Giulia Tavilla aveva 17 anni e un sorriso che se lo guardi dici che no, una così non può essere morta. Invece si è spenta il 15 marzo del 2011 per uno scompenso potassico che ha causato danni irreversibili ai suoi organi vitali. Giulia era stata anoressica, poi bulimica. Il suo corpo era stato messo a durissima prova per anni dalla privazione del cibo poi dalle abbuffate seguite da vomitate. Per chi soffre di un disturbo del comportamento alimentare il cibo rappresenta la colpa o spesso un privilegio che non si merita. Si pensa di non meritare di nutrirsi – di cibo e, dunque, di vita – e ci si punisce per scomparire ma anche, paradossalmente, per essere visti. La mente vaga, dominata dai demoni, le percezioni cambiano. Ci si vede enormi anche se si è scheletrici, si ha quella strana sensazione di non essere nel proprio corpo, si mangia di tutto, soddisfacendosi col cibo, ma solo per poterlo rimettere, invertendo il naturale processo metabolico.

La malattia piano piano travolge tutto: amicizie, affetti, famiglia. Tutti si ammalano, la sofferenza diventa comune, i sensi di colpa e l’impotenza dilaniano l’anima, sfibrano rapporti, rompono equilibri, anche quelli apparentemente più solidi. Si entra in un girone infernale di sofferenze ma non sempre si trovano risposte nel sistema sanitario.

Perché i disturbi del comportamento alimentare richiedono un approccio multidisciplinare e un’organizzazione che pochi, in Italia, hanno: servono costante supporto psicologico e psichiatrico, servono nutrizionisti, internisti, operatori socio sanitari preparati e tutti devono essere costantemente connessi.

Con Giulia queste connessioni non hanno funzionato. È per questo il padre, Stefano, ha deciso che ciò che è accaduto a lei non sarebbe dovuto accadere ad altre. Ha costituito l’associazione “Mi nustro di vita” e un anno dopo è nata la Giornata del Fiocchetto lilla, per sensibilizzare le istituzioni su queste malattie subdole e spesso gravissime di cui soffrono in Italia 3 milioni di persone e in Sardegna, si stima, 5mila

Questa è la lettera che il padre di Giulia, Stefano, ha scritto a nome della figlia dopo la sua morte:

«Il percorso è stato molto variegato per me e i miei famigliari a causa della mia cocciutagine, è una nostra prerogativa vediamo cose che gli altri non vedono, soprattutto per quello che riguarda il nostro corpo. Ho frequentato il Gaslini (dieta) il centro di Quarto,unico nel suo genere in Liguria ma purtroppo molto dispersivo,dove facevo anche terapia psicologica. Niente,non ne volevo sapere di farmi aiutare,allora i miei genitori disperati decisero di buttare un po’ di soldini con il luminare di turno.

Ritorno a Quarto nel 2010 dove il medico che mi controlla mi fa conoscere una giovane terapeuta con cui inizio ad aprirmi,ma gli scade il contratto. Papà dice che non c’è problema (chissà per gli altri).

A inizio 2010 mi si accende una lampadina,sarò mica io che sbagliavo? Voglio guarire. Riunione urgente al centro di Quarto, a Pietra Ligure non posso andare (lì tamponano quelle messe proprio male); tre opzioni: Parma, Riva del Garda, Vicenza. Scelgo l’ultima, clinica privata convenzionata, come in Liguria fanno solo per ortopedia e cardiovascolari. Capisco che la mia malattia non rende, niente inerventi chirurgici, niente protesi; ma se noi giovani non ci fate invecchiare non ci farete neanche l’anca!

Comunque 40 giorni per l’appuntamento dopo lista d’attesa, ma io non mi sento tanto bene e il medico di Quarto che lavora su statistiche dice che non sono così grave. Adesso io sono partita per un altro viaggio ma ho detto al mio Papa’ di pensarci lui, che è uno testardo, dice che siccome siete sempre senza soldi si potrebbe fare della sana prevenzione, che costa poco.

Almeno questo me lo dovete, io mi sono sacrificata.

Grazie, Giulia Tavilla».

Nel 2018 la presidenza del Consiglio ha istituito la Giornata nazionale dedicata ai disturbi del comportamento alimentare. Il simbolo è il fiocchetto lilla, che rappresenta le storie di coloro che hanno vissuto queste malattie in prima persona, delle loro famiglie e di tutti coloro che lottano o lavorano su questi temi.

Mercoledì l’associazione Voci dell’anima, di genitori, familiari, amici e sostenitori di persone con disturbi alimentari pianterà un albero lilla e inaugurerà una panchina dello stesso colore al Parco di San Michele, a Cagliari. Nella stessa giornata sarà illuminata di lilla la torre del Bastione S.Remy. Il giorno successivo l’iniziativa sarà ripetuta nel Parco di Pitz’e Serra, a Quartu, e sarà illuminato di lilla il Palazzo Municipale. 

Una Giornata che invita a non si può abbassare la guardia perché nel frattempo, con la pandemia, l’incidenza del disturbo è aumentata del 40 per cento. Per capire il fenomeno: in Italia nel 2020, ultimo dato disponibile, per le conseguenze disturbi alimentari sono morte oltre quattromila persone. Quattromila sorrisi spenti, come quello di Giulia Tavilla. 

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