A Roma nel processo di revisione il superstite della strage di Sinnai rivela di aver visto la foto di Beniamino Zuncheddu (il pastore di Burcei condannato all’ergastolo) prima di incontrare il pm: gli fu mostrata, dice, da un poliziotto che lo convinse della responsabilità dell’uomo raffigurato nell’immagine.
Quasi trent’anni dopo la condanna all’ergastolo, il pastore Beniamino Zuncheddu vede aprirsi una speranza: detenuto dal febbraio 1991, si rivolge a un giovane avvocato sulcitano che trova il modo per aprire una crepa nella sentenza definitiva pronunciata nel 1992
Condannato in via definitiva, il pastore di Burcei a tempo debito comincia a chiedere l’accesso ai benefici della pena ma, pur avendone diritto secondo i giudici della Corte suprema, riceve solo dinieghi dalla magistratura cagliaritana