Un ponte speciale unisce Bitti a Suelli e Sarroch nel nome di san Giorgio vescovo, vissuto circa mille anni fa. Il culto nel paese della Barbagia è tanto radicato: ogni anno, la prima domenica di luglio, si rinnova la festa con la messa e il pranzo comunitario nella chiesetta campestre dedicata al santo, ribattezzato qui “santu Jorgeddu ’e Dure”, a ricordare memorie lontane che portano all’antico paese di Dure, estinto nel XV secolo. Quest’anno per la prima volta decine di pellegrini, guidati dal parroco, sono giunti da Suelli nel piccolo tempio di Bitti. Sulle tracce di quel vescovo-pastore, nato a Cagliari, nell’antico quartiere di Stampace, molto amato nella Trexenta e in Ogliastra, canonizzato nel 1159 da papa Alessadro III, è nato così un gemellaggio che allarga la rete di devozione e amicizia tra le comunità. Nella stessa occasione si è rinnovato anche il legame sbocciato negli ultimi anni tra Bitti e Sarroch. In occasione della festa di aprile, la statua di san Giorgio vescovo di Suelli va in trasferta dalla sua chiesetta sul colle di Moleava a Bitti fino a Sarroch dove è stato recuperato un tempio per molti anni abbandonato, rimasto orfano però del simulacro, mai ritrovato.

«San Giorgio è un vescovo che unisce, si occupa dei più bisognosi e mette in moto la carità verso tutti», dice don Michele Piras, parroco di Suelli. E spiega i prodigi riconosciuti a questo pastore, nato servo della gleba e reso libero dalla nobildonna Greca che gli ha così consentito di seguire la via del sacerdozio: «Ci sono due miracoli che richiamano l’unità. In un caso san Giorgio piantò il pastorale in un terreno per segnare i confini di popoli in dissidio ed è diventato un albero che produsse frutti. Viene riportato nello stemma del comune di Suelli. Un’altra volta, a Osini, aprì il monte con la scala di San Giorgio che servì per creare comunione tra popoli separati. E poi bisogna ricordare che san Giorgio vive nel periodo dello scisma della Chiesa: lui viene visto come vescovo che porta l’unità. Non a caso a volte è raffigurato con la barba per richiamare l’orientalità, a volte senza per richiamare la tradizione romana».

Le statue di san Giorgio vescovo: a sinistra, quella di Bitti, a destra quella di Suelli
Le statue di san Giorgio vescovo: a sinistra, quella di Bitti, a destra quella di Suelli
Le statue di san Giorgio vescovo: a sinistra, quella di Bitti, a destra quella di Suelli

Le statue custodite nella chiesetta di Bitti mostrano il santo con la barba. Si racconta che il tempio sia stato ricostruito circa un secolo e mezzo fa in seguito al sogno fatto da una donna a cui il santo avrebbe chiesto l’edificazione della chiesetta. «Non ho i soldi per farlo», avrebbe risposto lei. «Tu bussa nelle case, io aprirò i cuori», avrebbe detto in quel sogno il santo secondo la leggenda popolare. La questua fu tanto fruttuosa da consentire l’avvio dei lavori. E lì arrivò la sorpresa: i primi scavi fecero riemergere la statua del santo, custodita nel terreno, eredità di un tempio precedente e di una devozione già nota, legata al paese di Dure, a un chilometro dall’abitato di Bitti. Il fascino del racconto rimbalza nella festa di luglio tra i sorrisi dei priori che, con un incarico che fa capo ad alcune famiglie e viene trasmesso per via ereditaria, si prendono cura della chiesetta e rinnovano le celebrazioni, un tempo di grande richiamo anche per la presenza della gara poetica. Fanno gli onori di casa, assieme al parroco di Bitti don Totoni Cossu, nella giornata che sancisce il gemellaggio con Suelli e consolida il legame con Sarroch.

La festa a Bitti in onore di san Giorgio vescovo
La festa a Bitti in onore di san Giorgio vescovo
La festa a Bitti in onore di san Giorgio vescovo

«Visitare la chiesa di Bitti è per noi fondamentale, testimonia il legame con il vescovo Giorgio», dice Gino Di Virgilio, presidente dell’associazione “Su caminu ‘e Santrujoschi obispu” che a Suelli cerca di valorizzare questa figura anche promuovendo il cammino che da Cagliari, in via Fara, luogo di nascita, dovrebbe giungere a Suelli e proseguire in Ogliastra fino a giungere in Barbagia, a Oliena e Orgosolo. Già prevista una sosta anche in Baronia, a Orosei. Ora ci sarebbe da aggiungere quella di Bitti, non contemplata nell’itinerario. «Speriamo di avervi nella nostra comunità, a Suelli. Noi ci sentiamo figli del vescovo Giorgio», dice don Michele Piras salutando dall’altare i fedeli riuniti a Bitti.

«Qui mi ritrovo in famiglia, spero che questo scambio diventi sempre più importante perché c’è bisogno di fare comunità», sottolinea il sindaco di Sarroch, Angelo Dessì, che non è voluto mancare all’evento di Bitti a testimonianza di un legame che, pur recente, è già molto sentito. «Tutto nasce quando il parroco di Bitti ci ha concesso per la nostra festa l’utilizzo della statua di san Giorgio perché da noi non è mai stata ritrovata», spiega Angelo Dessì. Sarroch circa trent’anni fa ha iniziato il recupero della chiesa abbandonata e dedicata a san Giorgio vescovo. L’iniziativa ha consentito anche la rinascita della festa, ma il simulacro che pure un tempo la chiesa custodiva non è stato mai ritrovato. In soccorso arriva così quello di Bitti che da alcuni anni lo concede in prestito per la festa di aprile. Una trasferta che mette in comunione i due paesi.

La chiesa campestre di san Giorgio vescovo, a Bitti
La chiesa campestre di san Giorgio vescovo, a Bitti
La chiesa campestre di san Giorgio vescovo, a Bitti

Ora l’auspicio è che le comunità si ritrovino assieme a celebrare san Giorgio vescovo nel giorno a lui dedicato, il 23 aprile. C’è un solo intoppo: le feste di Suelli e di Sarroch coincidono con quella in onore di san Giorgio martire che di Bitti è il patrono. Nato in Cappadocia nel 275 dopo Cristo e morto nel 303, il 23 aprile è la sua ricorrenza, stesso giorno della morte del vescovo di Suelli, alcuni secoli dopo, nel 1117.

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