Un'esecuzione efferata, un omicidio pianificato raccogliendo mezzi e persone. Un assassinio di estrema gravità organizzato da cinque persone, espressione di un impulso sproporzionato rispetto al bieco movente.

Così il giudice del Tribunale dei minori di Cagliari Michela Capone ha definito la tragica fine di Manuel Careddu, il diciottenne di Macomer attirato in trappola e ucciso l'11 settembre di un anno fa sulle sponde del lago Omodeo, dove era stato sotterrato; il giorno dopo il corpo era stato poi trasferito e sotterrato in un terreno alla periferia di Ghilarza.

È solo un passaggio delle motivazioni della sentenza di condanna racchiuse in 167 pagine per i due minorenni che due mesi fa sono stati condannati a sedici anni per l'omicidio, l'occultamento e la soppressione del cadavere di Manuel.

Il giudice ripercorre nei dettagli tutte le varie fasi della vicenda, partendo dalla scomparsa del giovane, per arrivare all'arresto dei cinque ragazzi, oltre ai due minori anche Christian Fodde, Riccardo Carta e Matteo Satta; questi ultimi tre sono stati condannati lo scorso 12 luglio rispettivamente all'ergastolo, trent'anni e sedici.

Nelle motivazioni sono citati grandi stralci delle intercettazioni per poi focalizzare i ruoli che i due minorenni hanno avuto.

Manuel era stato trascinato con l'inganno in un luogo isolato e di notte, si legge nelle motivazioni, per neutralizzare qualsiasi possibilità di scampo per un soggetto già in svantaggio personale. Un omicidio consumato con violenza inaudita.
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