La vita, comunque la si pensi in fatto di destino buono o sorte avversa, non smette mai di mostrare quel suo lato misterioso e spesso inspiegabile. E forse è proprio questo il suo fascino esistenziale, ciò che la rende così amata nonostante tutto. Poi capita alcune volte che persone particolarmente illuminate sentano, a ragione o a torto, di essere state molto fortunate nel corso dei propri anni, tanto da voler restituire alla vita un po’ di quello stesso bene ricevuto. È questa la lettura più corretta di una grande opera che è stata realizzata in Tanzania, in aperta savana, per regalare un sorriso ai bambini e alle mamme, e quindi a tutte le comunità, di quei territori. Si tratta della Clinica di Maternità Mama Mzazi nata a Pawaga Itunundu, siamo in aperta savana, a circa 70 chilometri da Iringa, la capitale dell’omonima regione nell’Africa centro orientale. Qui da alcuni anni opera il missionario della Diocesi di Cagliari don Carlo Rotondo, in stretta collaborazione con l’associazione Onlus ADMISS di Cagliari. Dopo due anni di progetti e cantieri, il 27 giugno scorso è stata inaugurata la struttura ospedaliera. Il nuovo reparto di Maternità ha una superficie di 600 metri quadrati ed è dotato di attrezzature e macchinari che permetteranno di ridurre il tasso di mortalità di bambini e di mamme, spesso costrette a partorire in condizioni di assoluta precarietà.

La cerimonia di inaugurazione del reparto di Maternità realizzato in Tanzania in collaborazione con la famiglia Pilloni di Sanluri
La cerimonia di inaugurazione del reparto di Maternità realizzato in Tanzania in collaborazione con la famiglia Pilloni di Sanluri
La cerimonia di inaugurazione del reparto di Maternità realizzato in Tanzania in collaborazione con la famiglia Pilloni di Sanluri

«Il progetto nasce grazie al finanziamento dalla Presidenza della Regione Autonoma della Sardegna attraverso la Legge Regionale n. 19 del 1996 in materia di cooperazione internazionale, e al contributo della famiglia Pilloni di Sanluri. Con l’avanzare del progetto le spese sono aumentate e la differenza è stata coperta grazie al coinvolgimento di altri piccoli e grandi donatori, anche attraverso attività collaterali di beneficenza, come una cena con gli chef stellati ospitata dalla Cantina Su’entu», spiegano i curatori della grande opera realizzata in Africa.

Il giorno dell’inaugurazione è stata una grande festa tra ufficialità e celebrazioni, ma anche tra tanti sorrisi che rivelavano la gioia per aver avuto come dono quella grande opera fondamentale per migliorare le loro esistenze. Al taglio del nastro, infatti oltre all’emozionato don Carlo Rotondo, affiancato dal Superiore dei Missionari della Consolata, anche i volontari della Onlus Admiss e l’imprenditore Salvatore Pilloni. Non sono mancate naturalmente i rappresentanti delle istituzioni della Tanzania, come gli esponenti dell'Alta Corte di Giustizia della Regione di Iringa, il Governatore Mheri James, l’inviato speciale della Presidenza della Repubblica della Tanzania, il sottosegretario del Governo della Tanzania, il presidente della Provincia, il sindaco di Itunundu Pawaga, le autorità sanitarie regionali e i rappresentanti di tutte le religioni: cattolici, musulmani, anglicani, luterani e pentecostiani. A dare ulteriore valore alla cerimonia di inaugurazione anche la presenza dei rappresentanti dei diciassette villaggi della provincia di Itunundu Pawaga.

Per don Carlo Rotondo si è trattato di una data davvero speciale e unica, un momento importante che ha coronato il lavoro quotidiano di questi anni: «Una giornata così intensa e appagante – ha dichiarato commosso il sacerdote – che sarebbe stato bello venire in missione anche solo per vivere questa straordinaria occasione». Visibilmente emozionato anche l’imprenditore Salvatore Pilloni: «Sono felicissimo di aver contribuito con mia moglie e i miei figli al progetto di don Carlo – ha spiegato. – Come ho detto in più occasioni, chi ha avuto fortuna dalla vita deve impegnarsi per poter rendere qualcosa a chi ne ha avuto meno. Questo di oggi non è un punto di arrivo, ma un punto di passaggio, il lavoro e le attività da promuovere in questa terra devono andare avanti>. Ecco, non c’è bisogno di scomodare tante o troppe parole di circostante per trovare una spiegazione all’opera di cooperazione tra culture e società: è tutto magnificamente spiegato in questo scambio di gioia e di felicità nel condividere quanto di bello la vita può offrire. 

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