Il più grande fotoreporter di guerra diceva, ogni volta che raccontava al mondo un’altra tragedia, «spero di rimanere disoccupato fino alla fine della mia vita». In realtà amava perdutamente il suo lavoro Robert Capa, e le sue immagini, in un bianco e nero stupefacente, sono diventate giustamente leggenda.

Oltre cento scatti del fotografo ungherese naturalizzato statunitense sono esposti a Cagliari, al Palazzo di Città, fino al 6 ottobre. Una mostra – organizzata dall’amministrazione comunale, con Silvana Editoriale e il contributo della Fondazione di Sardegna, curata da Marco Minuz – da non perdere.

C’è la celeberrima foto datata 1936, Cordova, che ritrae un soldato dell’esercito repubblicano, fucile in mano, nell’attimo in cui viene ucciso, centrato in pieno da un proiettile sparato dai franchisti. La foto fu pubblicata sulla copertina di Life e rese il suo autore una star.

«Se le tue foto non sono abbastanza buone, significa che non eri abbastanza vicino», diceva. «La miglior foto, la miglior propaganda, è la verità».

Nella retrospettiva in mostra ci sono la guerra civile spagnola, poi quella tra Cina e Giappone, la Seconda guerra mondiale con la presenza di Capa in Italia, e le splendide foto siciliane (quella del pastore e del soldato al termine della battaglia di Troina è un altro cult), Berlino e la fuga dal nazismo, lo sbarco in Normandia, il periodo parigino, la Russia del secondo dopoguerra, la proclamazione dello Stato d’Israele, il Vietnam, dove Capa morì nel 1954 (aveva 41 anni) saltando su una mina.

Guardando gli scatti, si scopre anche la sua affascinante e temeraria esistenza, il suo primo grande amore per la collega tedesca Gerda Taro (morta a 26 anni travolta da un carro armato in Spagna e diventata anche lei mito), la creazione nel ‘47 dell’agenzia cooperativa Magnum a New York con Henri Cartier-Bresson, David "Chim" Seymour, George Rodger e William Vandivert, la sua vita bohemienne – le uscite notturne, il gioco d’azzardo, il bere e frequentare scrittori, pittori, musicisti, attori. Uno dei suoi amici, John Steinbeck, con cui andò in Russia, diceva che Capa era «in grado di catturare l’anima delle persone».

Esposte a Cagliari non ci sono solo immagini di guerra, ci sono quelle – ugualmente note – di Pablo Picasso in spiaggia, di Henry Matisse nel suo studio, di Ingrid Bergman sul set di Notorius, di Gary Cooper “equilibrista”, di Ernest Hemingway e Truman Capote in intensissimi primi piani.

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