalla Chiesa aveva dovuto affrettare i tempi per assumere di corsa l'incarico di superprefetto. Con il governo era stato chiaro: veniva per indagare anche sulla "famiglia politica più inquinata dell'isola", con un riferimento al gruppo andreottiano siciliano. Il suo progetto era quello di colpire la struttura militare di Cosa nostra e di spezzare il sistema di collusioni tra mafia e politica. Quei poteri reclamati e promessi non gli erano stati ancora conferiti quando venne ucciso - era il 3 settembre 1982 - con la moglie Emmanuela Setti Carraro e il suo collaboratore Domenico Russo. Sin dall'annuncio della nomina Cosa nostra preparava la sua offensiva. "Quando ho sentito alla televisione che era stato promosso prefetto per distruggere la mafia ho detto: prepariamoci, mettiamo tutti i ferramenti a posto, tutte le cose pronte per dargli il benvenuto: qua gli facciamo il culo a cappello di prete", raccontava Totò Riina al capomafia pugliese Alberto Lorusso in una conversazione intercettata in carcere. A sparare era stato un gruppo di fuoco di Cosa nostra ma c'era una "causale non direttamente ascrivibile alla mafia". Di questo era convinto Pietro Grasso quando, da procuratore nazionale antimafia, si chiese se si potesse affermare che "tutta la verità è stata accertata, che tutte le responsabilità sono state scoperte". Quella domanda resta ancora aperta 40 anni dopo la strage, sottolineano i giudici della corte d'assise: "Si può, senz'altro, convenire con chi sostiene che persistano ampie zone d'ombra, concernenti sia le modalità con le quali il generale è stato mandato in Sicilia a fronteggiare il fenomeno mafioso, sia la coesistenza di specifici interessi, all'interno delle stesse istituzioni, all'eliminazione del pericolo costituito dalla determinazione e dalla capacità del generale''.     Così si legge nella sentenza che ha condannato all'ergastolo con la cupola Raffaele Ganci, Giuseppe Lucchese, Vincenzo Galatolo e Nino Madonia.     L'unica cosa certa l'ha scritta una mano anonima nel luogo dell'attentato: "Qui è morta la speranza dei palermitani onesti". Allo sgomento della città fece eco l'anatema del cardinale Salvatore Pappalardo: "Mentre a Roma si discute Sagunto viene espugnata". Sagunto, cioè Palermo, era stata messa a ferro e fuoco da un sistema criminale che Dalla Chiesa aveva subito svelato con un rapporto contro 162 boss: il nucleo originario del maxiprocesso a Cosa nostra. Sul fronte delle collusioni le iniziative del generale, hanno scritto ancora i giudici, erano un "campanello d'allarme per chi traeva impunemente quanto illecitamente vantaggio dai rapporti tra la mafia e la politica, soprattutto nel mondo degli appalti".     In quei cento giorni Dalla Chiesa ricevette segnali terrificanti. Il primo a giugno con la strage della circonvallazione: furono uccisi il boss Alfio Ferlito, l'autista del furgone che lo stava trasferendo da un carcere all'altro, tre carabinieri della scorta. Un mese dopo venne compiuta tra Bagheria e Altavilla Milicia, il famigerato "triangolo della morte", una mattanza culminata con un duplice omicidio: i cadaveri vennero caricati su un'auto lasciata davanti a una caserma dei carabinieri. Era l'ultimo atto della sfida.     "L'operazione Dalla Chiesa è conclusa", fu la rivendicazione mandata al giornale L'Ora. Non era, per la verità, ancora conclusa se subito dopo toccò proprio al generale.     La '"coesistenza" di interessi, di cui parla la sentenza, incombe su uno dei tanti misteriosi episodi con cui Dalla Chiesa faceva i conti. La sera del delitto qualcuno andò a cercare nella residenza del prefetto lenzuoli per coprire i cadaveri. Ma allargò lo sguardo verso la cassaforte dove il generale teneva documenti scottanti, tra cui un dossier sul caso Moro. Quando la cassaforte fu aperta era vuota. (Unioneonline/D)
