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Italo Calvino
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#AccaddeOggi: 19 settembre 1985, muore Italo Calvino

Il grande scrittore aveva 61 anni

Laura Barriales durante la prima puntata di Mezzogiorno in famiglia nella sede RAI di via Teulada a Roma, oggi 17 settembre 2011. ANA/CLAUDIO PERI
Laura Barriales durante la prima puntata di Mezzogiorno in famiglia nella sede RAI di via Teulada a Roma, oggi 17 settembre 2011. ANA/CLAUDIO PERI
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#AccaddeOggi: 18 settembre, tanti auguri a Laura Barriales

La showgirl e modella spagnola compie 40 anni

epa09976987 (L-R) Olivia DeJonge, Austin Butler, Baz Luhrmann, and Tom Hanks attend the photocall for 'Elvis' during the 75th annual Cannes Film Festival, in Cannes, France, 26 May 2022. The festival runs from 17 to 28 May. EPA/GUILLAUME HORCAJUELO
epa09976987 (L-R) Olivia DeJonge, Austin Butler, Baz Luhrmann, and Tom Hanks attend the photocall for 'Elvis' during the 75th annual Cannes Film Festival, in Cannes, France, 26 May 2022. The festival runs from 17 to 28 May. EPA/GUILLAUME HORCAJUELO
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#AccaddeOggi: tanti auguri a Baz Luhrmann

Il regista australiano compie oggi 60 anni

Italian actress Caterina Murino on the red carpet for the movie ''Enzo Mirigliani - Storia di un ragazzo calabrese'' at the seventh annual Rome Film Festival, in Rome, Italy, 16 November 2012. ANSA/CLAUDIO PERI
Italian actress Caterina Murino on the red carpet for the movie ''Enzo Mirigliani - Storia di un ragazzo calabrese'' at the seventh annual Rome Film Festival, in Rome, Italy, 16 November 2012. ANSA/CLAUDIO PERI
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#AccaddeOggi: 15 settembre, auguri a Caterina Murino

L'attrice sarda compie oggi 45 anni

Astana's rider Fabio Aru from Italy kisses the trophy after winning the Spanish La Vuelta cycling tour that finished in Madrid, Spain, Sunday Sept. 13, 2015. (ANSA/AP Photo/Francisco Seco)
Astana's rider Fabio Aru from Italy kisses the trophy after winning the Spanish La Vuelta cycling tour that finished in Madrid, Spain, Sunday Sept. 13, 2015. (ANSA/AP Photo/Francisco Seco)
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#AccaddeOggi: 7 anni fa il trionfo di Aru alla Vuelta di Spagna

La storica impresa del ciclista di Villacidro 

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#AccaddeOggi: 13 settembre 1982, il tragico incidente di Grace Kelly

Quarant'anni fa il terribile schianto costato la vita all'attrice, principessa di Monaco

FILE - In this Sept. 5, 1972, file photo, a Palestinian gunman looks from an apartment in which were seized members of the Israeli Olympic Team at their quarters at the Munich Olympic Village. (ANSA/AP Photo/Kurt Strumpf, File)
FILE - In this Sept. 5, 1972, file photo, a Palestinian gunman looks from an apartment in which were seized members of the Israeli Olympic Team at their quarters at the Munich Olympic Village. (ANSA/AP Photo/Kurt Strumpf, File)
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#AccaddeOggi: 5 settembre 1972, 50 anni fa il massacro di Monaco

Un'azione dei terroristi palestinesi alle Olimpiadi si conclude con un bagno di sangue

Italian TV host Amadeus attends the Raiuno Italian TV program “Porta a porta” conducted by Italian journalist Bruno Vespa in Rome, Italy, 09 February 2022. ANSA/ANGELO CARCONI
Italian TV host Amadeus attends the Raiuno Italian TV program “Porta a porta” conducted by Italian journalist Bruno Vespa in Rome, Italy, 09 February 2022. ANSA/ANGELO CARCONI
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#AccaddeOggi: 4 settembre, Amadeus compie 60 anni

