L’impennata è stata vertiginosa. Tanto rapida quanto letale per le famiglie italiane. In meno di due anni i tassi dei mutui variabili sono, nel peggiore dei casi, più che raddoppiati lasciando i proprietari di casa nella disperazione. Ma ora che la tempesta è passata non è arrivato il momento di festeggiare. A dirlo sono stati gli autori della prima edizione 2024 dell’Osservatorio SalvaLaTuaCasa di SaveYourHome, realizzato in collaborazione con Nomisma secondo cui «per le famiglie con un mutuo a tasso variabile gli aumenti generati dall’incremento del costo del denaro in meno di due anni sono stati compresi tra il 35% e il 119% della rata mensile, con una conseguente contrazione del reddito netto residuo disponibile fino al 51%».

Un cataclisma di portata talmente ampia che sarà forse destinato a cambiare per molto tempo il mercato del credito immobiliare, tanto da spingere le banche centrali a non invertire la rotta dei tassi con la stessa rapidità con cui li hanno innalzati.

Circolo vizioso

Il “caro tassi” è tuttavia la prima pedina del domino. L’aumento del costo del denaro, andato di pari passo con quello dell’inflazione, ha impoverito famiglie e imprese italiane e reso contemporaneamente meno accessibili mutui e finanziamenti. Sconvolgendo di rimbalzo il mercato immobiliare.

«Le difficoltà di accesso al mercato della proprietà hanno spinto una quota notevole di domanda verso il segmento della locazione e questo ha un riflesso immediato sui canoni di mercato», dicono gli autori del report. «Su questo segmento, inoltre, si stanno concentrando gli interessi degli affitti brevi, dei turisti, degli studenti e delle famiglie».

L’indagine ha poi rilevato che «la situazione dei crediti deteriorati è destinata inevitabilmente a peggiorare; in questo quadro, dal momento che le aste comportano una significativa perdita di valore, è necessario da una parte ridurre le prospettive di insolvenza e dall’altra lavorare su meccanismi di uscita che non passino necessariamente per le aste».

Ottimismo e realismo

Luca Dondi dall'Orologio, amministratore delegato di Nomisma, ha spiegato: «Si tratta di una fase particolarmente complicata, che viene dopo un’espansione notevole degli ultimi anni e che presenta oggi un nuovo scenario con il quale fare i conti. Il contesto è più difficile rispetto al passato, siamo tornati a valori simili a quelli pre-pandemia, in un quadro complicato».

Precisando: «Nel corso del 2023, il potere d’acquisto è drasticamente peggiorato per effetto delle dinamiche inflattive. Ci sono però dei segnali di miglioramento che scaturiscono da un adeguamento dei contratti sul finire dello scorso anno». 

Tuttavia, «la casa rimane un elemento fondamentale del paniere di spesa delle famiglie. Ed è un elemento fondamentale che è esposto alla dipendenza energetica, che ha comportato dei costi molto significativi nel corso del 2022 e un alleggerimento nel corso del 2023, che si sta propagando anche nell’anno in corso. In questo contesto è difficile sostenere gli stili di vita».

Futuro

Ma la domanda che tutti si fanno è la stessa: cosa accadrà ai tassi di interesse?

 Dondi dall'Orologio ha spiegato: «Sarà una traiettoria tutto sommato conservativa, non avremo cali drastici e immediati, avremo la prospettiva di rimanere su livelli più alti rispetto a quelli che sono i livelli da cui veniamo. Ragionando in serie storica, ci si rende conto che sono comunque livelli molto contenuti: basta andare a un paio di decenni fa per rendersi conto che questi sono tassi davvero esigui. Se però ragioniamo dal punto di vista dell’evoluzione più recente, ci rendiamo conto che lo “zero virgola” di qualche anno fa non è una prospettiva destinata a riproporsi nei prossimi due/tre anni».

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