Una tradizione lunga ottocento anni: era il 1223 quando San Francesco, di rientro dalla Palestina, volle riproporre la scena della Natività assegnando così al presepe un anno di nascita. Si tratta però solo di un lontano antenato di quello che conosciamo oggi, che sia un’installazione artistica, un classico napoletano, o quello replicato con le statuine di plastica dei megastore. A Greccio, borgo in provincia di Rieti, che oggi conta 1500 abitanti, non c’era la Natività, San Giuseppe, Madonna e Bambino, ma solo una mangiatoia, l’asino e il bue. Secondo le agiografie, durante la messa sarebbe apparso un bimbo in carne e ossa che San Francesco prese in braccio ed è questa la scena riprodotta in un affresco di Giotto della basilica superiore di Assisi. Sono numerose le iniziative legate alla ricorrenza degli 800 anni del presepe. Qualche giorno fa il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha inaugurato a Montecitorio, i tre presepi di Greccio, Verona e Napoli allestiti nella Galleria dei presidenti, mentre sempre a Roma, nel foyer del teatro dell’Opera, sono stati esposti 16 presepi realizzati da altrettante scuole del Lazio. Anche il presepe artistico inaugurato in piazza San Pietro richiama la ricorrenza e vede al centro San Francesco con in braccio il Bambinello. Italia Nostra ha lanciato una campagna per valorizzare i presepi artistici del territorio ed è uscito un film, “La stella di Greccio” di Arnaldo Casali che racconta quella notte di Natale del 1223.

Il presepe ispirato a San Francesco in piazza San Pietro (Foto Ansa)
Il presepe ispirato a San Francesco in piazza San Pietro (Foto Ansa)

Il presepe ispirato a San Francesco in piazza San Pietro (Foto Ansa)

Da Greccio a Napoli

I due presepi più antichi che possono essere ammirati ancora oggi sono quelli esposti nella basilica di Santa Maggiore a Roma (opera di Arnolfo Di Cambio) e nella basilica di Santo Stefano a Bologna (attribuito a un anonimo Maestro del Crocifisso) entrambi risalenti alla fine del tredicesimo secolo. La tradizione, con tutta la sua carica simbolica, si diffonde tra il Cinquecento e il Seicento quando arriva nel Regno di Napoli dove sarebbe nato il presepe moderno che raggiunge il suo massimo splendore nel Settecento.

Il cuore di questa tradizione oggi in Italia (che conta molte e importanti scuole come quella bolognese e veneziana), batte più forte a Napoli dove c’è un’intera via, San Gregorio Armeno –diventata ormai un’attrazione turistica - che ospita le botteghe artigiane, specializzate nel presepe partenopeo classico. Che ha i suoi precisi simboli, replicati anche nelle statuette commerciali e le immancabili citazioni dell’attualità. Quest’anno per esempio, la statua più ricercata in assoluto è quella di Jannik Sinner che ha superato i calciatori del Napoli, complice la stagione non esaltante. Tra i politici Giorgia Meloni e Matteo Salvini ma sono anche in ripresa le quotazioni di Silvio Berlusconi, dopo la sua scomparsa, mentre Maradona non manca mai.

I simboli

Secondo la scuola tradizionale per costruire un buon presepio servono 72 elementi (nella Smorfia è il numero della Meraviglia) su tre scenari, la grotta, i pastori e la taverna. Tra gli elementi immancabili, il pozzo che rappresenta l’oscurità, la fontana con la donna, citata nei vangeli apocrifi, il ponte che è il passaggio, il fiume che rappresenta il tempo, la locanda che simboleggia il peccato sotto due aspetti, la cacciata di Giuseppe e Maria che cercavano rifugio e il crocevia di prostituzione e loschi affari del Settecento.

Tra i personaggi i Magi che devono raggiungere la grotta solo il 6 gennaio, le lavandaie, i pescatori – con evidente richiamo evangelico – i venditori di cibo (12, uno per ogni mese dell’anno), i mendicanti. Tra i fondamentali pastori il primo è quello della meraviglia, con braccia e bocca spalancate davanti alla manifestazione del Divino. E poi c’è Benino, il pastorello dormiente che simboleggia l’intera umanità indifferente e capace di avvicinarsi alla spiritualità solo nell’inconsapevolezza del sogno.

Uno dei presepi allestiti a Berchidda per Notte de Chelu (Foto De Roberto)
Uno dei presepi allestiti a Berchidda per Notte de Chelu (Foto De Roberto)

Uno dei presepi allestiti a Berchidda per Notte de Chelu

In Sardegna

In Sardegna la rappresentazione della Natività ha una forte impronta francescana, sono numerosi i presepi artistici, ogni città e paese ha il suo. Tra i più noti a Cagliari quello di Fra’ Lorenzo nel convento dei Cappuccini e quello floreale dell’Orto botanico con le statue in terracotta della tradizione asseminese tra le vegetazione, il presepe di pane a Olmedo e quello a grandezza naturale tra le vie di Stintino mentre a Berchidda si è costruita un’intera manifestazione “Notte de Chelu”, sull’onda delle canzoni natalizie di Pietro Casu. Dopo la due giorni dell’Immacolata le otto ricostruzioni della Natività restano nei rioni fino all’Epifania.

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