Uomo di pace e dialogo tra le religioni: l’Islam nella vita di Karim Aga Khan
Il ruolo internazionale del fondatore della Costa Smeralda, guida spirituale di 15 milioni di ismailitiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Era prima di tutto un capo religioso e un punto di riferimento per 15 milioni di musulmani sciiti ismailiti che lo considerano un discendente diretto di Maometto: la morte di Karim Aga Khan e il rito funebre celebrato tra Lisbona e Assuan, in Egitto, dove è avvenuta la sepoltura, hanno permesso di aprire lo sguardo sull’aspetto meno noto, almeno in Sardegna, dell’uomo che ha inventato la Costa Smeralda. Una realtà raccontata sui canali social ufficiali della comunità religiosa, “The Ismaili”, che nelle scorse settimane ha ripercorso la vita e le tappe di Karim Aga Khan IV da capo spirituale. Ma anche leader di un impero attivissimo sul fronte umanitario in molti paesi in via di sviluppo soprattutto nei settori dell’istruzione, della sanità e del progresso economico. Impero finanziario che ruota intorno all’Aga Khan development network e all’Aga Khan fund for economic development (l’Akfed che fu cassaforte di Meridiana).
Karim al-Husayni aveva appena vent’anni quando ha ricevuto l’investitura, diventando l’Aga Khan IV, 49º imam dei musulmani ismailiti nizariti, designato dal nonno Mahommed Shah Aga Khan III che aveva considerato opportuno saltare una generazione. Il padre di Karim Aly Khan era noto alle cronache mondane dell’epoca, oltre che per la passione per i cavalli (trasmessa anche al figlio) e per la bella vita, per la tumultuosa storia d’amore e il successivo matrimonio con Rita Hayworth e più tardi la relazione con la top model dell’epoca Bettina, star indiscussa agli esordi della Costa. Eccessi di mondanità che furono probabilmente tra i motivi che hanno spinto l’Aga Khan III a designare il nipote, ai tempi studente ad Harvard dove si sarebbe laureato poco più tardi in storia islamica. Era l’11 luglio del 1957 e alla morte del nonno ebbe anche il titolo di Sua Altezza dalla regina Elisabetta II
L’ismailismo è una delle correnti degli sciiti. Conta circa 15 milioni di fedeli in tutto il mondo, distribuiti in più di 25 Paesi a partire dall’India e dal Pakistan dove si trovano le comunità più numerose. Nel 2015 la sede mondiale è stata stabilita a Lisbona grazie a un accordo col Governo. In Portogallo la comunità conta circa ottomila membri, un legame nato alla fine degli anni Settanta quando, dopo la guerra di indipendenza del Mozambico, molti ismailiti di origine indiana si trasferirono a Lisbona.
Karim Aga Khan è stato la guida di una comunità religiosa espressione di un Islam moderato, progressista e fautore del dialogo anche interreligioso. Una comunità che non impone, anzi scoraggia, l’uso del velo per le donne e che ne promuove l’istruzione nei paesi di fede islamica.
Se ne trova testimonianza in numerosi interventi come quello che fece alcuni anni fa al Centro di studi ismailita di Londra riportato nel blog del giornalista e saggista Sandro Magister. “Ricco di parabole e di allegorie, di metafore e di simboli, il santo Corano è da sempre un’inesauribile sorgente di ispirazione, che si apre a un largo spettro di interpretazioni. Questa libertà di interpretazione è un dono generoso che il Corano dà a tutti i credenti”, è un passo del discorso. “Il santo libro continua a guidare e illuminare il pensiero e la condotta dei musulmani in una pluralità di interpretazioni, di comunità e di affiliazioni spirituali, nei diversi ambienti culturali. Ma il nobile Corano estende il suo principio di pluralismo anche ai seguaci di altre fedi”. Un contributo al dialogo riconosciuto in numerosi messaggi di cordoglio, dopo la sua morte. Come quello di Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu: “È stato un simbolo di pace, tolleranza e compassione nel nostro travagliato mondo”.
Il testimone ora è passato al principe Rahim Al-Hussaini, Aga Khan V, 54 anni, secondo (ma primo maschio) dei figli, 50° Imam ereditario dei musulmani sciiti ismailiti. Dopo la cerimonia di investitura che si è tenuta l’11 febbraio a Lisbona, ha già incontrato il presidente del Portogallo e il ministro della Tolleranza e della coesistenza degli Emirati arabi uniti. “Sono impressionato – ha scritto nei suoi ringraziamenti su The Ismaili – dalle manifestazioni di affetto e rispetto per mio padre e dall’impatto che ha avuto durante la sua vita. La sua è un’immensa eredità da portare avanti per tutti».