Quando la vita imita il cinema: la storia di don Andres Arango sembra ispirata a “Immaturi”, il film italiano del 2011 in cui attempati professionisti si vedono annullare per un improbabile cavillo il diploma di maturità, a distanza di decenni, dovendo tornare sui libri per ripetere l’esame e non perdere anche la laurea. Solo che nella vicenda di don Arango, ambientata a Phoenix, Arizona, è tutto vero. Ma qui a venire annullati sono centinaia, forse migliaia di battesimi celebrati in chiesa. E quindi, a cascata, anche molte cresime e persino matrimoni.

Se non fossero disponibili conferme da fonti sicure, verrebbe da pensare a una bufala. Ma basta dare uno sguardo al sito web della diocesi di Phoenix (www.dphx.org) per vedere quanto la cosa venga presa sul serio. Il fatto è che don Andres, sacerdote di origini colombiane che da tempo svolge il suo servizio pastorale negli Stati Uniti, attualmente nella parrocchia di St. Gregory, battezzava i bambini con una formula sbagliata. Non “Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, ma “Noi ti battezziamo”. In inglese “We”, anziché il singolare “I”.

Non è un errore da poco o di mera forma. Non per la Chiesa cattolica. Con quella formula, il sacramento del Battesimo non è valido. Come se non fosse mai stato amministrato. Dire “Io ti battezzo” implica che ad accogliere il nuovo cristiano nella Chiesa è Cristo stesso, che agisce per mezzo del sacerdote. Usare il “Noi” attribuisce quell’azione alla comunità. Ed è cosa ben diversa.

La spiegazione teologica

“I sacramenti sono quanto di più prezioso possiede una comunità di fede: il modo in cui li si celebra non è nella disponibilità del singolo”, spiega don Mario Ledda, canonico del Capitolo metropolitano di Cagliari. “Quelle formule si utilizzano da duemila anni. Non è che uno si sveglia e cambia le parole a suo piacimento”. Ma perché, che cosa succede in quel caso? “Cambia la stessa struttura teologica del sacramento. Nel Battesimo, i gesti e le parole del sacerdote rappresentano Gesù Cristo. Se diciamo “noi”, chi sarebbe questo noi? La parrocchia, la comunità, chi? Quale sarebbe il senso?”

Il Vaticano la pensa esattamente così. Quando è emerso il caso di don Arango (come sia emerso, e perché solo ora, non è stato chiarito), la diocesi ha interpellato la Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha ribadito quanto affermato, in via generale, già nel 2020: “Dire ‘noi ti battezziamo’ non trasmette il sacramento del Battesimo. I ministri devono lasciare che Gesù parli attraverso di loro”. E rispetto ai casi specifici di Phoenix, ha confermato che i sacramenti amministrati da don Arango non sono validi.

Questa e altre risposte sono state pubblicate dalla diocesi sul suo sito, in una sezione apposita dove è possibile compilare anche un form per essere ricontattati e convocati per un nuovo battesimo. Ci sono persino le Faq, le domande più frequenti ai dubbi che possono sorgere da questa situazione: come quelle che ci siamo abituati a consultare sul sito del governo italiano in tempi di Covid. Il senso complessivo è: se siete stati battezzati da don Arango, anche nelle sue precedenti esperienze parrocchiali, dovete ripetere il sacramento.

Dopodiché però possono nascere vari dubbi. Da quelli teorici, sul motivo dell’invalidità, a quelli più pratici (“come faccio a sapere se sono stato battezzato da lui?”). Se per esempio, a proposito della nuova celebrazione, la domanda è: “Dovrò avere gli stessi padrini?”, il sito spiega che non è obbligatorio. “Questo fatto invalida la mia cresima, o quella di mio figlio?”: in questo caso la risposta è “sì, un battesimo valido è richiesto per ricevere validamente la cresima”. Ma non è possibile essere sempre così netti. Al quesito “Questo fatto invalida il mio matrimonio?”, la replica è: “Forse! Purtroppo non c’è una sola risposta chiara, ma molte variabili”. Segue il numero di telefono del tribunale ecclesiale, per avere ulteriori delucidazioni.

Le dimissioni del sacerdote

Il caso è esploso pubblicamente a metà gennaio del 2022. Alla fine di febbraio, già decine di persone di varie età avevano ripetuto il battesimo, in varie parrocchie. Qualcuno con lo stesso don Andres: il sito americamagazine.org ha raccontato che il 24 febbraio il sacerdote è ritornato nella parrocchia da cui, in accordo col vescovo Thomas J. Olmsted, si era dimesso il primo del mese dopo la scoperta del suo clamoroso errore. Quella sera ha amministrato il sacramento a una dozzina di fedeli.

Arango non ha lasciato la tonaca, ma è comprensibilmente molto colpito. “Sono profondamente addolorato per il mio errore”, ha scritto in un messaggio pubblicato sul sito della diocesi e rivolto ai suoi ex parrocchiani, “chiedo sinceramente scusa per gli inconvenienti che ho causato e invoco la vostra preghiera, il vostro perdono e la vostra comprensione”. Per altro i fedeli che lo conoscono, intervistati dai media locali, hanno elogiato l’umanità e le capacità pastorali di don Andres, che a quanto pare è stato un prete molto amato dalla gente.

Don Mario Ledda (foto archivio L'Unione Sarda)
Don Mario Ledda (foto archivio L'Unione Sarda)
Don Mario Ledda (foto archivio L'Unione Sarda)

Neppure il sito della diocesi, però, spiega che cosa succederebbe a chi, battezzato invalidamente, non venisse a sapere di questa vicenda e non potesse provvedere. “Ma figuriamoci se l’amore di Dio inciampa su una cosa simile”, rassicura don Ledda, “certo Nostro Signore non abbandonerà chi si trovasse in questa situazione. Però, per chi invece viene a saperlo, è giusto che la Chiesa chieda di ripetere il sacramento. È una garanzia per lo stesso cristiano”. Si tratta, comunque, di un episodio veramente insolito: “Nella mia esperienza di sacerdote non ho mai sentito niente di simile”, riprende il prete cagliaritano. “Al massimo qualcuno, alla fine della messa, anziché dire ‘Vi benedica Dio Onnipotente…’ talvolta ha detto ‘Ci benedica’: ma non è una variazione grave. Invece sulle formule essenziali – conclude don Ledda – non ho mai saputo che qualcuno si sia preso delle libertà”.  

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