Il presentatore e re di Sanremo è nato nel 1962 a Ravenna

Un uomo delle istituzioni viene colpito quando "è diventato troppo pericoloso, ma si può uccidere perché è isolato".   Nell'ultima intervista a Giorgio Bocca il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva descritto così la sua condizione: assediato dalla mafia, circondato da ostilità diffuse, lasciato senza i poteri che aveva reclamato quando era stato mandato a Palermo dopo i successi contro il terrorismo dove sarebbe stato ucciso da un commando mafioso con la moglie e l'agente di scorta il 3 settembre di 40 anni fa.  La sua sfida alla mafia, cominciata a Corleone come giovane ufficiale dei carabinieri e proseguita a Palermo tra gli anni Sessanta e Settanta, era ripresa il 30 aprile 1982. Era stato appena ucciso Pio La Torre e Dalla Chiesa aveva dovuto affrettare i tempi per assumere di corsa l'incarico di superprefetto. Con il governo era stato chiaro: veniva per indagare anche sulla "famiglia politica più inquinata dell'isola", con un riferimento al gruppo andreottiano siciliano. Il suo progetto era quello di colpire la struttura militare di Cosa nostra e di spezzare il sistema di collusioni tra mafia e politica. Quei poteri reclamati e promessi non gli erano stati ancora conferiti quando venne ucciso - era il 3 settembre 1982 - con la moglie Emmanuela Setti Carraro e il suo collaboratore Domenico Russo. Sin dall'annuncio della nomina Cosa nostra preparava la sua offensiva. "Quando ho sentito alla televisione che era stato promosso prefetto per distruggere la mafia ho detto: prepariamoci, mettiamo tutti i ferramenti a posto, tutte le cose pronte per dargli il benvenuto: qua gli facciamo il culo a cappello di prete", raccontava Totò Riina al capomafia pugliese Alberto Lorusso in una conversazione intercettata in carcere. A sparare era stato un gruppo di fuoco di Cosa nostra ma c'era una "causale non direttamente ascrivibile alla mafia". Di questo era convinto Pietro Grasso quando, da procuratore nazionale antimafia, si chiese se si potesse affermare che "tutta la verità è stata accertata, che tutte le responsabilità sono state scoperte". Quella domanda resta ancora aperta 40 anni dopo la strage, sottolineano i giudici della corte d'assise: "Si può, senz'altro, convenire con chi sostiene che persistano ampie zone d'ombra, concernenti sia le modalità con le quali il generale è stato mandato in Sicilia a fronteggiare il fenomeno mafioso, sia la coesistenza di specifici interessi, all'interno delle stesse istituzioni, all'eliminazione del pericolo costituito dalla determinazione e dalla capacità del generale''.     Così si legge nella sentenza che ha condannato all'ergastolo con la cupola Raffaele Ganci, Giuseppe Lucchese, Vincenzo Galatolo e Nino Madonia.     