Nicolas Eymerich è molto più di un inquisitore medievale: è un simbolo delle ambiguità del potere, della forza della fede e del terrore che può nascondersi dietro la logica più pura.
In un’epoca contrassegnata dal ritorno del terrore e delle guerre, della violazione costante delle regole del diritto internazionale, oltre che da qualsiasi logica di buon senso che miri al ripristino della pace, la saga creata dallo scomparso Valerio Evangelisti offre un viaggio nel tempo e nella psiche umana, un’opera che continua a far discutere perché analizza con lucidità l’abisso che si può raggiungere con il declino della ragione.

Quella ideata dallo scrittore bolognese è una delle opere più affascinanti e complesse della narrativa fantastica europea. Ambientata nel XIV secolo, ma con profondi legami con il presente e il futuro, la serie combina elementi di storia, fantascienza, teologia e horror per raccontare le indagini oscure e le battaglie intellettuali di un personaggio tanto affascinante quanto inquietante: l’inquisitore domenicano Nicolas Eymerich.

Eymerich è ispirato a una figura storica realmente esistita, noto per il suo trattato contro le eresie, il Directorium Inquisitorum. Tuttavia, nelle mani di Evangelisti, Eymerich si trasforma in un personaggio letterario straordinario, rigido, spietato, geniale, privo di empatia ma dotato di un’intelligenza superiore e di una fede incrollabile. La sua missione è schiacciare e annientare l’eresia in tutte le sue forme: senza esitare a ricorrere alla manipolazione, alla tortura e all’inganno pur di raggiungere i propri fini, contrassegnati da una incrollabile fede e convinzione di essere nel giusto .

Mentre Eymerich indaga su eventi misteriosi nella Spagna medievale, nel presente o nel futuro si svolgono vicende parallele apparentemente slegate — guerre, esperimenti scientifici, crisi politiche — che però, progressivamente, si rivelano profondamente collegate. Questa struttura permette a Evangelisti di intrecciare passato e futuro, fede e scienza, superstizione e logica, in un gioco narrativo denso di riferimenti storici, filosofici e letterari.

Uno degli aspetti più potenti della saga è la sua critica al potere e alle ideologie totalitarie. Eymerich, pur essendo un fanatico religioso, è consapevole della corruzione e della debolezza dell’istituzione ecclesiastica. Il lettore si trova spesso a tifare per un protagonista che incarna l’oppressione, ma che al tempo stesso combatte contro ingiustizie ancor più grandi e disumane.

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