Tupperware, il flop dopo una storia meravigliosa
Prosperità andata avanti per 70 anniDal flop al flop, in mezzo una storia meravigliosa. Quando, nel 1946, Earl Silas Tupper inventò e iniziò a produrre quei contenitori in polietilene con un tappo ermetico, perfetti per conservare gli alimenti, sembrava avesse trovato l’idea del secolo. Eppure i supermarket degli Stati Uniti non riuscivano a venderli tanto che quattro anni dopo vennero ritirati dal commercio.
Ma se il prodotto era utile e innovativo, se davvero consentivano di conservare a lungo gli alimenti, allora una strada per risalire ci doveva essere: bisognava che le persone ne capissero l’utilità. E infatti fu una ex venditrice porta a porta della Stanley home, Brownie Wise, assunta da Tupper, a dare una svolta all’azienda. Iniziò a presentare i contenitori casa per casa e le vendite iniziarono ad aumentare esponenzialmente. Per le donne i fifties erano anni di emancipazione e Wise diede a mmigliaia di loro un lavoro redditizio e divertente. Parlavano alle casalinghe, organizzavano riunioni in casa e delle feste con torte, bandierine e palloncini. I Tupperware party diventarono un marchio di fabbrica e si rivelarono uno straordinario strumento di marketing, oltreché un fenomeno culturale. Per la Tupperware iniziò un boom che portò l’azienda ad espandersi in 100 Paesi con un rete di oltre due milioni e mezzo di venditrici. Quando nel 2010 venne quotata alla Borsa di New York, la Tupperware brands corporation fatturava oltre due miliardi e mezzo di dollari.
La prosperità andò avanti per 70 anni. Tra il 2015 e il 2019 si manifestarono le prime crepe, anche a causa della crescente concorrenza di prodotti simili, spesso più economici, offerti da competitor. Nel 2020 ci fu una prima ristrutturazione del debito finanziario e sembrò che anche la pandemia, quando tante persone furono costrette a restare a casa e conservare il cibo, potesse favorire una lieve ripresa dei fatturati. Fu così, ma nello stesso tempo accelerò una ulteriore crescita dei competitor e l’esplosione dei servizi di delivery: conservare il cibo in contenitori di plastica non era più l’unica opzione. L’esplosione di Amazon e dell’e-commerce, l’incapacità di Tupperware a seguire il ritmo dell’innovazione, restando ancorata ai propri sistemi di vendita, fece il resto.
Dal 2021 la discesa del fatturato si è fatta sempre più ripida. A metà agosto di quest’anno il gruppo aveva dichiarato di dovere ancora far fronte a problemi di liquidità importanti e di "dubitare della propria capacità di proseguire le attività. Dal 2022 non pubblicava più i suoi conti dopo aver chiuso il bilancio con un fatturato sceso a 1,3 miliardi, 42% in meno di quello registrato nel 2017.
Ad agosto, dopo settimane di voci, il titolo Tupperware era stato sospeso alla borsa di New York e ai primi di settembre l’azienda è stata costretta ad avviare una procedura di fallimento controllato per evitare la bancarotta. Nei fascicoli depositati davanti al tribunale fallimentare del Delaware, Tupperware stima i suoi attivi fra 500 milioni di dollari e il miliardo e il suo passivo (capitali e debiti) tra uno e 10 miliardi di dollari. I creditori ammessi alla procedura sono stimati fra 50.000 e 100.000.
"Da qualche anno la situazione finanziaria della società era gravemente colpita da un contesto macroeconomico difficile" ha commentato Laurie Ann Goldman, amministratore delegato della società che ha presentato istanza di protezione prevista dalla legge americana sui fallimenti. "Abbiamo valutato diverse opzioni e alla fine abbiamo deciso che fare ricorso al Chapter 11 fosse la soluzione migliore”, ha aggiunto Goldman. “In questo modo avremo la flessibilità essenziale per arrivare alla necessaria trasformazione digitale e tecnologica della nostra società e posizionarla meglio sul mercato".