Le basi solide dell’Europa unita si fanno risalire al periodo in cui l’Italia era sotto il Duce e in particolare al famoso Manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, i due antifascisti che si ritrovarono nell’isola dell’arcipelago ponziano e scrissero il programma di un futuro continentale diverso, in piccoli foglietti di fortuna.

Ora, però, si scopre che quell’idea ha origini più antiche, che risalgono ai primi del secolo scorso, esattamente all’aprile del 1914. L’idea pioneristica di un continente più unito veniva declinato nella possibilità di costituire una “Unione degli Stati europei” per evitare gli orrori della guerra e destinare così le enormi quantità di denaro che prendevano la strada degli investimenti militari verso altre destinazioni, con l’obiettivo della crescita e dello sviluppo dell’economia. A scrivere quel manifesto europeista ante litteram fu Edmondo Richetti e nell’aprile del 1914 appunto pubblicò a proprie spese il documentato Statuto in cui spiegava quanto fosse sentita la necessità della pace nell’Europa di quegli anni.

Chi era

Richetti per molti è un illustre sconosciuto, ma in quegli anni veniva considerato un imprenditore visionario. Decise di vivere a Vienna e parlava e scriveva in tedesco, nonostante fosse triestino di origine. L’imprenditore entrò nel gruppo Generali nel 1883 e in pochi anni scalò tutte le posizioni gerarchiche fino a diventare segretario generale (oggi si chiamerebbe amministratore delegato) del gruppo assicurativo.

Forse Richetti scrisse quello statuto, bozza di idea unitaria, per cercare di spiegare la sua idea di sviluppo e crescita economica. Ma non aveva fatto i conti con quella che, negli anni Sessanta del Novecento, Konrad Lorenz definì la pulsione di aggressività e che nei mesi successivi all’aprile del 1914 portò infatti allo scoppio della prima Guerra mondiale. Il 28 luglio, infatti, il conflitto deflagrò colpendo al cuore l’Europa e anche provocando una grande delusione in Richetti che un mese dopo morì.

L’eredità

L’Europaeischer Staatenbund, questo il nome in tedesco dello Statuto degli Stati europei, è tornato alla luce da una ricca miniera di documenti, ossia l’Archivio storico Generali, e il gruppo, in occasione della manifestazione Archivissima 2024, ha organizzato alcune visite guidate oltre che la lettura dello Staatenbund da parte di un attore. Dai documenti emerge lo spessore di Edmondo Richetti, capace di anticipare i tempi. Di religione ebraica, borghese elevato a nobile, era in contatto con Joyce, Freud e altri intellettuali dell’epoca. Una volta in pensione, negli anni che precedettero il conflitto mondiale, lavorò a questa idea, in quell’epoca dominata dai nazionalismi, considerata certamente stramba: un’Europa unita e libera.

La proposta

Lo Statuto scritto da Richetti appare come un documento quasi profetico oltre che un accurato studio economico che analizzava i dati dei vari Paesi che sarebbero dovuti entrare a far parte della nuova organizzazione. Vengono infatti elencati sia i dati sull’occupazione che i chilometri della ferrovia di ogni singolo Stato, la popolazione e altri numeri che descrivevano lo stato dell’economia dei territori. Le parole chiave su cui basare l’Unione europea erano poche: il disarmo, l’assicurazione per tutti i cittadini (all’epoca non esistevano pensioni o la copertura delle spese sanitarie, tutto ciò che oggi chiamiamo welfare). Soprattutto prevedeva che le controversie tra gli Stati dovessero essere risolte attraverso Corti arbitrali internazionali, mettendo da parte invece l’unico sistema utilizzato fino a quel momento, le armi e gli eserciti. Oggi questi principi sono stati inseriti nelle carte fondamentali dell’Unione europea e nei principi che hanno portato alla scrittura degli accordi di Schengen, ossia quelli che oggi permettono agli europei una libera circolazione tra gli Stati.

Nell’Unione europea immaginata da Richetti trovavano la loro composizione 22 Stati, comprese Russia e Turchia, anche se lui le definiva etnie e non Paesi nel senso moderno del termine. A quell’epoca il continente europeo era abitato da 420 milioni di persone e l’Europa era attraversata da forti contrapposizioni nate dai movimenti sindacali che si opponevano alla produzione di massa nel segno di un forte egualitarismo. Allo stesso tempo, nascevano forti pulsioni per la pace, sono gli anni della creazione del premio Nobel, e allo stesso tempo si affermavano nel mondo economico grandi imperi familiari che sono arrivati anche fino ai nostri giorni (basti pensare agli Agnelli e alla Fiat). Eppure in quegli anni scoppiò il primo conflitto mondiale, una carneficina che avrebbe scosso le coscienze, con la necessità poi di far nascere una Società delle nazioni (sarebbe diventata l’Onu dopo il 1945), che però non riuscì dopo appena un ventennio a evitare la seconda Guerra globale. Una guerra che si sarebbe forse potuta evitare grazie all’Unione tra i Paesi d’Europa.

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