La rivoluzione energetica in Sardegna potrebbe avere una marcia in più grazie all’idrogeno. Da un lato la Regione e dall’altra alcune aziende private stanno infatti puntando decisamente sulla produzione di idrogeno con l’obiettivo anche di accelerare nella realizzazione di un obiettivo molto importante per l’Isola: l’autonomia energetica. L’assessora regionale dell’Industria Anita Pili, infatti, ha annunciato di recente la volontà di finanziare i centri di produzione e distribuzione di idrogeno verde. È già online l’avviso per partecipare al bando promosso dalla Regione: la manifestazione di interesse deve essere presentata entro 30 giorni esclusivamente tramite posta elettronica certificata (Pec) all’indirizzo bandienergia@regione.sardegna.it, è stato spiegato dall’Ufficio stampa della Regione. “Ci rivolgiamo ai soggetti pubblici e privati che hanno la volontà, l’interesse o la disponibilità a investire su siti dismessi del territorio regionale e da finanziare nell’ambito del Pnrr - ha spiegato l’assessora dell’Industria Anita Pili – nell’Isola sono presenti diversi siti industriali con territori idonei per lo sviluppo di progetti per la produzione e che rispondono ai requisiti del ministero della Transizione ecologica”.

Il passaggio all’idrogeno

La conversione delle fonti fossili in energia verde e quindi anche nell’utilizzo dell’idrogeno è una delle indicazioni messe in atto dall’Unione europea per la transizione e anche il premier Mario Draghi, al rientro dalla missione algerina per il gas, ha annunciato la volontà di premere l’acceleratore sul fronte dell’idrogeno verde. “La Regione ha già individuato l’idrogeno come vettore energetico strategico nel suo Piano energetico regionale 2015-2030 e l’accesso al bando offrirebbe l’opportunità di avviare la realizzazione di un’economia supportata dall’idrogeno”, ha ricordato poi nei giorni scorsi l’assessora Pili.

Qualcosa si muove dunque anche in Sardegna, dove non ci sono solo i propositi ma anche progetti che sono già operativi o lo diverranno tra breve. È il caso ad esempio della proposta di Italgas. Il progetto sarà operativo nel 2023 e prevede un’attività pilota a livello nazionale per realizzare un impianto di produzione di idrogeno verde. Si basa sulla tecnologia Power to gas e vedrà la luce nell’area industriale di Sestu dove sarà sistemato un impianto di produzione di energia elettrica rinnovabile da utilizzare poi per alimentare l’elettrolizzatore in grado di produrre ossigeno e idrogeno partendo dall’acqua. Il progetto viene portato avanti da Italgas insieme al Politecnico di Torino e al Centro ricerche Crs4, l’agenzia regionale dedicata all’innovazione e guidata oggi da Giacomo Cao. “Abbiamo deciso di promuovere questo progetto pilota in Sardegna - ha precisato l’amministratore delegato di Italgas Paolo Gallo di recente a margine di un incontro nell’Isola - che ha lo scopo di produrre idrogeno verde da fonti rinnovabili, perché qui abbiamo le reti più avanzate a livello nazionale, perché sono le più nuove e sono nate già con l’idea di essere completamente digitali e predisposte in futuro per la distribuzione anche di gas diversi dal metano. Pensiamo, ad esempio, in particolare al bio metano, che potrà essere disponibile nei prossimi anni e poi, quando i costi saranno economicamente sostenibili, anche all’idrogeno”. L’obiettivo è quello di realizzare appunto un piccolo impianto fotovoltaico che produrrà idrogeno attraverso un processo di elettrolisi, che verrà poi stoccato e utilizzato per la mobilità urbana, ad esempio per gli autobus di Sestu. “Infine, si utilizzerà l’idrogeno mescolato con il metano nelle nostre reti, per servire i clienti allacciati alla nostra rete - ha aggiunto Gallo - il progetto l’abbiamo già ingegnerizzato e ora siamo in una fase autorizzativa e speriamo già nel corso di quest’anno di avviare la cantierizzazione. La costruzione richiederà un anno, un anno e mezzo e potrebbe vedere la luce nel 2023, in modo da iniziare con le prime sperimentazioni”.

La ricerca

Il piano di produzione dell’idrogeno, peraltro, potrebbe essere anche un’ottima alternativa per risolvere le necessità di stoccaggio di prodotti energetici. “Abbiamo un approccio di capillarità delle reti per una connessione facile dai punti di immissione dell’idrogeno e in più stiamo facendo in Sardegna dei progetti di ricerca importanti per andare a testare la produzione di idrogeno verde con molteplicità di usi. E abbiamo un progetto – ha ribadito di recente Gallo – in fase autorizzativa, che speriamo di avviare nella costruzione già nell’anno in corso, di una produzione di idrogeno verde in Sardegna da fonte rinnovabile e fotovoltaico per sperimentarlo in vari usi: dalla mobilità alla miscelazione con il gas naturale e per le industrie che hanno maggiori difficoltà nella decarbonizzazione. Dobbiamo investire in ricerca e sviluppo per mantenere una filiera all’interno dell’Italia. Il ruolo del distributore sia di biometano sia di idrogeno verde è importante soprattutto alla luce dell’obiettivo di riduzione del gas dalla Russia”.

Pannelli fotovoltaici notturni

Ci potrebbe essere poi anche un’altra opportunità per il futuro energetico del nostro Paese e anche dell’Isola, in una logica di produzione diffusa con mini impianti da sistemare nelle abitazioni con un impatto ambientale ridotto ai minimi termini. È dei giorni scorsi infatti la notizia che presto potranno arrivare sul mercato il primi pannelli solari in grado di produrre energia sia di giorno che di notte, senza necessità di batterie per immagazzinarla e utilizzarla nelle ore di buio. Anche perché uno dei problemi di quest’ultimo periodo è proprio la produzione delle batterie vista la carenza di alcune materie prime nella catena di fabbricazione.

I ricercatori della Stanford University hanno realizzato, con componenti facili da reperire, i primi pannelli solari in grado di produrre energia anche di notte, come rivela lo studio pubblicato sulla rivista Applied Physics Letters. Non solo. I nuovi sistemi possono essere anche utilizzati per integrare sistemi produttivi di energia già esistenti, quindi banalmente essere applicati a vecchi pannelli già in funzione. Il dispositivo, come raccontano i ricercatori, sfrutta il calore generato dalla terra, un’energia tanto intensa quanto quella che arriva sul nostro pianeta dalle radiazioni solari.

Durante la notte, infatti, le celle fotovoltaiche si raffreddano, raggiungendo una temperatura di alcuni gradi al di sotto di quella dell'aria circostante: è proprio questa differenza di temperatura che i ricercatori sono riusciti a sfruttare per produrre elettricità anche nelle ore di buio. Durante le ore diurne, invece, il dispositivo è in grado comunque di fornire energia aggiuntiva alle celle solari convenzionali funzionando al contrario. La potenza viene calcolata in 50 milliwatt per metro quadro.

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