L'unica cosa certa l'ha scritta una mano anonima nel luogo dell'attentato: "Qui è morta la speranza dei palermitani onesti". Allo sgomento della città fece eco l'anatema del cardinale Salvatore Pappalardo: "Mentre a Roma si discute Sagunto viene espugnata". Sagunto, cioè Palermo, era stata messa a ferro e fuoco da un sistema criminale che Dalla Chiesa aveva subito svelato con un rapporto contro 162 boss: il nucleo originario del maxiprocesso a Cosa nostra. Sul fronte delle collusioni le iniziative del generale, hanno scritto ancora i giudici, erano un "campanello d'allarme per chi traeva impunemente quanto illecitamente vantaggio dai rapporti tra la mafia e la politica, soprattutto nel mondo degli appalti".     In quei cento giorni Dalla Chiesa ricevette segnali terrificanti. Il primo a giugno con la strage della circonvallazione: furono uccisi il boss Alfio Ferlito, l'autista del furgone che lo stava trasferendo da un carcere all'altro, tre carabinieri della scorta. Un mese dopo venne compiuta tra Bagheria e Altavilla Milicia, il famigerato "triangolo della morte", una mattanza culminata con un duplice omicidio: i cadaveri vennero caricati su un'auto lasciata davanti a una caserma dei carabinieri. Era l'ultimo atto della sfida.     "L'operazione Dalla Chiesa è conclusa", fu la rivendicazione mandata al giornale L'Ora. Non era, per la verità, ancora conclusa se subito dopo toccò proprio al generale.     La '"coesistenza" di interessi, di cui parla la sentenza, incombe su uno dei tanti misteriosi episodi con cui Dalla Chiesa faceva i conti. La sera del delitto qualcuno andò a cercare nella residenza del prefetto lenzuoli per coprire i cadaveri. Ma allargò lo sguardo verso la cassaforte dove il generale teneva documenti scottanti, tra cui un dossier sul caso Moro. Quando la cassaforte fu aperta era vuota. (Unioneonline/D)
Un uomo delle istituzioni viene colpito quando "è diventato troppo pericoloso, ma si può uccidere perché è isolato".   Nell'ultima intervista a Giorgio Bocca il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva descritto così la sua condizione: assediato dalla mafia, circondato da ostilità diffuse, lasciato senza i poteri che aveva reclamato quando era stato mandato a Palermo dopo i successi contro il terrorismo dove sarebbe stato ucciso da un commando mafioso con la moglie e l'agente di scorta il 3 settembre di 40 anni fa.  La sua sfida alla mafia, cominciata a Corleone come giovane ufficiale dei carabinieri e proseguita a Palermo tra gli anni Sessanta e Settanta, era ripresa il 30 aprile 1982. Era stato appena ucciso Pio La Torre e Dalla Chiesa aveva dovuto affrettare i tempi per assumere di corsa l'incarico di superprefetto. Con il governo era stato chiaro: veniva per indagare anche sulla "famiglia politica più inquinata dell'isola", con un riferimento al gruppo andreottiano siciliano. Il suo progetto era quello di colpire la struttura militare di Cosa nostra e di spezzare il sistema di collusioni tra mafia e politica. Quei poteri reclamati e promessi non gli erano stati ancora conferiti quando venne ucciso - era il 3 settembre 1982 - con la moglie Emmanuela Setti Carraro e il suo collaboratore Domenico Russo. Sin dall'annuncio della nomina Cosa nostra preparava la sua offensiva. "Quando ho sentito alla televisione che era stato promosso prefetto per distruggere la mafia ho detto: prepariamoci, mettiamo tutti i ferramenti a posto, tutte le cose pronte