contentid/OWM4NzI2M2ItYjAyMS00
contentid/OWM4NzI2M2ItYjAyMS00

Un ribelle senza uniforme. Così definirono Carlo Tresca, sindacalista, rivoluzionario e anarchico di Sulmona, vissuto fra la fine dell’Ottocento e la metà del secolo successivo. A ottant’anni dalla morte la sua storia è poco conosciuta, eppure ha vissuto in modo tutt’altro che banale e a dir poco rocambolesco. La sua città d’origine, Sulmona, lo ha ricordato con una serie di iniziative e una associazione, con profilo su Facebook, ne sottolinea le tante attività e la sua vita.

contentid/MTliNTBlN2ItYjhjNC00
contentid/MTliNTBlN2ItYjhjNC00

Lo storico Marcello Flores fa notare, a ben ragione, che avrebbe meritato un’altra attenzione e tratteggia sapientemente il suo ritratto. “Dirigente sindacale, fugge in Usa a 25 anni in maniera rocambolesca, era sindacalista e ferroviere in Abruzzo; era stato condannato per uno sciopero, conoscendo la repressione poliziesca pensò di fuggire” spiega Flores. “Incontrò in Svizzera Benito Mussolini, che in modo strafottente gli disse: tu non sei un grande rivoluzionario. E Tresca, ricordandogli questo aneddoto, ogni anno gli mandava una cartolina dagli Usa a sottolineare: Chi è più rivoluzionario ora?"

La sua vita

Da Sulmona a New York,  un ribelle senza uniforme, un freelance della rivoluzione. Così viene ricordato oggi il giovane artefice delle lotte politiche e sindacali nella sua Sulmona, dove si iscrive al partito socialisti e si afferma come un leader. A partire dai vent’anni intraprende un’attività incessante di denuncia contro le autorità civili e religiose, che gli costa uno dei primi arresti. Un cerchio di accuse e condanne si stringe sempre più intorno al lui, tanto da costringerlo nel 1904 a prendere la strada dell’esilio volontario. Losanna, la prima tappa del viaggio, dove incontra Benito Mussolini. I due socialisti discutono e la mattina dopo Mussolini lo saluta dicendogli: sono certo che l’America farà di te un vero rivoluzionario. L’America è il sogno di Tresca. Nel 1904 assume la direzione de Il Proletario, giornale della Federazione socialista da cui si dimette nel 1906 dopo una condanna per aver diffamato il console italiano della città. Pian piano intraprende iniziative che ne fanno un anarchico e diventa in breve una delle figure di spicco del radicalismo americano. Nel 1917 si mette alla guida della protesta contro la partecipazione alla guerra e finisce dietro le sbarre per aver cospirato contro lo Stato.

contentid/Y2I5MmU2ZDMtNDg5Ny00
contentid/Y2I5MmU2ZDMtNDg5Ny00

“La sinistra in America non ha capi e Tresca si lega a un sindacato trasversale internazionale, poi rompe anche con esso. Diventa un personaggio scomodo un po’ per tutti. Tresca non crede che si stia facendo qualcosa di buono per le masse e muove critiche per la Russia nel giornale Il Martello. I bolscevichi hanno un giudizio ambivalente perché sospettosi nei confronti degli anarchici. In quel periodo Tresca dà il via al comitato in difesa di Sacco e Vanzetti, una battaglia che i comunisti porteranno avanti a livello internazionale. Ma Tresca è un ribelle senza uniforme. Nel 1919 a preoccupare l’occidente è soprattutto il bolscevismo; negli Usa gli anarchici mettono a segno attentati contro politici, banchieri e il procuratore generale. È l’inizio della “Paura rossa”. Nel 1920 a Wall Street lo scoppio di un ordigno provoca 33 morti e molti feriti. L’Fbi accusa l’anarchico Mario Buda, per ritorsione dopo l’arresto di altri due anarchici italiani, Sacco e Vanzetti, incriminati per rapina e omicidio. Un caso famosissimo di cui Tresca si occupa da subito, con una mobilitazione a tutto campo. Nel 1922, la marcia su Roma, guidata da Mussolini, ex compagno socialista che per Tresca è il leader di una banda di assassini. Contro il duce Tresca rivolge attacchi feroci che inducono le autorità a trovare un pretesto per fermarlo. Nel 1923 venne accusato di pubblicazione di stampati osceni: una inserzione sul controllo delle nascite. Ritenuto colpevole, fu condannato a un anno da scontare nel penitenziario di Atlanta. Nel 1927 Sacco e Vanzetti vennero giustiziati.

I nemici

La schiera si allarga fra i suoi compagni e i comunisti legati a Stalin. Tresca è convinto che serva una nuova rivoluzione che abbatta al dittatura bolscevica. La conseguenza è l’uscita dalla alleanza antifascista. Nel 1939 con Gaetano Salvemini crea la Mazzini society, di esuli antifascisti contro i comunisti. Tresca viene minacciato e vive in un continuo stato d’allerta. L’11 gennaio 1943 lasciò Il Martello e in strada viene ucciso con tre colpi di pistola. Chi lo uccise? I sospetti sono tanti quanti i suoi nemici. 80 dopo la sua morte il mistero resta ancora fitto.

Perché Tresca è ancora poco conosciuto? Come anarchico viene abbandonato e ancora oggi resta nell’oblio.

© Riproduzione riservata