La fonte energetica del domani? Il carbone. Sì, almeno per quanto riguarda il futuro più prossimo. Il combustibile che ha scaldato e mandato avanti il mondo dalla fine del diciottesimo secolo (e che dall’inizio del terzo millennio ha visto crollare lo sfruttamento sull’onda dei provvedimenti ambientalisti per la riduzione delle emissioni in atmosfera dei anidride carbonica) nel 2022 ha registrato un nuovo record di sfruttamento toccando quota 8 miliardi di tonnellate.

Un “revival” tanto incredibile fino a pochi anni fa, quanto scontato nel 2022, all’indomani della crisi energetica che ha generato una carenza mondiale di gas e petrolio. Agevolato anche dalle infrastrutture ancora capaci di utilizzare il carbone come fonte energetica: basti infatti pensare che nel 2010 circa il 40% dell'energia elettrica mondiale è stata prodotta bruciando carbone e le riserve accertate ammontavano ad almeno 300 anni di produzione.

Il bilancio

L’anno che sta per concludersi registrerà, secondo l’ultimo rapporto dall’Agenzia internazionale per l’energia, un consumo globale di carbone in crescita dell’1,2% Non solo, nel report l’Aie stima anche che il consumo debba rimanere a livelli stabili almeno fino al 2025, considerato che la progressiva ridiscesa della domanda attesa per i prossimi anni nei mercati occidentali sarà compensata dalla continua richiesta nelle economie asiatiche emergenti. Il tutto si tradurrà in un quasi incredibile ritorno indietro nel tempo per l’ambiente, con il carbone che continuerà a essere di gran lunga la più grande singola fonte di emissioni di anidride carbonica del sistema energetico globale.

Piano di emergenza

Il “ritorno di fiamma” per il carbone non è difficile da spiegare: l’aumento dei prezzi del gas naturale durante la crisi energetica globale, ha costretto i Paesi industrializzati a cercare in fretta e furia fonti energetiche alternative per la produzione di energia elettrica. Il tutto nonostante il rallentamento della crescita economica e il contemporaneo boom di produzione da rinnovabili.

«Il mondo è vicino a un picco nell’uso di combustibili fossili, con il carbone destinato a essere il primo a diminuire, ma non ci siamo ancora arrivati», ha affermato Keisuke Sadamori, direttore dei mercati energetici e della sicurezza della Iea.

Futuro

«La domanda di carbone resiste e probabilmente quest’anno raggiungerà il massimo storico, spingendo verso l’alto le emissioni globali. Allo stesso tempo, ci sono molti segnali che la crisi odierna sta accelerando la diffusione delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e delle pompe di calore, e questo modererà la domanda di carbone nei prossimi anni. Le politiche governative saranno fondamentali per garantire un percorso sicuro e sostenibile».

L’Europa, pesantemente colpita dalle riduzioni dei flussi di gas russo, aumenterà il proprio consumo di carbone per il secondo anno consecutivo. Tuttavia, entro il 2025, la domanda europea di carbone dovrebbe scendere al di sotto dei livelli del 2020.

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