per dargli il benvenuto: qua gli facciamo il culo a cappello di prete", raccontava Totò Riina al capomafia pugliese Alberto Lorusso in una conversazione intercettata in carcere. A sparare era stato un gruppo di fuoco di Cosa nostra ma c'era una "causale non direttamente ascrivibile alla mafia". Di questo era convinto Pietro Grasso quando, da procuratore nazionale antimafia, si chiese se si potesse affermare che "tutta la verità è stata accertata, che tutte le responsabilità sono state scoperte". Quella domanda resta ancora aperta 40 anni dopo la strage, sottolineano i giudici della corte d'assise: "Si può, senz'altro, convenire con chi sostiene che persistano ampie zone d'ombra, concernenti sia le modalità con le quali il generale è stato mandato in Sicilia a fronteggiare il fenomeno mafioso, sia la coesistenza di specifici interessi, all'interno delle stesse istituzioni, all'eliminazione del pericolo costituito dalla determinazione e dalla capacità del generale''.     Così si legge nella sentenza che ha condannato all'ergastolo con la cupola Raffaele Ganci, Giuseppe Lucchese, Vincenzo Galatolo e Nino Madonia.     L'unica cosa certa l'ha scritta una mano anonima nel luogo dell'attentato: "Qui è morta la speranza dei palermitani onesti". Allo sgomento della città fece eco l'anatema del cardinale Salvatore Pappalardo: "Mentre a Roma si discute Sagunto viene espugnata". Sagunto, cioè Palermo, era stata messa a ferro e fuoco da un sistema criminale che Dalla Chiesa aveva subito svelato con un rapporto contro 162 boss: il nucleo originario del maxiprocesso a Cosa nostra. Sul fronte delle collusioni le iniziative del generale, hanno scritto ancora i giudici, erano un "campanello d'allarme per chi traeva impunemente quanto illecitamente vantaggio dai rapporti tra la mafia e la politica, soprattutto nel mondo degli appalti".     In quei cento giorni Dalla Chiesa ricevette segnali terrificanti. Il primo a giugno con la strage della circonvallazione: furono uccisi il boss Alfio Ferlito, l'autista del furgone che lo stava trasferendo da un carcere all'altro, tre carabinieri della scorta. Un mese dopo venne compiuta tra Bagheria e Altavilla Milicia, il famigerato "triangolo della morte", una mattanza culminata con un duplice omicidio: i cadaveri vennero caricati su un'auto lasciata davanti a una caserma dei carabinieri. Era l'ultimo atto della sfida.     "L'operazione Dalla Chiesa è conclusa", fu la rivendicazione mandata al giornale L'Ora. Non era, per la verità, ancora conclusa se subito dopo toccò proprio al generale.     La '"coesistenza" di interessi, di cui parla la sentenza, incombe su uno dei tanti misteriosi episodi con cui Dalla Chiesa faceva i conti. La sera del delitto qualcuno andò a cercare nella residenza del prefetto lenzuoli per coprire i cadaveri. Ma allargò lo sguardo verso la cassaforte dove il generale teneva documenti scottanti, tra cui un dossier sul caso Moro. Quando la cassaforte fu aperta era vuota. (Unioneonline/D)
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#AccaddeOggi: 3 settembre 1982, 40 anni fa l'attentato a Dalla Chiesa

