L'anno orribile, l'anno del Covid che ha cambiato le nostre vite, aveva come colore simbolo il blu, scelto, come tradizione vuole, da Pantone. L'azienda del New Jersey, autorità assoluta in materia di colori, aveva accordato la sua investitura al Classic blue perché . Per non sbagliare, quest'anno il colore non sarà uno solo. Il "Color of the Year 2021" per Pantone sarà composto da due tonalità: un abbinamento che vuole trasmettere un messaggio di forza e speranza, duraturo ed edificante. Faremo dunque i conti con Ultimate Grey e Illuminating (giallo ottimista), due nuances che, abbinate, aiuteranno le persone a per far fronte a un mondo segnato dall'incertezza. Se questa combinazione di energia avrà dato buoni risultati lo sapremo solo a fine anno.

Torniamo quindi al blu e a un saggio di Michel Pastoureau, "Blu storia di un colore", tornato in libreria in ristampa nel gennaio del 2020 da Ponte alle Grazie. Al di là della sfortunata coincidenza con l'anno del Covid, il saggio dimostra con grande chiarezza come tutta la storia dei colori sia in realtà una storia sociale e non estetica: è la società che gli attribuisce una definizione, un significato, che costruisce i suoi codici e i suoi valori. Così è blu , come la bandiera dell'Europa Unita con la sua corona di stelle; è blu anche il simbolo della Nato con la rosa dei venti al centro; è azzurro pallido la bandiera delle Nazioni Unite. Il blu è di gran lunga il colore preferito da uomini e donne, indipendentemente dal loro paese, al punto che negli anni ne sono state inventate svariate tonalità. .

Ma non è sempre stato così, anzi. Per i primi essere umani il blu era un colore sconosciuto. Di recente si è scoperto che la parola "tehelet" della Bibbia, che si credeva significasse blu, vuole invece dire rosso porpora. Omero lo ignora, cita il bianco e il nero, fondamentali per distinguere il giorno dalla notte, ma se deve parlare di mare lo definisce "scuro come il vino". Per intenderci, a lungo i colori sono stati tre bianco, nero, rosso. Forse i primi esseri umani a distinguere chiaramente il blu furono gli egizi che lo utilizzarono per abbellire i loro oggetti, mentre per gli antichi greci e romani il blu aveva una connotazione fortemente negativa, tanto da essere associato agli spregevoli barbari. Il racconto di Pastoureau è come un viaggio attraverso il lento ma inesorabile capovolgimento dello sguardo sul blu. Si va dal disinteresse nelle società dell'antichità e dell'alto Medioevo; poi segue in tutti i campi un'ascesa progressiva e una considerevole valorizzazione dei toni blu a partire dal XII secolo, soprattutto nell'abbigliamento, nella vita quotidiana e nell'arte: basti pensare al lapislazzulo e al blu oltremare dei manti delle Madonne. Via via il blu si afferma e riflette i valori sociali, morali, artistici fino al periodo romantico. Per arrivare all'attuale trionfo. Indubbiamente un limite al successo del blu è stata la difficoltà di produrlo. Il principio colorante del "guado" (l'isatis tinctoria conosciuto come guado era usato dai Britanni per tingersi il volto di blu/azzurro e rendere così il loro aspetto più terribile in battaglia) era utilizzato dai Germani e dai Celti, mentre le popolazioni del Medio Oriente ricorrevano alle foglie più alte dall'indigofera tintoria.

Che cosa resta della lunga e ricca storia del blu? L'autore lo spiega nelle considerazioni finali: "La musica della parola è dolce, gradevole, liquida; il suo campo semantico evoca il cielo, il mare, il riposo, l'amore, il viaggio, le vacanze, l'infinito. Succede lo stesso in parecchie altre lingue: blue, bleu, blau sono parole rassicuranti e poetiche, che associano sempre il colore, il ricordo, il desiderio e il sogno. Esse sono presenti in un gran numero di titoli di libri ai quali bastano a conferire un fascino particolare, che nessun altro termine di colore potrebbe offrire".
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