Come cinquantadue anni fa, stavolta senza vita a bordo. Nel luglio 1969 le televisioni di tutto il mondo hanno seguito lo sbarco dell'uomo sulla Luna, impresa straordinaria per una tecnologia primordiale oggi superata da quella di un normale smartphone: le immagini di Neil Armstrong che varca il portellone del Lem e posa il piede sulla polvere grigia del nostro satellite naturale rimarranno nella storia della civiltà umana. Mezzo secolo dopo, il 18 febbraio 2021 le telecamere della Nasa seguiranno in diretta un altro importante passaggio nella storia dell'esplorazione spaziale: l'arrivo su Marte della missione statunitense Mars 2020 col suo rover Perseverance. L'atterraggio è previsto intorno alle 21,30 e si potrà osservarlo minuto per minuto sul canale Focus. E' la ventunesima missione americana sul pianeta rosso, il più simile alla Terra tra gli otto che girano attorno al Sole. Nessuna in precedenza aveva avuto una simile copertura televisiva, eppure anche in questo caso si tratta di una macchina progettata dall'ingegno umano. C'è anche la possibilità che le cose vadano male, la percentuale di fallimenti in situazioni simili raggiunge il 50 per cento; però l'obiettivo dichiarato degli Usa è costruire da quelle parti in un futuro prossimo una colonia, così Perseverance potrebbe essere direttamente propedeutica a centrare il risultato. Dunque, ecco l'enorme interesse e la decisione di trasmettere le immagini in tv.

Il suolo marziano
Il suolo marziano
Il suolo marziano

Ma non c'è solo l'America. Anzi: gli Usa in questi giorni sono arrivati buoni terzi al traguardo. Per primi - il 9 febbraio - sono giunti a destinazione gli Emirati Arabi Uniti (al loro esordio assoluto) con la loro "Hope" (impresa seguita in diretta da Ansa Scienza), la sonda che nei giorni scorsi da una distanza di quasi 25mila chilometri ha cominciato a trasmettere le affascinanti immagini del vulcano più alto di tutto il Sistema solare, il Monte Olimpo, circa 25mila metri di altezza. Praticamente tre volte l'Everest. Poi il 10 è stata la volta della Cina con la sua "Tianwen-1", che significa "ricerca della verità celeste", prima nella storia ad aver viaggiato con un orbiter, un lander che sbarcherà sul pianeta e un rover che camminerà sulla sua superficie per studiarne composizione e caratteristiche. Ma questo avverrà a maggio, tre mesi da ora (sarà il secondo Paese a raggiungere questo risultato). Nel frattempo la sonda girerà attorno al pianeta per incamerare dati sulla sua meteorologia. Stesso obiettivo di Hope, che resterà in orbita per un anno marziano, 687 giorni. Gli Stati Uniti invece hanno accelerato i tempi e fra pochi giorni esploreranno ancora una volta (è il quinto rover ad arrivare sul pianeta) un terreno arido e freddo un tempo, forse, ricco di acqua. L'obiettivo è riportare i campioni di terreno sulla Terra entro il 2031 in collaborazione con l'Agenzia spaziale europea (Esa). Poi si penserà alle colonie.

Tutt'e tre le missioni sono partite lo scorso luglio a pochi giorni l'una dall'altra approfittando di una finestra temporale positiva, grazie a quel particolare allineamento tra la Terra e Marte che ogni due anni rende più abbordabile, se così si può dire, il viaggio. Una sorta di intasamento sulle strade spaziali che segna un momento fondamentale e storico nell'esplorazione dell'Universo. La Cina è la sesta potenza mondiale a raggiungere Marte dopo gli Stati Uniti, l'Unione Sovietica, l'Europa (che quest'anno ha dato forfait rinviando al 2022 la missione ExoMars in collaborazione con la Russia), l'India e gli Emirati Arabi. L'obiettivo è approfondire la conoscenza del pianeta e trovare finalmente, nel caso esistano, le tracce di vita che da secoli si presume siano presenti (o più probabilmente lo siano state) da quelle parti.

Le immagini dell'atterraggio di Perseverance - nel caso tutto vada come previsto - arriveranno con un ritardo di circa 11 minuti, il tempo necessario a percorrere l'enorme distanza che ci divide dal pianeta (al momento poco meno di 200 milioni di chilometri) e che rende impossibile il pilotaggio manuale da Terra, dunque le manovre saranno eseguite in modo automatico nella speranza che non sorgano problemi. Non un'impresa semplice, perché attorno al pianeta si trovano già sei sonde (tre statunitensi, due europee e una indiana) ma ben di più non sono riuscite a centrare il bersaglio, per non parlare poi dei mancati "ammartaggi": sul suolo rosso sono diversi i rottami che rivelano i fallimenti di tante missioni passate. Sinora solo gli Usa hanno avuto capacità e possibilità di atterrare con successo: è accaduto otto volte a partire dagli anni Settanta con le due missioni Viking. Oggi sulla superficie del pianeta hanno ancora in attività un lander e un rover.

Se gli Emirati Arabi Uniti hanno l'obiettivo di raccogliere dati dettagliati sull'atmosfera, la Cina al momento fa girare la sua Tianwen-1 attorno al pianeta (il punto più vicino al suolo nei suoi vari passaggi non supera i 400 chilometri dall'orbita) dopo averla fatta viaggiare nello spazio per 202 giorni e 475 milioni di chilometri. Completerà un giro completo ogni 10 giorni terrestri, poi farà atterrare il rover che, alimentato con l'energia solare, nei successivi tre mesi raccoglierà dati sulle acque sotterranee e su possibili segni di vita antica. Nella discesa verso l'area chiamata "Utopia Planitia", dove già era arrivato il Viking 2 nel 1976, si servirà di paracadute, razzi a retroazione e airbag. Per il gigante asiatico è il secondo tentativo dopo quello fallito del 2011: le sue capacità sono in crescita, tanto che pochi mesi fa una macchina cinese ha portato sulla Terra rocce lunari per la prima volta dagli anni '70.

L'Europa intanto aspetta ma due sue recenti scoperte hanno suscitato il grande interesse della comunità scientifica: gli strumenti della sonda Tgo di ExoMars, la missione congiunta di Esa e della russa Roscosmos, durante una tempesta di polvere nel 2018 hanno rilevato sull'atmosfera di Marte in entrambi gli emisferi un gas mai visto prima, il cloruro di idrogeno, la cui presenza - questa l'ipotesi - potrebbe essere dovuta al sale marino presente sotto la superficie del pianeta, liberato in aria durante la stagione calda. Dunque davvero sul pianeta forse un tempo c'erano vaste distese di acqua (oceani?) che col tempo sono scomparse. Evaporate per disperdersi nello spazio.

Le tre missioni in corso contemporaneamente in questi giorni potrebbero dare nuove risposte a quesiti vecchi e recenti. Poi l'uomo andrà di persona a controllare.
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