Il generale e prefetto di Palermo muore ucciso dalla mafia

Wanna, la nuova docu-serie italiana di Netflix, prodotta da Fremantle Italia, debutta il 21 settembre in tutti i Paesi in cui il servizio e' attivo. Attraverso testimonianze e immagini di repertorio, la docu-serie in 4 episodi racconta un'epoca precisa del nostro Paese attraverso le vicende di quella che, per vent'anni, e' stata la televenditrice piu' famosa della TV italiana, Wanna Marchi, e sua figlia Stefania Nobile. 'Wanna' ripercorre il ventennio italiano, tra gli anni '80 e i primi anni 2000, caratterizzato da un grande cambiamento della TV generalista e dalla nascita delle prime televendite. È in questo contesto che si sviluppa la vicenda che vede come protagoniste Wanna e sua figlia Stefania. Dall'ascesa a titolo di regine incontrastate delle televendite alla caduta del loro impero e alla successiva vicenda giudiziaria. La docu-serie e' stata realizzata attraverso 22 testimonianze, circa 60 ore di interviste e immagini tratte da oltre 100 ore di materiali d'archivio per ricostruire gli eventi in modo fattuale e accurato. Per tutti gli anni '80 la sua immagine e i suoi prodotti impazzano, rendendola ricchissima e famosa, insieme al suo unico e vero braccio destro, la figlia Stefania. Le due passano dal successo alla clamorosa caduta di inizio anni '90, quando "l'impero Wanna Marchi" si sgretola e le scaraventa sul lastrico. Un disastro che scatena nelle due la voglia di riscatto. Dopo avere venduto l'illusione della forma fisica perfetta, passeranno a commercializzare l'unica cosa che nessuno aveva mai pensato di vendere: la fortuna. Creme dimagranti e antirughe lasciano cosi' il posto ad amuleti e numeri benedetti venduti insieme al Maestro di vita Do Nascimento. Questa strepitosa macchina da soldi si sarebbe poi rivelata essere altro: una truffa clamorosa, realizzata grazie a una complice insospettabile, la televisione. La docu-serie Wanna, di Alessandro Garramone, e' scritta dallo stesso Alessandro Garramone e Davide Bandiera, diretta da Nicola Prosatore e prodotta da Gabriele Immirzi per Fremantle Italia.  (Unioneonline/D)
Wanna, la nuova docu-serie italiana di Netflix, prodotta da Fremantle Italia, debutta il 21 settembre in tutti i Paesi in cui il servizio e' attivo. Attraverso testimonianze e immagini di repertorio, la docu-serie in 4 episodi racconta un'epoca precisa del nostro Paese attraverso le vicende di quella che, per vent'anni, e' stata la televenditrice piu' famosa della TV italiana, Wanna Marchi, e sua figlia Stefania Nobile. 'Wanna' ripercorre il ventennio italiano, tra gli anni '80 e i primi anni 2000, caratterizzato da un grande cambiamento della TV generalista e dalla nascita delle prime televendite. È in questo contesto che si sviluppa la vicenda che vede come protagoniste Wanna e sua figlia Stefania. Dall'ascesa a titolo di regine incontrastate delle televendite alla caduta del loro impero e alla successiva vicenda giudiziaria. La docu-serie e' stata realizzata attraverso 22 testimonianze, circa 60 ore di interviste e immagini tratte da oltre 100 ore di materiali d'archivio per ricostruire gli eventi in modo fattuale e accurato. Per tutti gli anni '80 la sua immagine e i suoi prodotti impazzano, rendendola ricchissima e famosa, insieme al suo unico e vero braccio destro, la figlia Stefania. Le due passano dal successo alla clamorosa caduta di inizio anni '90, quando "l'impero Wanna Marchi" si sgretola e le scaraventa sul lastrico. Un disastro che scatena nelle due la voglia di riscatto. Dopo avere venduto l'illusione della forma fisica perfetta, passeranno a commercializzare l'unica cosa che nessuno aveva mai pensato di vendere: la fortuna. Creme dimagranti e antirughe lasciano cosi' il posto ad amuleti e numeri benedetti venduti insieme al Maestro di vita Do Nascimento. Questa strepitosa macchina da soldi si sarebbe poi rivelata essere altro: una truffa clamorosa, realizzata grazie a una complice insospettabile, la televisione. La docu-serie Wanna, di Alessandro Garramone, e' scritta dallo stesso Alessandro Garramone e Davide Bandiera, diretta da Nicola Prosatore e prodotta da Gabriele Immirzi per Fremantle Italia.  (Unioneonline/D)
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#AccaddeOggi, 2 settembre: Wanna Marchi compie ottant'anni

La televenditrice più famosa della tv italiana, più volte condannata, è nata a Castel Guelfo di Bologna

Presentata la mostra "VITTORIO GASSMAN. Il centenario" all'Auditorium Parco della Musica di Roma, 08 aprile 2022. ANSA / Luciano Viti - Ufficio stampa +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++
Presentata la mostra "VITTORIO GASSMAN. Il centenario" all'Auditorium Parco della Musica di Roma, 08 aprile 2022. ANSA / Luciano Viti - Ufficio stampa +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++
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#AccaddeOggi, 1 settembre 1922: cent'anni fa nasceva Vittorio Gassman

