Arriva l’ora del riscatto per la pecora nera, che metaforicamente rappresenta, o forse lo era in passato, un esempio da non seguire ma anche un modo di fare che si distingue dagli altri. Invece si scoprono innumerevoli doti della specie ovina decisamente particolare e che trova ad Arbus numerosi allevatori, custodi di questa specie da tutelare. Complessivamente un migliaio di capi negli allevamenti del paese del Medio Campidano, che oltre una decina di anni fa ha intrapreso un percorso per ottenere il riconoscimento: Comune e Regione hanno lavorato per avere una sorta di marchio. E oggi tutti i prodotti della pecora nera rappresentano un elemento di attrazione anche per i visitatori: dal formaggio goloso alla lana, utilizzata perfino come involucro di saponette per uno scrub della pelle naturale.

Di origine autoctona, la pecora di razza nera di Arbus è presente in Sardegna, in alcuni allevamenti localizzati in particolare nel Medio Campidano (Arburese) e in Ogliastra. Nuclei sono altresì presenti in altri paesi del bacino mediterraneo e in particolare nei paesi del nord Africa. Per le sue notevoli capacità di ambientamento è presente nelle zone collinari e montane: ben si adatta infatti al pascolo nelle superfici cespugliate con macchia mediterranea e nei terreni caratterizzati da tratti impervi.

La Nera d’Arbus è una razza con attitudine alla produzione del latte e della lana.

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La valorizzazione di questa pecora particolare è stata anche al centro di una iniziativa Slow food, condotta di Cagliari guidata da Antonella Angioni, sempre alla ricerca di prodotti da tutelare, che ha promosso una giornata ad Arbus: l’allevamento di Pietro Isu che se ne occupa con tutti i componenti della famiglia ha rivelato grandi sorprese. Il gregge correva libero nelle terre e spiccavano tante pecore con il manto nero, differenti dalle altre perché dotate di corna e dalle orecchie quasi invisibili. Il formaggio, la ricotta e la lana. Ornella, moglie di Pietro Isu, si occupa delle varie fasi che conducono al prodotto finito: i fili di lana. Tutto secondo tradizione. Poi una novità: la confezione di saponette avvolte da un soffice strato di lana.

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All’interno dell’azienda un locale mette in mostra alcuni strumenti di lavoro, un piccolo museo. In tutto questo percorso va dato merito all’attività lungimirante dell’amministrazione comunale con l’assessora all’Agricoltura Sara Vacca. “La pecora nera rappresenta un patrimonio che vogliamo valorizzare all’interno di un lavoro più complesso per il rilancio di questo territorio che conta 47 chilometri di costa. Spiagge decisamente particolari come Piscinas che vanta le dune di sabbia più alte in Europa”. Ancora. Arbus è una tappa del cammino di Santa Barbara, i cui pellegrini hanno la possibilità di fermarsi in una struttura che il Comune ha messo a disposizione di chi ha necessità di tirare il fiato nel percorso che conta un totale di 500 chilometri in trenta tappe nel sud ovest dell’Isola. E che dire di Ingurtosu? il villaggio minerario che in passato era centro di residenza dei lavoratori delle miniere. L’insediamento minerario si estende lungo tutta la valle, immerso in un’atmosfera suggestiva, che riporta indietro nel tempo. Oggi restano ruderi di case, impianti e pozzi non più in uso. Un villaggio quasi cristallizzato. Novecento vani complessivi, che hanno accolto sino a 2500 operai e le loro famiglie. Le dimore dei minatori contrastano con l’imponente palazzo in granito della direzione, costruito nel 1870 in stile neomedievale e caratterizzato da un’elegante balconata chiusa a vetri. Accanto spaccio e negozi, posta ed edicola, scuola elementare e ospedale, altri servizi e persino il cimitero. E poi, la chiesetta di santa Barbara, patrona dei minatori, del 1916, che sorge su una zona dominante l’antico villaggio.

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Insomma un territorio che riserva sorprese naturali e architettoniche niente male e che merita grande attenzione da parte dei visitatori. Che hanno la possibilità di assaporare piatti eccezionali, anche a base di pecora nera.

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