Ogni anno sembra l’ultimo, ma purtroppo ancora così non è. L’ora legale, che regala giornate ancora più lunghe con l’arrivo della primavera, è tornata l’ultima domenica di marzo e andrà avanti per sette mesi. Il ritorno all'ora solare è in programma per domenica 23 ottobre e per i sostenitori dell’ora legale tutto l’anno sarà un’altra giornata triste. Perché è ancora in stand by il progetto europeo, concepito nel 2018, di un orario unico per tutto l’anno. Una risoluzione che era stata approvata con il voto favorevole di oltre l’80% degli Stati membri, a cominciare da Francia e Germania mentre l’Italia non è mai stata (ufficialmente) tra i fautori dell’orario unico. Eppure l’ora legale ha sempre prodotto un consistente risparmio energetico, particolarmente prezioso di questi tempi: un miliardo e 700 milioni di euro solo tra il 2004 e il 2020. Solo nel 20220, giusto per avere un’idea, secondo le stime di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, nei sette mesi che in cui sarà in vigore l’Italia risparmierà oltre 190 milioni di euro, grazie a un minor consumo di energia elettrica pari a circa 420 milioni di kilowattora che equivalgono al fabbisogno medio annuo di circa 150 mila famiglie. Previsto inoltre anche un beneficio ambientale quantificabile nella riduzione di circa 200 mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

Gli esperti

Di fronte all’evidenza di questi effetti, sia sul piano economico che ambientale, perché allora l’Italia non decide per un orario unico? La risposta è che la comunità scientifica è divisa sull’opportunità o meno di un cambiamento. Da sempre, infatti, sono contrastanti i pareri degli esperti sugli effetti psicofisici del cambio d’ora due volte l’anno. Chi è favorevole all’abolizione dell'ora legale sostiene che sia una fonte di stress, soprattutto nel momento del ritorno all'ora solare quando si dorme un’ora di più ma le giornate presentano un’ora in più di buio. Viceversa il passaggio all’ora legale produrrebbe l’effetto di un piccolo jet-leg. Da qui i consigli degli esperti che, per mitigare il passaggio dall'ora solare a quella legale, suggeriscono di andare a letto sabato sera un’ora prima lasciando da parte dispositivi elettronici, tv e telefonini e consumando pasti leggeri in modo da favorire il riposo e attutire l’impatto di un'ora di sonno in meno. Questioni di lana caprina, si dirà. In realtà il problema è molto più politico di quanto non appaia.

La contesa è molto accesa ma al momento nulla è cambiato. L’Italia non modifica il cambio d’orario in vigore da decenni. Il fatto che non si sia ancora deciso indica una grande frattura all’interno dell’Ue, tanto che il Parlamento UE nel frattempo ha deciso che ogni Stato potrà decidere se adottare il doppio sistema dell'ora solare/legale, oppure se mantenerne uno fisso, come hanno intenzione di fare i paesi nordici. Il risultato sarà di dover cambiare il fuso orario viaggiando da Milano o Roma a Oslo o Stoccolma, o anche da e per Parigi, dal momento che la Francia, dopo un dibattito presso l’Assemblea Nazionale (il loro Parlamento), ha deliberato per il bando del cambio orario.

E l’Italia?

Il nostro Paese si è schierato, insieme ad alcuni altri del bacino Mediterraneo come Spagna e Grecia, per esempio, a favore del sistema attuale, perché permetterebbe più vantaggi nello sfruttamento delle giornate e un minor dispendio energetico: spostare in avanti di un'ora le lancette nel periodo estivo, quando il sole sorge alle 4.30 e tramonta alle 20, permette infatti di avere luce dalle 5.30 fino alle 21, allungando di fatto il periodo a disposizione per attività all'aria aperta, nei locali, a vantaggio quindi del turismo e anche del benessere generale. Consente, poi, di ridurre in consumi di energia elettrica in una fascia oraria in cui la gente è sveglia, come dalle 20 alle 21. Al momento del dibattito nel Parlamento europeo c'era stata una spaccatura. Ma lasciare che ciascuno Stato decida per sé è rischioso, con la conseguenza che da Paese a Paese si potrebbe essere costretti a dover modificare l’ora.

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