Il centenario della nascita di uno dei più grandi attori italiani

Un'icona appena sbiadita dall'oblio, ma non dimenticata; anzi, canonizzata post mortem nella memoria di schiere di ammiratori, dopo esser stata in vita segno di contraddizione quasi letale per la monarchia britannica. Il Regno Unito e il mondo ricordano dietro un velo di nostalgia, e di emozioni placate dal tempo, Lady D, al secolo Diana Spencer, a 25 anni esatti dallo schianto del tunnel dell'Alma. L'incidente che il 31 agosto1997 mise fine a Parigi, nello sbigottimento di miliardi di spettatori, a una breve quanto turbinosa esistenza: quella della 'principessa del popolo', stella spentasi a 36 anni al culmine di una tragica fuga dai paparazzi assieme a Dodi al-Fayed, sua ultima, scandalosa fiamma. Consorte infelice del principe Carlo, eterno erede al trono ancora in attesa a 73 anni suonati di raccogliere lo scettro da sua madre Elisabetta, Diana chiuse in quella notte di fine estate i conti con un destino scintillante eppure triste. Un destino che - bella, timida e sorridente - l'aveva proiettata agli onori delle cronache appena ventenne, sull'onda del matrimonio da fiaba del 1981 con il principe di Galles. Ma che - fra copertine glamour e tormenti sotterranei, popolarità globale e depressione nascosta - sarebbe sfociata troppo presto nell'epilogo fatale. Dopo la nascita del primogenito William, secondo nella linea di successione del casato, e del cadetto Harry, suo quasi clone ribelle; la denuncia pubblica dagli schermi della Bbc (senza precedenti in casa Windsor) del tradimento di Carlo con Camilla Parker Bowles; l'ammissione delle proprie stesse infedeltà; e infine il devastante annuncio del divorzio reale del secolo, punito da Sua Maestà con un'umiliante revoca dei titoli. Ne sarebbe derivata una bufera tale da scuotere l'istituzione monarchica come mai prima, o dopo, durante l'intero arco del regno elisabettiano giunto in questo 2022 al settantennale del Giubileo di Platino. Terremoto destinato a toccare il clou proprio con i contraccolpi della folle corsa di Parigi. Furono le settimane in cui la corona, e persino lo straordinario consenso verso Elisabetta II, parvero traballare paurosamente sotto il segno di un distacco dal comune sentire popolare e di una freddezza imputata da tanti alla matriarca: riconosciuti a posteriori alla stregua di "errori" gravi da storici di corte come Ed Owens. Crisi che la regina, consigliata controvoglia dall'allora premier Tony Blair, seppe peraltro far rientrare con un bagno di umiltà ai margini del colossale funerale di popolo accordato a Londra alla principessa degradata. Tanto che oggi, a un quarto di secolo di distanza, il ricordo di colei che da defunta i tabloid non esitarono a proclamare "regina di cuori" della gente comune, può dirsi improntato a un'atmosfera largamente pacificata e condivisa. Un clima ben rappresentato dalla statua che i figli William e Harry hanno voluto far innalzare nel cuore di Kensington Garden e offrire all'omaggio collettivo fin dal luglio 2021: nel giorno nel quale Diana Spencer - figlia dell'alta aristocrazia inglese capace di suggerire sentimenti istintivi di empatia a vasti strati popolari con i suoi gesti e le sue fragilità, le campagne contro le mine e gli abbracci ai malati d'Aids, l'immagine glamour da giovane donna privilegiata unita al rifiuto di convenzioni e ipocrisie - avrebbe dovuto compiere 60 anni. Se fosse vissuta. Intanto, sullo sfondo, una serie tv di enorme successo planetario come The Crown, prodotta da Netflix, suggerisce all'isola e al mondo un racconto della sua avventura in chiave simpatetica. Mentre la Royal Family - sebbene alle prese con nuove fibrillazioni, dallo scandalo sessuale del principe Andrea allo strappo americano di Harry e di sua moglie Meghan Markle, che a Lady D parrebbe in parte volersi ispirare - ha ritrovato una sua stabilità: segnata dal colossale patrimonio di rispetto restituito alla 96enne Elisabetta, come pure da un ridimensionamento delle perplessità sull'adeguatezza di Carlo alla successione e dall'accettazione (senza paragoni possibili) di Camilla in veste di futura regina consorte. Oltre che da un atteggiamento più moderno e meno passivo della corte dinanzi a polemiche o a passi falsi da cui nessuno, reale o meno, può più pretendersi immune. (Unioneonline/D)
