Il ritiro di Rafa Nadal era nell’aria. Alla carta d’identità (38 anni) e agli annessi acciacchi non c’è appello. Eppure l’intero mondo tennistico al nunzio appare percosso, attonito. Perché lascia il tennis un grandissimo personaggio assoluto dello sport. Uno dei più grandi di sempre. Non solo per il suo palmares, 22 titoli Slam, secondo solo a Novak Djokovic (24), ma per il suo stile, una tecnica unica, inimitabile, per la sua correttezza, per la passione che ha messo in in ogni sua rincorsa alla pallina da un angolo all’altro del campo.

Rafa Nadal saluta il pubblico del Roland Garros (foto Ansa)
Rafa Nadal saluta il pubblico del Roland Garros (foto Ansa)
Rafa Nadal saluta il pubblico del Roland Garros (foto Ansa)

Per Mats Wilander, 60enne campione svedese, è stato il tennista che ha saputo trasmettere agli altri la passione per questo sport. Più del divino Roger Federer dai gesti bianchi, suo alter ego, più di Djokovic che pure alla lunga gli si è dimostrato superiore.

Secondo il nuovo numero uno del tennis, l’azzurro Yannik Sinner, Nadal è stato un esempio anche fuori dal campo: mai una polemica, sempre il massimo rispetto per l’avversario, l’esatto contrario di quanto faceva in campo, dove con il suo diritto azzannava il rivale alla gola e lo lasciava laggiù, due metri dietro la riga di fondo campo, a subire le sue accelerazioni e il suo diritto unico, con il finale del colpo mancino a disegnare un gancio.

Certo, i tifosi del maiorchino possono dire che il loro idolo ha avuto sì una carriera lunga e vincente, ma costellata di infortuni per lo più gravi: Nadal saluterà il tennis a novembre dopo la Coppa Davis che giocherà a casa a Malaga, ma nell’arco della sua carriera si è dovuto fermare ai box per problemi al piede, al ginocchio, ai muscoli per un totale di cinque anni, cioè una ventina di Slam persi.

Spain's Rafa Nadal returns the ball to Argentina's Diego Schwartzman during their ATP Madrid Open round of 16 tennis match at the Caja Magica in Madrid on May 10, 2018. / AFP PHOTO / OSCAR DEL POZO
Spain's Rafa Nadal returns the ball to Argentina's Diego Schwartzman during their ATP Madrid Open round of 16 tennis match at the Caja Magica in Madrid on May 10, 2018. / AFP PHOTO / OSCAR DEL POZO
Rafa Nadal al vervizio (AFP PHOTO / OSCAR DEL POZO)

Rafa Nadal è stato soprattutto un anti personaggio. Se è vero che è stato il primo a scendere in campo con i pinocchietti e le canottiere smanicate, è altrettanto vero che ha sempre conservato come roccaforte il suo paesino, Manacor, nelle isole spagnole, e il suo primo, unico coach, lo zio, Toni Nadal. Mentre dominava il circuito internazionale, unico tennista a diventare numero uno al mondo nell’arco di tre decenni dal 2008 sino al 2020, si è sempre presentato nei tornei di tutto il mondo con padre, madre, zio coach, sorella e fidanzata, di recente anche con il figlio. E soltanto pochi hanno raccontato un ulteriore aspetto della vita di Rafa Nadal, quello di un ragazzo che ha sofferto molto per la separazione dei genitori come succede a tutti i figli; quello che durante un’alluvione a Manacor ha aperto le porte del suo centro sportivo per dare un tetto e un pasto caldo alle famiglie rimaste senza alloggio; quello che ha sempre frequentato i suoi amici d’infanzia del paesino con i quali andava a pesca da ragazzo con una canna (unica differenza, adesso li ospita nella sua barca).

epa08020990 Spanish tennis player Rafa Nadal celebrated after win against British Jamie Murray and Neal Skupski during the third double match of the Davis Cup's semifinal between Spain and Great Britain at Caja Magica stadium in Madrid, Spain on 23 November 2019. EPA/Juanjo Martin
epa08020990 Spanish tennis player Rafa Nadal celebrated after win against British Jamie Murray and Neal Skupski during the third double match of the Davis Cup's semifinal between Spain and Great Britain at Caja Magica stadium in Madrid, Spain on 23 November 2019. EPA/Juanjo Martin
Rafa Nadal in Coppa Davis (EPA/Juanjo Martin)

Una sola trasgressione alla vita monastica da atleta: qualche presenza nella tribuna dello stadio Bernabeu, per assistere alle partite del suo Real Madrid. E mentre inanellava Roland Garros (14, record che difficilmente sarà battuto), Wimbedon (due titoli la sua definitiva consacrazione), Us Oper (4) e Melbourne (2), ma sempre coltivato il culto per la sua Spagna: due ori olimpici e una Coppa Davis nel suo palmares, che Rafa ha sempre equiparato per importanza ai titoli major.

Parlare del Rafa campione è tutto sommato facile. Qualcuno lo ha paragonato a Bjiorn Borg, vincitore di 6 titoli a Parigi, l’inventore del top spin, dominatore sulla terra battuta negli anni 70 e 80. Rafa è stato molto di più perché nell’arco della sua carriera, per poter competere con mostri come Federer e Djokovic, è riuscito sempre a evolvere il suo tennis. Se all’inizio il gioco di Nadal sembrava uscito da un videogame, arrivava su tutte le pale e sbracciava a tutta forza, nel frattempo , con una più limitata mobilità dovuta ai problemi fisici, ha dovuto chiedere punti alla prima palla di servizio, alle discese a rete dove ha sempre dimostrato di avere una mano educata al pari di quella di Federer, non se ne dolgano i puristi. Ha poi saputo aggiungere nel suo bagaglio anche il rovescio slice. Anche se il suo colpo migliore probabilmente era un altro: la sua determinazione, la sua capacità di giocare al meglio i punti importanti, di non arrendersi mai, di inseguire punti che sembravano persi per poi sovvertire il pronostico. In questo è stato molto più di un Borg.2 come era stato dipinto da parte della critica tutta schierata all’inizio della carriera con il suo alter ego, Roger Federer. Il divino.

Anche se poi i confronti diretti prima e i titoli dello Slam poi hanno decretato il sorpasso di Rafa nei confronti di Nole, prima dell’altro sorpasso nella ideale classifica old time, quello operato da Djokovic nei confronti del majorchino.

Rafa ci ha lasciato, ma resterà per sempre nei ricordi di chi ha amato il tennis e chi di ha avuto la fortuna di veder mulinare dal vivo le sue gambe e il suo gancio mancino.

Marzo 2003, il presidente del Tennis Club Cagliari Ninni Stagno,  premia Rafa Nadal, finalista del torneo di Monte Urpinu, sconfitto da Filippo Volandri: aveva 16 anni (foto Archivio Unione Sarda)
Marzo 2003, il presidente del Tennis Club Cagliari Ninni Stagno,  premia Rafa Nadal, finalista del torneo di Monte Urpinu, sconfitto da Filippo Volandri: aveva 16 anni (foto Archivio Unione Sarda)
Marzo 2003, il presidente del Tennis Club Cagliari Ninni Stagno, premia Rafa Nadal, finalista del torneo di Monte Urpinu, sconfitto da Filippo Volandri: aveva 16 anni (foto Archivio Unione Sarda)
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