Certo non potevamo pensare che fosse l’ultima vittoria di quell’idolo dal sorriso triste. Tanto sfrontato al volante, quanto timido al di fuori dell’abitacolo. Era una domenica di giugno e faceva molto caldo a Jarama, circuito automobilistico nel cuore della Spagna. Gilles esultava ma senza fare troppa scena, come al solito. Eppure aveva appena trionfato in un gran premio epico, destinato a passare alla storia. Cinque macchine tutte attaccate in fila, quasi una volata ciclistica, un’impresa che non si sarebbe mai più ripetuta.

Forse era la proverbiale riservatezza, a frenare le manifestazioni esterne della gioia di Gilles. O l’afa che lo aveva tormentato durante la gara, lui impacchettato dentro la tuta della Ferrari e il casco. Braccato dagli avversari che tentavano di sorpassarlo a ogni curva.

Anche in Italia era una giornata torrida, la prima dell’estate. Gli appassionati dei motori che avevano preferito andare al mare, o quelli che come al solito si erano appisolati sul divano dopo i primi giri, non finiranno mai di rimpiangere ciò che si sono persi. Quarant’anni dopo, la memoria di quella corsa incredibile resiste fortissima. 21 giugno 1981, il canto del cigno di Gilles Villeneuve. L’ultimo successo di uno degli eroi più amati di sempre dello sport italiano. Ma in quel momento sembrava il preludio a una lunga serie di soddisfazioni.

Villeneuve aveva battuto tutti anche nel gran premio precedente, a Montecarlo. Erano le prime vittorie per la Ferrari col motore turbo, la grande innovazione tecnica che aveva stravolto la Formula 1. Dopo la fatica iniziale la casa di Maranello stava riconquistando il predominio tra le vetture, e per un pilota grintoso e ormai esperto come Gilles nessun traguardo era precluso. Invece purtroppo il piccolo asso canadese non farà più in tempo a chiudere una gara in testa, prima della tragica morte nel maggio successivo sul circuito di Zolder.

Una straordinaria rimonta

La vittoria di Jarama rimane leggendaria anche perché la rossa numero 27, quel giorno, è tutt’altro che favorita. Nelle qualifiche del sabato si è classificata solo settima. L’altra Ferrari, con Didier Pironi, addirittura tredicesima. In un circuito tortuoso come quello spagnolo i sorpassi sono molto difficili, per cui partire indietro significa essere già tagliati fuori dalla vittoria finale. A meno che…

A meno che uno non approfitti della partenza per superare quanti più avversari possibile, a meno che non ci si lanci come pazzi lungo il rettilineo e si abbia il coraggio di fare una “staccata” al limite. A meno che uno non si chiami Gilles Villeneuve. Al via della gara la Ligier di Jacques Laffite si muove lenta dalla pole position, la passano subito le Williams di Alan Jones e Carlos Reutemann. Dietro di loro Villeneuve ha un guizzo dei suoi e si beve tutti gli altri: poche curve ed è già terzo, poi al passaggio sul rettilineo d’arrivo che chiude il primo giro la potenza del turbo gli consente di scavalcare anche Reutemann. Dal settimo al secondo posto in poco più di tre chilometri.

Gilles Villeneuve sulla Ferrari 126 C2 turbo
Gilles Villeneuve sulla Ferrari 126 C2 turbo
Gilles Villeneuve sulla Ferrari 126 C2 turbo

Alan Jones, campione del mondo in carica, vede negli specchietti quel numero 27 e forse gli tornano in mente i fantasmi del gran premio passato, quello già citato di Montecarlo. Tre settimane prima Jones era in testa a una quindicina di giri dal termine, con un vantaggio enorme proprio su Villeneuve. Ma poi il canadese si era scatenato a suon di giri sempre più veloci, piombando su Jones che aveva qualche problema alla macchina: al quart’ultimo passaggio sul traguardo Gilles si era preso la testa della corsa e la vittoria. Può darsi che Jones a Jarama sia innervosito da quel precedente, sta di fatto che al quattordicesimo giro fa un errore che lo costringe a cedere di nuovo il passo a Villeneuve.

Ma è tutt’altro che finita per la Ferrari. Il tracciato, tutto curve e controcurve, svantaggia i motori turbo rispetto agli “aspirati”: e così, dopo pochi giri, la Ligier di Laffite e altre tre vetture arrivano a incollarsi a quella di Villeneuve, creando un trenino assolutamente insolito in Formula 1. Si capisce che, nel complesso, sia la Ligier che la McLaren di John Watson hanno prestazioni migliori, e potrebbero sorpassare il ferrarista. Ma quest’ultimo dipinge il suo vero capolavoro: a ogni giro, nell’unico lungo rettilineo del circuito sfrutta il motore per guadagnare qualche decimo di distacco, che poi amministra nel resto del percorso quando si rifanno sotto gli altri. Detto così sembra semplice: ma guidare per decine e decine di chilometri respingendo quasi a ogni curva un tentativo di sorpasso è un’impresa eccezionale, che richiede una concentrazione ferrea. È facile commettere un errore, e molti davanti alla tv se lo aspettano da Villeneuve, che in passato aveva alternato colpi da fuoriclasse a gravi ingenuità. Lo chiamavano l’Aviatore da quando, a Long Beach, per una manovra azzardata era “decollato” sopra la monoposto di un doppiato, buttando al vento un successo.

Villeneuve in testa al gran premio di Jarama seguito da quattro vetture
Villeneuve in testa al gran premio di Jarama seguito da quattro vetture
Villeneuve in testa al gran premio di Jarama seguito da quattro vetture

Gilles invece a Jarama guida in maniera perfetta, non lascia mai spazio a Laffite e alla fine taglia il traguardo con due soli decimi di secondo di vantaggio sul francese, e altri tre su Watson. Reutemann chiude quarto; il quinto, Elio De Angelis sulla Lotus, arriva ad appena un secondo e due decimi da Villeneuve. Quello che scende dalla rossa, stravolto dal caldo e dallo stress, non è più il ragazzo di un tempo malato di eccessiva irruenza. Ha compiuto 31 anni, è alla sua sesta affermazione, ha sfiorato il titolo mondiale due anni prima, sente di poterne centrare finalmente uno. Non tanto nel 1981, perché la Ferrari deve ancora perfezionare lo sviluppo del turbo. Ma tutto lascia pensare che, per l’anno dopo, le altre vetture non riusciranno a tenere il passo della casa italiana.

E infatti sarà così. Ma Villeneuve non potrà approfittarne.

Per sempre nel cuore dei tifosi

La storia è nota: il duello col compagno di squadra Pironi a Imola, ad aprile, il secondo posto e la lite furiosa con l’ormai ex amico Didier. Poi, due settimane più tardi, l’incidente durante le prove del gran premio del Belgio. Che fossero bambini o adulti, in quell’8 maggio del 1982, tutti i tifosi della Ferrari hanno sperimentato un dolore che dopo tanti anni ancora non passa. Non possono cancellare dalla mente l’ultima immagine di Gilles, un fagotto bianco che vola via dalla Ferrari impazzita e atterra sulla recinzione alla velocità di un proiettile. A Maranello, dopo quel giorno tragico, sono passati vari altri piloti di valore, alcuni più forti di Villeneuve, sicuramente assai più vincenti. Eppure, nel cuore di molti fans, nessuno ha mai più occupato il posto di quel ragazzo timido, che però al volante non aveva paura di niente. Neppure di volare, neppure della morte.

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