Un'icona appena sbiadita dall'oblio, ma non dimenticata; anzi, canonizzata post mortem nella memoria di schiere di ammiratori, dopo esser stata in vita segno di contraddizione quasi letale per la monarchia britannica. Il Regno Unito e il mondo ricordano dietro un velo di nostalgia, e di emozioni placate dal tempo, Lady D, al secolo Diana Spencer, a 25 anni esatti dallo schianto del tunnel dell'Alma. L'incidente che il 31 agosto1997 mise fine a Parigi, nello sbigottimento di miliardi di spettatori, a una breve quanto turbinosa esistenza: quella della 'principessa del popolo', stella spentasi a 36 anni al culmine di una tragica fuga dai paparazzi assieme a Dodi al-Fayed, sua ultima, scandalosa fiamma. Consorte infelice del principe Carlo, eterno erede al trono ancora in attesa a 73 anni suonati di raccogliere lo scettro da sua madre Elisabetta, Diana chiuse in quella notte di fine estate i conti con un destino scintillante eppure triste. Un destino che - bella, timida e sorridente - l'aveva proiettata agli onori delle cronache appena ventenne, sull'onda del matrimonio da fiaba del 1981 con il principe di Galles. Ma che - fra copertine glamour e tormenti sotterranei, popolarità globale e depressione nascosta - sarebbe sfociata troppo presto nell'epilogo fatale. Dopo la nascita del primogenito William, secondo nella linea di successione del casato, e del cadetto Harry, suo quasi clone ribelle; la denuncia pubblica dagli schermi della Bbc (senza precedenti in casa Windsor) del tradimento di Carlo con Camilla Parker Bowles; l'ammissione delle proprie stesse infedeltà; e infine il devastante annuncio del divorzio reale del secolo, punito da Sua Maestà con un'umiliante revoca dei titoli. Ne sarebbe derivata una bufera tale da scuotere l'istituzione monarchica come mai prima, o dopo, durante l'intero arco del regno elisabettiano giunto in questo 2022 al settantennale del Giubileo di Platino. Terremoto destinato a toccare il clou proprio con i contraccolpi della folle corsa di Parigi. Furono le settimane in cui la corona, e persino lo straordinario consenso verso Elisabetta II, parvero traballare paurosamente sotto il segno di un distacco dal comune sentire popolare e di una freddezza imputata da tanti alla matriarca: riconosciuti a posteriori alla stregua di "errori" gravi da storici di corte come Ed Owens. Crisi che la regina, consigliata controvoglia dall'allora premier Tony Blair, seppe peraltro far rientrare con un bagno di umiltà ai margini del colossale funerale di popolo accordato a Londra alla principessa degradata. Tanto che oggi, a un quarto di secolo di distanza, il ricordo di colei che da defunta i tabloid non esitarono a proclamare "regina di cuori" della gente comune, può dirsi improntato a un'atmosfera largamente pacificata e condivisa. Un clima ben rappresentato dalla statua che i figli William e Harry hanno voluto far innalzare nel cuore di Kensington Garden e offrire all'omaggio collettivo fin dal luglio 2021: nel giorno nel quale Diana Spencer - figlia dell'alta aristocrazia inglese capace di suggerire sentimenti istintivi di empatia a vasti strati popolari con i suoi gesti e le sue fragilità, le campagne contro le mine e gli abbracci ai malati d'Aids, l'immagine glamour da giovane donna privilegiata unita al rifiuto di convenzioni e ipocrisie - avrebbe dovuto compiere 60 anni. Se fosse vissuta. Intanto, sullo sfondo, una serie tv di enorme successo planetario come The Crown, prodotta da Netflix, suggerisce all'isola e al mondo un racconto della sua avventura in chiave simpatetica. Mentre la Royal Family - sebbene alle prese con nuove fibrillazioni, dallo scandalo sessuale del principe Andrea allo strappo americano di Harry e di sua moglie Meghan Markle, che a Lady D parrebbe in parte volersi ispirare - ha ritrovato una sua stabilità: segnata dal colossale patrimonio di rispetto restituito alla 96enne Elisabetta, come pure da un ridimensionamento delle perplessità sull'adeguatezza di Carlo alla successione e dall'accettazione (senza paragoni possibili) di Camilla in veste di futura regina consorte. Oltre che da un atteggiamento più moderno e meno passivo della corte dinanzi a polemiche o a passi falsi da cui nessuno, reale o meno, può più pretendersi immune. (Unioneonline/D)
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#AccaddeOggi, 31 agosto 1997: 25 anni fa l'addio a Lady Diana