Un uomo delle istituzioni viene colpito quando "è diventato troppo pericoloso, ma si può uccidere perché è isolato".   Nell'ultima intervista a Giorgio Bocca il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva descritto così la sua condizione: assediato dalla mafia, circondato da ostilità diffuse, lasciato senza i poteri che aveva reclamato quando era stato mandato a Palermo dopo i successi contro il terrorismo dove sarebbe stato ucciso da un commando mafioso con la moglie e l'agente di scorta il 3 settembre di 40 anni fa.  La sua sfida alla mafia, cominciata a Corleone come giovane ufficiale dei carabinieri e proseguita a Palermo tra gli anni Sessanta e Settanta, era ripresa il 30 aprile 1982. Era stato appena ucciso Pio La Torre e Dalla Chiesa aveva dovuto affrettare i tempi per assumere di corsa l'incarico di superprefetto. Con il governo era stato chiaro: veniva per indagare anche sulla "famiglia politica più inquinata dell'isola", con un riferimento al gruppo andreottiano siciliano. Il suo progetto era quello di colpire la struttura militare di Cosa nostra e di spezzare il sistema di collusioni tra mafia e politica. Quei poteri reclamati e promessi non gli erano stati ancora conferiti quando venne ucciso - era il 3 settembre 1982 - con la moglie Emmanuela Setti Carraro e il suo collaboratore Domenico Russo. Sin dall'annuncio della nomina Cosa nostra preparava la sua offensiva. "Quando ho sentito alla televisione che era stato promosso prefetto per distruggere la mafia ho detto: prepariamoci, mettiamo tutti i ferramenti a posto, tutte le cose pronte per dargli il benvenuto: qua gli facciamo il culo a cappello di prete", raccontava Totò Riina al capomafia pugliese Alberto Lorusso in una conversazione intercettata in carcere. A sparare era stato un gruppo di fuoco di Cosa nostra ma c'era una "causale non direttamente ascrivibile alla mafia". Di questo era convinto Pietro Grasso quando, da procuratore nazionale antimafia, si chiese se si potesse affermare che "tutta la verità è stata accertata, che tutte le responsabilità sono state scoperte". Quella domanda resta ancora aperta 40 anni dopo la strage, sottolineano i giudici della corte d'assise: "Si può, senz'altro, convenire con chi sostiene che persistano ampie zone d'ombra, concernenti sia le modalità con le quali il generale è stato mandato in Sicilia a fronteggiare il fenomeno mafioso, sia la coesistenza di specifici interessi, all'interno delle stesse istituzioni, all'eliminazione del pericolo costituito dalla determinazione e dalla capacità del generale''.     Così si legge nella sentenza che ha condannato all'ergastolo con la cupola Raffaele Ganci, Giuseppe Lucchese, Vincenzo Galatolo e Nino Madonia.     L'unica cosa certa l'ha scritta una mano anonima nel luogo dell'attentato: "Qui è morta la speranza dei palermitani onesti". Allo sgomento della città fece eco l'anatema del cardinale Salvatore Pappalardo: "Mentre a Roma si discute Sagunto viene espugnata". Sagunto, cioè Palermo, era stata messa a ferro e fuoco da un sistema criminale che Dalla Chiesa aveva subito svelato con un rapporto contro 162 boss: il nucleo originario del maxiprocesso a Cosa nostra. Sul fronte delle collusioni le iniziative del generale, hanno scritto ancora i giudici, erano un "campanello d'allarme per chi traeva impunemente quanto illecitamente vantaggio dai rapporti tra la mafia e la politica, soprattutto nel mondo degli appalti".     In quei cento giorni Dalla Chiesa ricevette segnali terrificanti. Il primo a giugno con la strage della circonvallazione: furono uccisi il boss Alfio Ferlito, l'autista del furgone che lo stava trasferendo da un carcere all'altro, tre carabinieri della scorta. Un mese dopo venne compiuta tra Bagheria e Altavilla Milicia, il famigerato "triangolo della morte", una mattanza culminata con un duplice omicidio: i cadaveri vennero caricati su un'auto lasciata davanti a una caserma dei carabinieri. Era l'ultimo atto della sfida.     "L'operazione Dalla Chiesa è conclusa", fu la rivendicazione mandata al giornale L'Ora. Non era, per la verità, ancora conclusa se subito dopo toccò proprio al generale.     La '"coesistenza" di interessi, di cui parla la sentenza, incombe su uno dei tanti misteriosi episodi con cui Dalla Chiesa faceva i conti. La sera del delitto qualcuno andò a cercare nella residenza del prefetto lenzuoli per coprire i cadaveri. Ma allargò lo sguardo verso la cassaforte dove il generale teneva documenti scottanti, tra cui un dossier sul caso Moro. Quando la cassaforte fu aperta era vuota. (Unioneonline/D)
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#AccaddeOggi: 3 settembre 1982, 40 anni fa l'attentato a Dalla Chiesa

Il generale e prefetto di Palermo muore ucciso dalla mafia