Il nuraghe sotto casa è a Tanca Manna, parco urbano di Nuoro. Il viaggio nella storia millenaria della Sardagna inizia facendo solo pochi passi. Basta attraversare la strada d'asfalto che cinge quel lembo verde affacciato sulla città da un lato, dirimpettaio di palazzine e case venute su ai bordi dall'altro, in una periferia ribattezzata quartiere Nuraghe.

La torre con i suoi blocchi in pietra svetta nella collina. Attorno il villaggio. Un complesso che porta indietro a 3.600 anni fa, ovvero all'età del Bronzo. Le sorprese non mancano. L'architettura del nuraghe racconta una storia articolata in due fasi: una più antica quando viene edificato il protonuraghe, una più recente con la costruzione della classica torre di forma troncoconica. Gli scavi realizzati negli ultimi anni mostrano il passaggio da un modello costruttivo all'altro e fanno emergere anche elementi antecedenti all'età del Bronzo: segno che quest'area era evidentemente frequentata già prima. Il sito svela altre sorprese: accanto a capanne circolari tradizionali ce ne sono altre più antiche e rare, a pianta rettangolare.

Oltre l'incanto della storia, c'è un percorso di riscoperta lungo e lento. I primi scavi nel 1963, sotto la direzione dell'allora soprintendente ai beni archeologici Ercole Contu. Bisogna poi aspettare il 2005 per un'altra campagna, curata dalla Soprintendenza per i beni archeologici di Sassari e Nuoro. La consapevolezza di avere un tesoro da scoprire e da valorizzare puntella un progetto di ricerca. Così dal 2012 la sezione di archeologia del dipartimento di Storia culture civiltà dell'università di Bologna e il Comune di Nuoro portano avanti nuovi scavi. Ogni anno nella collina dimenticata riemergono pietre col loro carico di storia. Grazie alla collaborazione degli atenei a Tanca Manna gli studenti delle università di Bologna e Sassari scavano avvalendosi di tecniche avanzate. L'attenzione della città è crescente perché il nuraghe a portata di tutti può mettere in moto un ampio ventaglio di progetti di valorizzazione turistica. Non solo la visita del sito, seguendo la sequenza delle costruzioni. Ma tanto di più, come l'archeologia sperimentale, i laboratori ludico-didattici, la divulgazione affidata a ricostruzioni virtuali.

Novità anticipate dall'evento Tanca Manna Nuragic Experience, decollato nella primavera del 2013 per fare di quest'area un luogo dinamico e attivo, per nuoresi e visitatori di ogni età e provenienza. L'ultima manifestazione il 17 e 18 ottobre con le giornate d'autunno del Fai ha fatto scoprire le meraviglie di uno spicchio di storia lontana, a portata di tutti. Poi la chiusura al pubblico del sito, per effetto dell'ultimo Dpcm anti Covid.

A poca distanza dalle strutture antiche alcune capanne sono state ricostruite a grandezza naturale sul modello di quelle riemerse dagli scavi. Vengono arredate con fedeli riproduzioni degli oggetti portati alla luce dagli archeologi. Un modo perché i visitatori possano apprezzare dal vivo come dovevano essere le abitazioni nuragiche di oltre tremila anni fa e la vita del tempo.

"Con l'archeologia sperimentale possiamo ripetere le azioni del passato con metodo scientifico, anche a scopo divulgativo. Per questo proponiamo i laboratori di ceramica, la lavorazione del pane, del legno e della pelle, la tessitura", spiega Demis Murgia, archeologo impegnato da anni nella valorizzazione di Tanca Manna e promotore di un progetto che aspetta solo gli ultimi passaggi burocratici per il decollo. Lui è presidente dell'impresa sociale Anarchea - sta per Associazione nuorese archeologia, etnografia e antropologia - che ha partecipato con successo al concorso regionale Culture lab, da cui arrivano 120 mila euro di fondi Por. L'idea è piaciuta all'amministrazione comunale che ha inserito Tanca Manca nel Piano delle periferie, un maxi progetto da 39 milioni di euro che contempla anche una piazza per dare decoro a un'area finora trascurata.

Alcuni interventi sono in arrivo, compatibilmente con le misure anti Covid. In questa fase si cura la pulizia attorno a nuraghe e capanne. La struttura per realizzare punto di accoglienza, biglietteria, bar e bookshop è pronta, ma va messa in piedi. L'agenzia Forestas, dopo una convenzione con il Comune, cura la ricostruzione delle capanne, fondamentale per i laboratori di archeologia sperimentale. Prevista anche una archeo-ludoteca per lezioni sul campo con i ragazzi delle scuole. Tutto nel nome di un turismo culturale su cui scommettere, naturalmente Covid permettendo.
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