Cambiano la società e le abitudini e anche certe usanze vengono calibrate su una realtà diversa rispetto al passato. E così anche per i riti religiosi ci sono grosse novità: il numero minore di parroci (che hanno un’età sempre più avanzata e devono seguire anche più parrocchie) impone una razionalizzazione delle risorse e delle forze, quindi anche le celebrazioni vengono ridimensionate e organizzate in base alle capacità. È il caso delle celebrazioni per la commemorazione dei defunti che d’ora in avanti seguiranno riti differenti e i cortei funebri non saranno più previsti. La novità è contenuta nel “Decreto sui cortei funebri”, approvato dai Consigli Presbiterale Diocesani di Oristano e di Ales-Terralba a fine gennaio e in vigore dal 5 marzo. Il provvedimento è stato votato all’unanimità dopo una lunga riflessione dei Consigli presbiteriali che per ben tre sessioni hanno valutato i pro e i contro di alcune scelte. E alla fine è arrivato il via libera come l’arcivescovo di Oristano e Ales-Terralba, Roberto Carboni ha annunciato a tutti i parroci, ai laici e ai fedeli.

I cambiamenti

Già la pandemia aveva reso necessarie alcune modifiche riguardanti le celebrazioni comunitarie, soprattutto per evitare assembramenti e situazioni che potessero favorire il contagio da Covid-19. Fra le varie decisioni, c’erano state quelle sulla celebrazione delle esequie in chiesa per evitare assembramenti, e quelle sul divieto di cortei, sia dalla casa del defunto sia dalla chiesa al cimitero. Cessata l’emergenza, si è cercato di rispristinare gradualmente le celebrazioni ordinarie e le processioni nel territorio dell’Arcidiocesi ma “non è mai stato formalmente revocato il decreto di proibizione dei cortei funebri, anche a fronte delle sollecitazioni di numerosi parroci per il mantenimento della conclusione in chiesa della celebrazione delle esequie con il rito delle ultime raccomandazioni” fa sapere l’arcivescovo.

L'arcivescovo di Oristano Roberto Carboni (foto archivio Unione Sarda)
L'arcivescovo di Oristano Roberto Carboni (foto archivio Unione Sarda)
L'arcivescovo di Oristano Roberto Carboni (foto archivio Unione Sarda)

“Il motivo principale era di favorire i parroci che ormai devono, o dovranno nel giro di qualche anno, occuparsi di due, tre e anche quattro parrocchie”. Il nuovo contesto pastorale ha imposto una revisione radicale degli impegni dei sacerdoti e della presenza dei presbiteri nelle varie comunità. “Oggi occorre un’attenzione particolare al presbitero, nella sua responsabilità di guidare più comunità parrocchiali, con un conseguente dispendio di energie, di tempo e di sollecitudine pastorale”. Inoltre in molti centri dell’Arcidiocesi i cortei funebri non sono più autorizzati perché le autorità civili non garantiscono il servizio d’ordine e il controllo del traffico: la responsabilità del corteo quindi ricadrebbe esclusivamente sul parroco. E così il Decreto dispone che “non saranno più consentiti i cortei funebri, sia prima che dopo la celebrazione della messa esequiale. Vengano curati con particolare attenzione il rito di accoglienza del feretro nella chiesa e la celebrazione della Santa Messa”.

L’appello

L’arcivescovo chiede quindi di valorizzare nella celebrazione delle esequie gli elementi già presenti: “La preghiera in casa del defunto, la celebrazione della messa, l’accoglienza in chiesa, la possibilità di pregare in chiesa il rosario con la partecipazione della confraternita quando è presente nella comunità” va avanti. Ancora “quando è possibile le esequie dovranno essere celebrate la domenica e, in occasione di solennità di precetto, dovranno essere spostate al giorno successivo”. Inoltre viene proposto di valutare l’opportunità (dopo un confronto con le famiglie del defunto) di “una messa unica nel caso di più defunti per evitare diverse celebrazioni, e quando è possibile di svolgere la funzione di mattina per evitare che ci siano sovrapposizioni con altre funzioni previste di pomeriggio” recita il Decreto. “La sapienza pastorale del parroco sarà rilevante nel valutare circostanze e situazioni, e aiutare i fedeli a comprendere le ragioni di tale scelta, che risponde fin d’ora a una situazione nuova (più comunità parrocchiali affidate a un solo parroco), che diventerà sempre più frequente in futuro”. Inoltre, sarà importante coinvolgere le Confraternite o altre associazioni nella preghiera ad esempio per il momento di raccoglimento nella casa del defunto; e ancora per la recita del rosario in chiesa prima della messa e per recuperare il loro servizio durante la celebrazione per le letture, le preghiere dei fedeli o il servizio alla mensa.​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

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