Manufatti popolari di uso quotidiano regalano tanta familiarità: sembra di tornare nella casa dei nonni, in ogni angolo di Sardegna, tra brocche, fiasche per l’acqua e utensili di terracotta. La curiosità si allarga quando lo sguardo si posa su oggetti plasmati a Grottaglie in Puglia, Vietri in Campania, Caltagirone in Sicilia. Poi, tra giganti dell’arte sarda come Francesco Ciusa, Maria Lai, Pinuccio Sciola, Gavino Tilocca, Eugenio Tavolara, i fratelli Federico e Melkiorre Melis, Salvatore Fancello e molti altri, i maestri delle scuole di Dorgali e di Assemini, arriva la meraviglia. Il museo della ceramica, fresco d’inaugurazione a Nuoro, è uno scrigno che racconta cent’anni d’arte: oltre 350 opere composte in vetrine che poggiano sugli antichi pavimenti in graniglia nella casa di Gian Pietro Chironi, ristrutturata e rigenerata, nel cuore del centro storico. La cucina è diventata una sala lettura, un angolo in vista ai piedi della scala lo spazio per “Il guerriero nuragico” di Gavino Tilocca, in terracotta graffita e smaltata.

Casa Chironi ospita il museo della ceramica
Casa Chironi ospita il museo della ceramica
Casa Chironi ospita il museo della ceramica

Due piani, un cortile ampio su un lato, l’affaccio in piazza Su Connottu sull’altro: la storia di Chironi, giurista, senatore e rettore dell’università di Torino morto nel 1918, resta sullo sfondo, preziosa e autorevole, per lasciare ogni ribalta all’arte e alla voglia di scoprirla, anche se non manca un angolo relax dedicato al padrone di casa e alla sua figura di spessore. Un invito alla conoscenza del personaggio, come succede anche guardando il sottoscala, diventato vetrina di oggetti di uso comune. Altro invito, stavolta a curiosare nelle cantine di casa propria per ritrovare utensili confinati in angoli dimenticati.

Museo della ceramica a Nuoro
Museo della ceramica a Nuoro
Museo della ceramica a Nuoro

«Il museo racconta una lunga storia della ceramica artistica prendendo le sue mosse da quella popolare», spiega Efisio Carbone, responsabile dei musei dell’Isre. L’Istituto superiore regionale etnografico ha il merito di aver realizzato un sogno che Nuoro insegue per vent’anni, quando la casa Chironi passa dalla Regione al Comune con l’obiettivo di mettere in piedi il museo della ceramica che oggi è senz’altro il più importante dell’Isola e, per la ricchezza della collezione, tra quelli di maggior richiamo anche a livello nazionale. L’inaugurazione lo scorso luglio allunga in città un percorso culturale già importante tra museo del costume, casa natale di Grazia Deledda, Man, Archeologico, Spazio Ilisso.

Opere di Federico Melis esposte a Nuoro
Opere di Federico Melis esposte a Nuoro
Opere di Federico Melis esposte a Nuoro

L’Isre mette in campo tutte le sue forze, competenza ed esperienza. «Questo museo nasce nell’ottica di integrazione dei tre settori dell’Isre (musei, archivi biblioteche e audiovisuale). Si lavora insieme per offrire un servizio completo», sottolinea Carbone. E lo si coglie bene perché l’allestimento, curato dall’Isre con la consulenza scientifica di Antonello Cuccu, propone un ventaglio ampio: non solo oggetti, ma anche video con i protagonisti dell’arte della ceramica e varietà di foto, corredo prezioso per cogliere personaggi all’opera e particolari delle loro creazioni. «In questo museo abbiamo occasione di vedere in prima persona i protagonisti della produzione ceramica del Novecento», sottolinea Carbone richiamando il grande messaggio rappresentato dall’istituzione nel 1957 dell’Isola, l’Istituto per promuovere l’artigianato sardo combinando, grazie a Tavolara, le forme tradizionali con innovazioni estetiche sperimentali nella convinzione di poter garantirne la sopravvivenza nel mercato. «Riescono a preservare i mestieri, a evitare che i paesi si spopolino e a salvaguardare una parte del patrimonio culturale che rischiava di perdersi con le grandi trasformazioni sociali del secondo dopoguerra», spiega.

Spiccano la scuola di Dorgali con i ceramisti Ciriaco Piras, già allievo di Francesco Ciusa, Paolo Loddo, Francesco Sale, Simeone Lai, quella di Assemini con Vincenzo e Saverio Farci, Luigi Nioi. E poi Salvatore Fancello con il suo affascinante Eden. Le creazioni di Cera Sarda, Petra Sarda, perfino gli oggetti prodotti per qualche tempo a Nuoro dagli imprenditori Guiso Gallisay, l’esplosione di colori degli abiti femminili spinti dal vento e prodotti da Alessandro Mola, Essevì, Ars Lenci. Opzioni diverse, segmenti nuovi perché la ceramica diventa nel tempo anche souvenir.

"Golfo degli angeli", piatto di Salvatore Ciusa
"Golfo degli angeli", piatto di Salvatore Ciusa
"Golfo degli angeli", piatto di Salvatore Ciusa

Il piatto in terracotta “Golfo degli angeli” con la sirena bianca e la spiga di grano, gioiello di Francesco Ciusa, conquista lo sguardo. Il percorso museale è un dialogo continuo dove si ammirano maestri storici e prestigiosi artisti, da Giuseppe Silecchia a Emilia Palomba, ad Angelo Sciannella, dalla scuola di Sassari con Paola Dessy, Franco Scassellati e Italo Motroni a quella di Oristano con Claudio Pulli. «Bisogna riconoscere il prezioso contribuito della comunità che ci ha aiutato e ha condiviso il progetto: quello che noi non avevamo ci è stato dato dalle famiglie nuoresi», riconosce Carbone.

Una sala del museo della ceramica
Una sala del museo della ceramica
Una sala del museo della ceramica

«La città di Nuoro, differentemente da Assemini, Oristano, Dorgali non è un centro ceramico di antica tradizionale. Tuttavia la sua centralità nell’ambito artistico isolano l’ha portata a essere specchio del dibattito contemporaneo sull’arte, crocevia di un dinamismo artistico di rilevante importanza», sottolinea Stefano Lavra, presidente dell’Isre che grazie ad acquisizioni, prestiti e contratti di comodato oggi può mettere in vetrina un viaggio d’arte di pregio straordinario.​​​​​​​​​​​​​​

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