A Parigi il drammatico incidente che lasciò nello sgomento milioni di ammiratori

epa03230593 US actress Cameron Diaz attends the premiere of 'What to Expect When You're Expecting' in London, Britain, 22 May 2012. The film opens in British cinemas 25 May. EPA/ANDY RAIN
epa03230593 US actress Cameron Diaz attends the premiere of 'What to Expect When You're Expecting' in London, Britain, 22 May 2012. The film opens in British cinemas 25 May. EPA/ANDY RAIN
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#AccaddeOggi, 30 agosto: i cinquant'anni di Cameron Diaz

L'attrice, di origini cubane, inglesi, tedesche e olandesi, è nata il 30 agosto 1972 a San Diego

Tanti auguri a Marco Mancosu.  Il calciatore, nato a Cagliari il 22 agosto 1988, compie oggi 34 anni. Un compleanno da festeggiare con la gioia di essere ritornato a vestire la maglia rossoblù, quella che lo ha visto crescere da ragazzino ed esordire in Serie A, nella stagione 2006-2007, contro l'Ascoli, debutto bagnato anche dalla sua prima rete nel calcio che conta. Poi le esperienze a Rimini, Empoli, Siracusa e Benevento. Quindi la Casertana e il Lecce, con cui ha disputato 160 partite, siglando 48 reti. Infine, la Spal, la battaglia contro un tumore, la paura per l'operazione che lo ha tenuto lontano dal campo. E, ora, la gioia infinita di essere tornato finalmente a casa.  (Unioneonline/l.f.)
Tanti auguri a Marco Mancosu.  Il calciatore, nato a Cagliari il 22 agosto 1988, compie oggi 34 anni. Un compleanno da festeggiare con la gioia di essere ritornato a vestire la maglia rossoblù, quella che lo ha visto crescere da ragazzino ed esordire in Serie A, nella stagione 2006-2007, contro l'Ascoli, debutto bagnato anche dalla sua prima rete nel calcio che conta. Poi le esperienze a Rimini, Empoli, Siracusa e Benevento. Quindi la Casertana e il Lecce, con cui ha disputato 160 partite, siglando 48 reti. Infine, la Spal, la battaglia contro un tumore, la paura per l'operazione che lo ha tenuto lontano dal campo. E, ora, la gioia infinita di essere tornato finalmente a casa.  (Unioneonline/l.f.)
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#AccaddeOggi: 22 agosto, tanti auguri a Marco Mancosu

Il calciatore cagliaritano compie 34 anni

Gold medal winner Jamaica's Usain Bolt holds his medal after the award ceremony for the men's 200-meters during the athletics competitions of the 2016 Summer Olympics at the Olympic stadium in Rio de Janeiro, Brazil, Friday, Aug. 19, 2016. (ANSA/AP Photo/Jae C. Hong) [CopyrightNotice: Copyright 2016 The Associated Press. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistribu]
Gold medal winner Jamaica's Usain Bolt holds his medal after the award ceremony for the men's 200-meters during the athletics competitions of the 2016 Summer Olympics at the Olympic stadium in Rio de Janeiro, Brazil, Friday, Aug. 19, 2016. (ANSA/AP Photo/Jae C. Hong) [CopyrightNotice: Copyright 2016 The Associated Press. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistribu]
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#AccaddeOggi: 21 agosto, auguri a Usain Bolt

L'ex campionissimo di atletica compie oggi 36 anni

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#AccaddeOggi: 20 agosto, buon compleanno ad Arisa

La cantante spegne oggi 40 candeline