Con il caldo estivo, come tutti gli anni, è boom di gelati, e cresce senza sosta il business di quelli artigianali, con i gelatai che hanno smesso di accontentarsi dei gusti classici e "sfidano" i palati con sapori sempre più originali. Soprattutto in Sardegna.

Se a Oristano, per esempio, si sperimenta il gelato alla vernaccia e al mostacciolo, a San Sperate va di moda il gusto pesca e pecorino; e c'è anche chi azzarda l'abbinamento pomodoro, culurgiones e corbezzolo.

Nell'Isola il settore può contare circa 550 imprese, numero in crescita perché il consumo di gelati si sta sempre più destagionalizzando.

La spesa pro capite annua di ogni sardo in gelati è di circa 80 euro.

Ottime anche le prospettive dell'export, che nell'Isola vanta una lunga tradizione, partita dalle gelaterie di Pula che negli anni '80 proponevano già gusti originali come "arrescottu e nuxedda" (ricotta e noci) o il "figu morisca" (il fico d'India).

La meta preferita del gelato italiano è la Germania, ma sono in grande crescita altri mercati, come quello statunitense, dell'Est Europa, dell'Estremo Oriente e dell'Australia.

Tra intolleranze alimentari e scelte di vita vegane sempre più frequenti, gli "artigiani" si sono dovuti adattare ai trend del momento, e ormai chiunque deve avere a disposizione il gelato vegano, senza glutine, senza uova, senza lattosio e senza zucchero.

Ma la vera forza del gelato artigianale sardo sta tutta nelle materie prime, rigorosamente fresche e locali.

(Redazione Online/L)
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