“Sa pasca de sa epiphania si clamat pasca nuntza”. Così si legge nella Carta de Logu, la carta con le leggi di fine Trecento che elencava i giorni festivi da osservare in Sardegna. 

Anche nelle tradizioni della Sardegna, dunque, le celebrazioni per l’Epifania hanno origini antiche.

E, come accade per molte altre festività, anche nel calendario delle feste sarde quella del 6 gennaio assume nomi diversi a seconda del territorio e del paese dove si celebra.

Non solo Epiphania o Pasca Nuntza, ma è anche Sa Pasca de is tres Reis o Pasca de sos tre Rese, in ossequio alla tradizione che vuole che undici giorni dopo il Natale, nascita di Gesù, i tre re magi abbiano fatto visita al Salvatore Bambino a Betlemme.

Ma anche nell’Isola ha trovato spazio la versione moderna e “profana” della festa, quella della Befana, la vecchietta dall’aspetto spaventoso, simile a una strega, che porta dolci ai bimbi buoni e carbone a quelli cattivi. 

Una sorta di corrispettivo, nel folklore e nella tradizione sarda, di Sa Filonzana, la maschera caratteristica del Carnevale di Ottana, nonché unico personaggio femminile del Carnevale sardo, che rappresenta proprio una donna, anziana, con la gobba e un vestito nero, che – come le Moire Greche e le Parche latine – tesse il filo della vita degli esseri umani, che può essere spezzato in ogni momento a discrezione della volontà del Cielo. 

(Unioneonline/l.f.)

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