Emergono nuovi agghiaccianti dettagli sull’omicidio di Manuel Careddu. Il diciottenne di Macomer dopo essere stato colpito da Christian Fodde alla testa è caduto a terra e ha detto: "Mi hanno infamato".

Era l’11 settembre di un anno fa e in riva al lago Omodeo si consumava uno dei delitti più inquietanti.

Nelle motivazioni della sentenza di condanna a 16 anni per i minorenni vengono ricostruiti movente, ideazione e realizzazione del delitto. Manuel Careddu era stato attirato in una trappola con la scusa di saldare un debito di droga.

È stata la diciassettenne (difesa dall’avvocato Giancarlo Frongia), l’unica che Manuel conosceva e di cui si fidava, a convincerlo a salire in auto per raggiungere "uno grande, il nome non te lo dico, lui ti darà i soldi". Quando la Fiat Punto si ferma, in auto resta solo la ragazzina. Gli altri si spostano, una processione verso la morte.

"Mentre Manuel gli camminava a fianco - scrivono i giudici - Fodde aveva preso il picco, facendo una giravolta su se stesso per non fargli vedere l’arnese, poi lo aveva colpito da dietro, al lato della testa. Manuel era caduto a terra, non aveva urlato, ma era riuscito a pronunciare solo poche parole".

Il resto è la cronaca di un delitto dove sono "tutti contro uno, un giovanissimo tossicodipendente, una persona fragile anche fisicamente". E mentre Fodde (condannato all’ergastolo in primo grado, Riccardo Carta a 30 anni e Matteo Satta a 16) finisce a colpi di badile il diciottenne, la fidanzata singhiozza in macchina. Ma quel momento di smarrimento dura un attimo perché, come scrivono i giudici nelle motivazioni, tra una canzone e una risata portano avanti il loro piano. "Cantavo per cercare di distogliere l’attenzione, per pensarci il meno possibile" dirà in seguito la minorenne. Dopo però pianificano il depistaggio delle forze dell’ordine, hanno addirittura una chat in cui concordano le versioni e l’alibi.

Valeria Pinna
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