I mughetti, minuscoli con le foglie e i rametti ben delineati. Poi le rose, con i petali aperti, e gli uccellini immobili, quasi a sentirne il profumo. Ma nei fazzoletti in seta e altri tessuti dipinti a mano, un pezzo dell'abito sardo tipico delle donne dell'Oristanese, ci sono anche fantasie geometriche perfette. Al punto che sembrano frutto di un lavoro meccanico più che manuale. Eppure è tutto opera delle abili mani di una signora di Riola Sardo, Clelia Carta, oggi 86 anni, una grande passione per la pittura, in particolare per fiori e piante. Un amore alimentato quasi dalla necessità quando a meno di vent'anni, in tempi duri per il protrarsi della Guerra, i fazzoletti del costume sardo erano merce rara. "Allora ci si doveva ingegnare per avere sempre fazzoletti nuovi" racconta Clelia Carta mentre guarda con soddisfazione il frutto del suo lavoro di decenni fa. Il fazzoletto si usava in due modi: quello più comune che prevede di coprire il capo per poi annodare i lembi sotto il mento. E quello meno frequente: il fazzoletto si usa aperto, sprattu, come una sorta di velo. Sul capo con i capelli naturalmente raccolti. Alcune donne lo usavano in questa foggia nelle cerimonie, matrimoni in particolare. 

Clelia Carta al lavoro (foto Mocci)
Clelia Carta al lavoro (foto Mocci)
Clelia Carta al lavoro (foto Mocci)

tti Clelia Carta custodisce ancora con amore e attenzione tutti i pezzi dell'abito tipico sardo che da tempo, ormai, non indossa più. Non solo i fazzoletti dipinti con le sue mani, ma anche le camicie candide ricamate finemente da lei: gli orli della scollatura sembrano quasi piccole sculture, inamidate in modo da tenerle rigide. Così come i polsini. Tutto frutto del lavoro delle sue mani che piegavano la tela di cotone per farla diventare quasi un intaglio. Camicie candide da indossare sotto l'imbusto di broccati colorati e il corpetto. E le gonne plissettate, anch'esse di diversi colori ma sempre sulle tonalità scure, con venature dorate per le occasioni più importanti. 

I tessuti di Clelia Carta (foto Mocci)
I tessuti di Clelia Carta (foto Mocci)
I tessuti di Clelia Carta (foto Mocci)

Quelle camicie, gonne e imbusti con i fazzoletti sul capo mal si conciliano con le abitudini della vita quotidiana. Ma per anni sono stati l'abito di Clelia Carta, come di tutte le giovani donne dell'Oristanese: un abito indossato con tanto piacere. Da tempo, ormai, quell'abito lo ha dismesso ma ogni volta che capita di osservarlo ancora c'è un pizzico di nostalgia per il passato. 

Una giovanissima Clelia Carta (foto concessa)
Una giovanissima Clelia Carta (foto concessa)
Una giovanissima Clelia Carta (foto concessa)

Clelia Carta racconta come imparò l'arte della pittura: "Fu una amica di famiglia di Cabras a insegnarmi come prendere in mano il pennello e come dosare i colori sul tessuto. Si chiamava Antonietta Coa. A Cabras erano tante le donne che dipingevano, perché tutte indossavano l'abito tipico. Ricordo che mi accoglieva nella sua casa anche per alcune settimane, il tempo utile perché diventassi padrona delle tecniche pittoriche". Una sorta di stage dei nostri giorni. "Pennelli, colori e tavolozze erano la mia passione: giorno dopo giorno riuscivo a imparare sempre meglio la tecnica". E così si acquistava il tessuto, per le occasioni più importanti anche la seta, e si dipingevano fiori di tante specie, uccellini sui rami e piante. "Quando diventai brava a Riola alcune donne mi chiedevano di dipingere i fazzoletti anche per loro" racconta con orgoglio Clelia Carta. "Lo facevo volentieri anche perché era per me l'occasione per guadagnare qualche soldino, che in quei tempi di ristrettezze faceva comodo avere". Un'arte del passato che ancora oggi, però, suscita attenzione e curiosità. Soprattutto perché l'abito tradizionale sardo rappresenta sempre un pezzo importante della storia dell'abbigliamento. "Non era semplice riprodurre i disegni, ma con pazienza e soprattutto con passione sono riuscita a farlo. La cosa fondamentale, certamente, era la passione: ho sempre avuto grande predisposizione per la pittura, tanto che anche successivamente ho dipinto tessuti per cuscini". 
A osservarli ancora oggi quei fazzoletti che riproducono rose con i petali dipinti nei dettagli, ma anche fantasie geometriche dai colori più svariati sono piccole opere artistiche che si prestano, per esempio, a diventare quadri da appendere sulle pareti. E ben si adattano anche agli arredamenti moderni: basta trovare la giusta cornice e il gioco è fatto. 

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