Rottamata. La prima vettura immatricolata in Sardegna è diventata ferro vecchio. Restano il suo valore storico, qualche immagine e alcuni documenti. Come il libretto di circolazione della Decauville del 1905, la prima automobile ad aver avuto una targa in Sardegna. A ricostruire con passione e amore la storia di questa vettura è stato Angelo Melis, sessantenne presidente dell'associazione Automoto d'epoca Sardegna, che raduna un gruppo di appassionati impegnato da decine di anni nel recupero, nel restauro, nell'organizzazione di mostre mercato e convegni su tutto quanto ruota intorno ad auto e moto di interesse storico. "Durante il lookdown - spiega Melis, di professione funzionario delle Poste Italiane - ci siamo soffermati su una ricerca storica che ci ha impegnato per diverso tempo. Ma alla fine missione compiuta: abbiamo recuperato parecchio materiale di un certo interesse".

Se la prima automobile arrivata in Sardegna (la Vermorel della fine del 1800, ancor oggi perfettamente conservata da un imprenditore agricolo a Sestu) non fu mai immatricolata, la Decauville circolò regolarmente nelle strade dell'Isola: fu immatricolata dal Genio Civile nel 1906.Anche la Decauville era una vettura francese: "Il fatto che sia stata scelta questa marca transalpina - prosegue Angelo Melis - si spiega facilmente: il proprietario era l'ingegnere Achille Georgiades, direttore della miniera di Buggerru. L'impianto di estrazione apparteneva a una società con sede a Parigi, la Societé Anonime del Mines del Malfidano, che aveva un rapporto diretto con la fabbrica Decauville in quanto produttrice di componenti per le ferrovie minerarie: rotaie, piattaforme, scambi, vagoni e locomotive".

La storia della Decauville di Buggerru per tanti anni è stata raccontata con tante imprecisioni. Su tutte: quel modello non aveva la retromarcia. Per anni si pensava che a Buggerru fosse arrivato il modello Voiturelle del fine '800. Angelo Melis ha potuto colmare le lacune grazie a un ritrovamento eccezionale:"A Buggerru ho conosciuto la nuora dell'autista della miniera, che ha conservato il libretto di circolazione della vettura che abbiamo avuto modo di consultare". La prima curiosità riguarda la targa: "Soltanto nel 1927 - prosegue il presidente dell'associazione Automoto d'epoca Sardegna - nacque il Pubblico Registro Automobilistico, il Pra. Le Province in quegli anni ai fini de Codice della strada non erano identificate con le sigle che noi tutti oggi conosciamo, ma attraverso dei numeri. Quello riferito a Cagliari, per esempio, era il 13, così come per Sassari si utilizzata il 57 oppure per Torino il 65. Così alla Decauvile, come risulta dalle rare fotografie dell'epoca, venne assegnata la targa 13-1".

Con quella vettura decapottabile l'ingegner Georgiades si spostava all'interno della miniera di Buggerru. E sempre a bordo della vettura francese raggiunse la miniera di Funtana Raminosa a Gadoni, dove venne trasferito qualche anno dopo.

Esistono diverse immagini della prima vettura immatricolata in Sardegna. "Quella più famosa - prosegue Angelo Melis - ritrae il direttore della miniera seduto al volante della Decauville rimasta impantanata mentre percorreva la strada da Buggerru a Fluminimaggiore che spesso si ricopriva di sabbia a causa del vento e delle mareggiate: a togliere dai guai Georgiades furono alcuni contadini che trainarono la vettura con un gioco di buoi".

Nel museo sulla miniera di Buggerru, poi, è conservata la piattaforma girevole che evitava fastidiose manovre, retromarcia compresa, a chi era al volante di una vettura che pesava una tonnellata e mezzo e che, stando ai documenti originali, era un rarissimo e lussuoso modello 30/35 HP.

"La Decauville, in pratica, viaggiava sempre in marcia avanti - sorride Angelo Melis - grazie a questo congegno preso in prestito dal sistema ferroviario". Angelo Melis proporrà al Comune di Buggerru - Covid permettendo - di organizzare un convegno che ripercorra la storia di questa vettura unica legata a quella della miniera: "Nei tempi d'oro della miniera, Buggerru era chiamata la petit Paris per il forte influsso dei padroni della miniera nella vita sociale del paese purtroppo teatro di quello che si ricorda ancora oggi come l'eccidio di Buggerru: l'esercito fece fuoco contro i minatori in sciopero contro la riduzione della paura pranzo tra il turno di lavoro mattutino e pomeridiano: quattro operai morirono, tanti altri rimasero feriti". Una delle pagine più tristi della storia della Sardegna e del lavoro in Italia.
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