L’Azzurro non è di casa ad Asseminello
Zero convocazioni per il Cagliari nella Nazionale maggiore, solo Prati nelle giovanili. Lo staff di Viscidi non premia il lavoro del club sui ragazzi, ma la via identitaria sarà il futuroIl Cagliari di Pisacane festeggia all'Arena di Milano la Coppa Italia Primavera
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Sardi e, quindi, italiani a pieno titolo. Ma non c’è bisogno di applicare al calcio la Teoria della Statualità tanto cara al professor Francesco Cesare Casula (amico e collaboratore dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga), tra l’altro tra i tifosi più longevi dei rossoblù. La strada della costruzione di un club identitario, legato al suolo e fondato sull’appartenenza, ha radici antiche. Anche se mai come in quest’ultimo periodo le sembianze di un “Cagliari dei cagliaritani” hanno affascinato a tal punto da farne un preciso e prioritario mantra societario. La scelta di Fabio Pisacane (napoletano di nascita, ma rossoblù di adozione) per la panchina della prima squadra ne è la prima testimonianza in vista dell’imminente inizio della nuova stagione.
Italianissimi. Il Cagliari oggi è un club molto “italiano”, dall’ultimo gradino del Settore Giovanile in su, con un’anima giovane, che guarda alla crescita in casa dei suoi talenti. Tuttavia, negli ultimi anni, nonostante ottime relazioni con la Federazione (Maurizio Viscidi, coordinatore delle Nazionali giovanili, è stato spesso in città) grazie ai contatti di uomini di calcio come Bernardo Mereu e l’avvocato Antonio Romei, i convocati in Nazionale tra giovanili e prima squadra non si sono visti. Fa eccezione l’Under-21, soprattutto grazie a Matteo Prati: ma che fatica anche lì. Eppure il Cagliari ha vinto la Coppa Italia Primavera, sfiorando i playoff scudetto e, a livello di prima squadra, ha tenuto testa in qualche modo alle compagini più forti della Serie A. Lasciando perdere la mancata convocazione di Roberto Piccoli, per non dire di quelle di Elia Caprile, Nadir Zortea e Sebastiano Luperto che, comunque, in Nazionale prima o poi ci arriveranno, è difficile da accettare che tra i ragazzi delle rappresentative minori nessuno sia stato chiamato a Coverciano anche solo per sbaglio.
Non convocati. Difficilissimo se il pensiero va a Luca Costa (2008, capocannoniere del campionato Under 17 dove il Cagliari è arrivato ai quarti di finale), Giovanni Andrea Cardu (vicecapocannoniere Under 17), profili come quello di Thomas Boccia (uno dei talenti dell’Under 16), tutti sardi come anche Roberto Malfitano (2007 centrocampista già da tre stagioni in Primavera, il più giovane a esordire in categoria). O, ancora, Riyad Idrissi, terzino del 2005 che farà parte della squadra di Pisacane: la prima convocazione in Under 20 gli è arrivata una volta approdato in prestito al Modena, in Serie B, mentre quando era al Cagliari per poco non finiva “nelle grinfie” del Marocco (il padre è marocchino, lui è nato e cresciuto a Sadali, paese della mamma, ed è un prodotto dell’Academy rossoblù arrivato dall’Isili e poi nel Settore Giovanile del Cagliari dove ha percorso tutta la trafila).
Osservatori. La verità è che raramente gli osservatori azzurri vengono inviati in Sardegna e che le convocazioni del ciclo Viscidi sono state rarissime per i calciatori del Cagliari. Non sarà che a Coverciano vige ancora la regola che la Sardegna è lontana dal “Continente”? Se per Continente lì intendono la Penisola, la risposta è sì. Ma, in tema di lontananza, qualcuno dovrà pur far notare ai vertici tecnici che, per la terza volta di fila, la nostra Nazionale maggiore rischia di guardare i Mondiali di calcio da casa, senza che nessuno decida di fare anche solo un passo di lato, proprio grazie alle difficoltà dell’establishment nel curare le sinergie con i club meno sponsorizzati (ammesso che il Cagliari sia tale) del circus. C’è poco da stare allegri. Il lavoro sulle giovanili realizzato a Cagliari negli anni, arricchito dai suggerimenti di un ex di esperienza come il ds Nereo Bonato, già protagonista dei successi del Sassuolo, forse avrebbe meritato più di qualche pacca sulle spalle.
Scomodi? Alla fine l’Isola, più che lontana, è scomoda. Per tante ragioni. Di sicuro, per andarci a lavorare e, quindi, per monitorare, scovare e valorizzare nuovi profili. E, a giudicare dall’evolversi delle quotazioni dei calciatori, pare ci stia pure riuscendo. Il Cagliari a casa sua e in giro per l’Italia prova a farlo con la prima squadra e le giovanili (Primavera fuori dai playoff per un nulla e vittoriosa in Coppa Italia, Under 17 ai playoff, Under 16, 15 e 14 a un passo dalla post season sfiorata al cospetto di corazzate). Pesano sicuramente i procuratori: chi conta di più riesce a “piazzare” i calciatori dove il richiamo è forte, e da lì passano poi contratti, percentuali, commissioni e un appeal talvolta fasullo. Ma anche le convocazioni nelle Nazionali. Di sicuro c’è che il lavoro del Cagliari, sicuramente ancora migliorabile, è tra i più identitari in assoluto. Ma non ancora premiato con quell’Azzurro che oggi naviga in acque non certo calme. Per usare un eufemismo. Forse serve un nuovo salto di qualità, uno scatto improvviso, per tornare definitivamente sotto i riflettori.