Il caos era stato previsto e caos alla fine è stato. La giungla dei diritti di trasmissione del calcio è riuscita infatti a disorientare per mesi i tifosi italiani sbriciolando l'offerta a tal punto da aver insoddisfatto quasi tutti al fischio d'inizio di questa nuova stagione. Tra malfunzionamenti tecnici, scarsa informazione e poca organizzazione, ad aver pagato il prezzo più salato (e non solo economicamente) sono stati per ora gli utenti, pronti a tutto per seguire la squadra del cuore e per questo motivo le prede più facili delle schermaglie di potere dei grandi network televisivi.

La realtà di oggi, dura o meno che sia per chiunque, è che Dazn e la sua offerta web saranno per gli appassionati del pallone un riferimento inamovibile per questa e per le prossime tre stagioni. Ed è qui che le perplessità di molti si sprecano. Il nostro Paese è pronto a questa epocale svolta tecnologica? Clienti e infrastrutture digitali riusciranno ad adeguarsi al passaggio del calcio dai televisori agli smartphone e ai tablet?

L'esordio disastroso sembrerebbe aver confermato le previsioni più pessimistiche: i server di Dazn sono crollati più volte e per gli spettatori di Inter-Genoa e Verona-Sassuolo gli anticipi del venerdì si sono rivelati un calvario con disservizi continui e scarsissima qualità delle immagini.

La rabbia dei tifosi/clienti si è così sfogata sui social mescolandosi come spesso accade all'ironia di chi ha bocciato senza appello il calcio su internet.

Certo, mezza Italia era ancora in vacanza e milioni di persone lontane da casa si sono perciò incollate a smartphone e telefonini per guardare le partite mettendo sotto forte stress la rete, ma le alternative casalinghe erano comunque, e sono tuttora, poche e dispendiose. Chi vuole, infatti, potrebbe sostituire il decoder Sky con quello messo a disposizione da Tim Vision (quasi trenta euro per vedere tramite connessione internet tutta la serie A e la Champions league trasmessa da Infinity di Mediaset ), ma l'idea di cambiare le sicurezze di sempre con l'incertezza di una nuova piattaforma potrebbe piacere a pochi.

Di sicuro in tanti se lo saranno però chiesto: è proprio questo il calcio del futuro? Le tecnologie più avveniristiche ci hanno fatto fare un paradossale salto indietro di venti anni? Saremmo costretti ad aspettare mesi, forse anni, prima di rivedere il calcio in comodità come eravamo abituati fino all'anno scorso?

Qualcuno in Sardegna si è già dato una risposta. Basti pensare agli sfortunati tifosi ogliastrin che hanno sperimentato sulla propria pelle i servizi telefonici scadenti forniti sul territorio per supportare le dirette streaming di Dazn. Il 5G, si sa, è un miraggio a beneficio dei centri più ricchi e popolosi, ma nei giorni scorsi non è bastato neppure il meno performante 4G a garantire una visione continua e senza intoppi. E' prevedibile che le stesse disavventure abbiano interessato anche i residenti di mezza Isola, snobbata in gran parte dalle connessioni di ultima generazione.

Sì, il “digital divide” ha colpito ancora. Il divario tecnologico tra i grossi territori metropolitani e le periferie delle provincia italiana sta spaccando anche i tifosi del Paese tra quelli di serie A e i fratellastri di serie B. Un solco che si spera possano colmare in qualche modo i locali pubblici autorizzati a trasmettere le partite di campionato. Possibilità garantita tuttavia sul filo di lana, quando a poche ore dagli anticipi del venerdì le acerrime rivali Dazn e Sky si sono accordate a sorpresa per assicurare a pub, bar, circoli e ristoranti un canale dedicato sulla piattaforma satellitare. Un sospiro di sollievo per tanti, ma anche la conferma che in questa guerra fredda tra colossi dell'etere le uniche vittime sono state le tifoserie. Utenti che metterebbero volentieri in stand by il calcio tecnologico online e vorrebbero solamente tornare alle vecchie abitudini di un tempo, quando gli stadi erano sempre a portata di telecomando.

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