I mesi in sardo, fra religiosità e tradizione agreste
Sul calendario i nomi in limba variano da zona a zona e da paese a paese. Ma sono tutti legati a feste, devozione e attività dei campiGennàrgiu (o Gennarxu), Friàrgiu (o Friaxu), Martzu, Abrili, Maju, Làmpadas, Treulas, Austu, Cabudanni, Santuaini (Mes ‘e Ladàmini), Onniasantu (o Sant’Andria), Nadali.
I nomi dei mesi in sardo possono variare da provincia a provincia e addirittura da paese a paese. E, nel folklore e nelle leggende sarde, da paese a paese, ogni mese ha anche le sue peculiarità.
Ma c’è una caratteristica che salta subito all’occhio: in limba spesso il nome del mese si identifica con la festa o l’attività (soprattutto agricola) principale che in quel mese ricorre ogni anno.
Giugno ad esempio: Làmpadas per riferimento alle luci e ai falò che si accendono in occasione della festa di San Giovanni, il giorno 24.
Luglio è Treulas, nome che evoca le feste agresti che si tenevano quando si trebbiavano (“triulai”) i campi.
Settembre è Cabudanni, ovvero il Caput Anni: l’inizio dell’anno agricolo, in quanto a settembre i contadini e i braccianti stipulavano i nuovi contratti con padroni e proprietari terrieri.
Quanto a Ottobre, in alcune zone dell’Isola è identificato con la Festa di San Gavino martire (il 25 ottobre) dunque come Santuaini. In altre zone prevale il nome, anche in questo caso, legato alla tradizione agreste: Ladàmini, il mese del letame, perché era a inizio autunno che si spargeva il letame per rendere i campi più fertili.
Onniasantu o Sant’Andria è novembre, a seconda di quanto si senta più “vicina” la festa di Ognissanti (1 novembre) o di Sant’Andrea (il 30).
Infine dicembre, che è Nadali proprio perché tutto il mese si identifica con il Natale, 25 dicembre, la festa più importante dell’anno, che ricorda la nascita di Gesù Cristo.
(Unioneonline/l.f.)