Sono Bari Sardo, Lotzorai, Belvì, Dualchi, Lodè, Lula e Desulo i primi sette paesi che hanno firmato i patti per la sicurezza urbana nella sede della Prefettura di Nuoro.

Comincia così a prendere corpo l'intesa con il Viminale per contrastare il fenomeno degli attentati agli amministratori locali in Sardegna, tutt'altro che scomparsi dalla visita del ministro dell'Interno Marco Minniti, a Nuoro, a gennaio.

Alla base dell'accordo c'è l'installazione dei sistemi di videosorveglianza in tutti i Comuni sardi.

"È un passaggio molto importante - ha commentato Ivan Mameli, sindaco di Bari Sardo -. Noi abbiamo chiesto l'attivazione di questo protocollo perché siamo uno dei paesi che non dispone di un servizio di telecamere adeguato".

"Ben vengano i primi passi di collaborazione dello Stato - gli fa eco Mario Calia, sindaco di Lula -. Noi siamo soli, esposti a tutto". "C'è sempre più necessità di monitorare quello che accade", le parole di Antonello Rubiu, sindaco di Lotzorai.

Secondo Carolina Bellantoni, prefetto di Nuoro, "è molto importante integrare i servizi della polizia dello Stato e i servizi locali attraverso questi sistemi: perciò stiamo incentivando al massimo l'attuazione del piano per la sicurezza integrata già firmato a Roma con questi piani attuativi".

In sette anni - secondo il rapporto annuale di Avviso Pubblico, l'organizzazione che si occupa di denunciare gli episodi di infiltrazione mafiosa negli enti pubblici - sono 220 gli atti di minaccia e intimidazione subiti dagli amministratori locali sardi.

Negli ultimi tre anni il fenomeno si è inasprito nell'Isola, con un picco registrato nel 2015, quando i casi censiti sono stati 50.

Solo nell'ultimo mese, gli episodi di Monserrato, Esporlatu e Bitti.

(Unioneonline/D)

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