Febbraio è il mese del carnevale, uno degli eventi più sentiti in Sardegna. Il carnevale sardo si chiama “carrasecare”, che etimologicamente significa carne viva da smembrare (carre de secare).

Un carnevale luttuoso, basato sul concetto di morte e rinascita. I seguaci di Dioniso
laceravano capretti e torelli vivi per ricordare la morte del dio che era stato sbranato dai
titani.

Questo spiega la natura di alcuni carnevali, soprattutto quelli barbaricini, che hanno conservato tratti arcaici, misteriosi, simili a cerimonie sacre. E spiega le maschere vestite di pelli di animali, cariche di campanacci e ossi di animali, col volto annerito o coperto da una maschera nera.

Maschere che si muovono in una sorta di danza arcaica, che si differenziano da paese a paese perché ognuno ha conservato le sue tradizioni. Paese che vai, maschera che trovi. Eccone alcune.

Mamoiada

Tra le più famose abbiamo i mamuthones di Mamoiada, che portano un pesante grappolo di campanacci da bue sul dorso e una collana di sonagli appesi al collo. Sul volto una maschera nera. Vengono accompagnati nella loro danza dagli Issohadores, “sa prima essia” avviene il 17 gennaio in occasione dei fuochi di Sant’Antonio. Alla sfilata prendono parte 12 mamuthones e 8 issohadores, una sorta di processione lenta e danzata. I primi procedono con passi molto lenti, i secondi con passi o balzi più agili e sciolti.

Sos Thurpos di Orotelli
Sos Thurpos di Orotelli
Sos Thurpos di Orotelli

Orotelli

Sos Thurpos di Orotelli sono una delle maschere più importanti della tradizione contadina, indossano una spaventosa maschera composta da un gabbiano nero con il cappuccio calato sul viso, coperto di fuliggine, e una bandoliera carica di campanacci.

Ottana

A Ottana abbiamo sos Boes e Merdules. I Boes vestono pelli di pecora e in viso indossano maschere in legno chiamate “carazzas de voe”, che rappresentano bovini. Sono anche muniti di corna e portano in spalla un grappolo di campanacci. Anche i Merdules indossano pelli di pecora, ma portano in viso maschere in legno con sembianze umano e nessun campanaccio. Tengono con una mano l’estremità di una fune “sa socca” che viene legata al fianco del boe, con l’altra impugnano un bastone. Nel carnevale ottanese c’è “sa filonzana”, temutissima, un’anziana donna con viso sofferente. 

Le maschere dei Boes e Merdules e Sa Filonzana (Foto da Associazione Boes e Merdules)
Le maschere dei Boes e Merdules e Sa Filonzana (Foto da Associazione Boes e Merdules)
Le maschere dei Boes e Merdules e Sa Filonzana (Foto da Associazione Boes e Merdules)

Gavoi

A Gavoi abbiamo Sos Tumbarinos che si uniscono in corteo con tamburi realizzati artigianalmente. A Fonni S’Urthu, maschera che si ribella inutilmente ai suoi padrone e viene condotto al sacrificio finale dai due domatori vestiti con gabbani neri che portano diversi campanacci.

Oristano

Discorso a parte merita la Sartiglia di Oristano, che richiama i tornei equestri di origine medievale e si corre ogni anno l’ultima domenica e il martedì di carnevale. Consiste nel tentativo dei cavalieri di centrare un bersaglio, la Stella.

La Sartiglia di Oristano
La Sartiglia di Oristano
La Sartiglia di Oristano

Tempio

Bellissimo anche il carnevale di Tempio, che pur avendo un’origine molto antica è il più vicino alle classiche sfilate con carri allegorici che rappresentano diversi temi, soprattutto di satira politica e sociale. Il protagonista è “Re Giorgio”, sovrano del carnevale tempiese la cui sfilata si chiude con il rogo in piazza di Sua Maestà.

(Unioneonline)



 

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