Povero Bibi, appena scoperto e già messo in discussione. Neppure il tempo di vendere qualche maglietta con l’effige del tetrapode orgoglio baunese. Made in Golgo. Scherzi e lazzi esclusi, la faccenda è seria come le persone che delle epoche più remote si occupano. L’impronta di Bibi impressa sulle rocce ha gettato una pietra in uno stagno pronto a ribollire. Luigi Sanciu e Daniel Zoboli, paleontologi, contestano forma e sostanza della clamorosa scoperta scientifica, sbandierata qualche giorno fa da Antonio Assorgia, Sergio Ginesu e Stefania Sias, team di appassionati ex docenti nelle Università di Sassari e Cagliari: un’impronta di dinosauro nella zona di Uttolo, sui costoni di Monte Oro. Un tetrapode vissuto nel Giurassico medio, 165 milioni di anni fa, subito ribattezzato Bibi. Luigi Sanciu, 44 anni, cagliaritano, geologo e paleontologo, direttore del polo naturalistico di Masullas e del parco di Genoni, può vantare numerose pubblicazioni su riviste internazionali. «C’è una carenza di metodo scientifico. Fare una conferenza senza avere pubblicato i dati e le analisi su una rivista e essersi confrontati con la comunità di studiosi non ha alcun senso. Di conseguenza i più noti paleontologi hanno reagito alla notizia smentendo ogni cosa. Le impronte sono semplici forme di corrosione superficiale del calcaree». Secondo gli ex docenti Bibi viveva in un ambiente caratterizzato da sedimenti sabbiosi e fangosi, tipici delle aree palustri e soggette a maree. La Costa di Baunei non è come la vediamo oggi, dato che si tratta di rocce risalenti al Giurassico medio. Sanciu e Zoboli non sono affatto d’accordo: «Dalle foto pubblicate si vedono solo dei solchi di erosione dovuti all’aggressione salina su calcari. Ancora, proprio i calcari osservati, che hanno fossili già presenti e studiati, si sono formati in ambiente sottomarino a grandi profondità, senza possibilità alcuna che vi rimanessero delle orme». Dilemma rocce Le rocce in cui il dinosauro avrebbe lasciato la sua indelebile impronta, secondo Assorgia all’epoca facevano parte della massa continentale che andava prendendo la forma dell’America del Nord e oggi sono le ultime propaggini dei calcari mesozoici nel bordo orientale del Supramonte. Prudente ma deciso il commento di Daniel Zoboli, di Carbonia, 41 anni, palentologo, ex ricercatore e docente a Cagliari, ora funzionario per i musei dell’Ateneo. «Comunicare qualcosa che non è stato vagliato da esperti del settore è molto pericoloso e si corre il rischio di disinformare. Al momento sono disponibili solo alcune fotografie pubblicate sui giornali e che gli scopritori, in buona fede, hanno ipotizzato essere impronte di dinosauro. Da queste foto, come messo in evidenza anche da alcuni specialisti, non si evince in maniera chiara e inequivocabile la natura di queste morfologie. La paleoicnologia è una branca della paleontologia che richiede grande attenzione nei dettagli. Il rischio di fare errori è molto alto, specialmente quando si ha a che fare con rocce che posso essere plasmate da processi carsici, con forme che possono essere mal interpretate. La prudenza deve essere massima. Gli scopritori stanno portando avanti la loro ricerca, speriamo di vedere i risultati pubblicati presto».

L'impronta sulle rocce di Baunei, secondo gli scopritori è di un tetrapode (archivio us)
L'impronta sulle rocce di Baunei, secondo gli scopritori è di un tetrapode (archivio us)

L'impronta sulle rocce di Baunei, secondo gli scopritori è di un tetrapode (archivio us)

A fronte di tali sospetti i docenti di geologia in pensione Sergio Ginesu e Stefania Sias, unitamente al paleontologo Marco Zedda, docente all’Università di Sassari, alle domande dell’Unione hanno scelto di non replicare, intuendo da tempo che la portata della scoperta fosse tale da generare un big-bang nel mondo accademico.

Chiaro il loro punto di vista riassumibile negli assunti: tutto verrà chiarito nelle sedi opportune, a livello di riviste scientifiche ma anche “Coloro che fanno a gara per sminuire la portata della scoperta potevano partecipare agli incontri di Sassari e Baunei”.

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