Non sono stati i russi e non si trattava dunque di un’aggressione a un Paese Nato, ma il missile piombato il 15 novembre scorso a Przewodów, cittadina rurale polacca vicino al confine con l’Ucraina, ha richiamato alla mente i fatti di 83 anni fa che diedero inizio all’inferno della seconda guerra mondiale.

Lo scetticismo dell’ambasciata

Fu una giornalista inglese, Clare Hollingworth, 27 anni, corrispondente del Daily Telegraph da neanche una settimana, la prima cronista a dare la notizia dell’imminente invasione della Polonia da parte della Germania nazista. Scritto e inviato l’articolo al giornale, aveva informato dei preparativi bellici anche l’ambasciata britannica a Varsavia. «Nonsense», sciocchezze, fu la risposta, e così - non trovando niente di meglio per dare la sveglia ai diplomatici di Sua Maestà che in quei giorni trattavano con la Germania - piazzò la cornetta del telefono fuori dalla finestra per far sentire al segretario dell’ambasciatore il clangore dei cingolati. «Ascolta, che te ne pare?».

I panzer schierati alla frontiera

«1.000 carri armati ammassati al confine con la Polonia. Dieci divisioni sono pronte per colpire». Questo l’attacco del pezzo che il giorno dopo, il 29 agosto 1939, uscì sulla prima pagina del Telegraph. Li aveva visti coi suoi occhi, i panzer tedeschi schierati sulla linea di confine. Ma com’è stato possibile che lei si trovasse nel posto giusto al momento giusto, visto che la frontiera tra Germania e Polonia non era accessibile se non per i mezzi diplomatici? Fu possibile perché, appunto, viaggiava su un’auto chiesta in prestito al consolato britannico, dove aveva forti entrature curate negli anni in cui a Varsavia procurava il visto per il Regno Unito alle persone che scappavano dalla Germania nazista.

L’auto con visto diplomatico

Ebbene, il 28 agosto 1939, Clare Hollingworth aveva attraversato il confine a bordo una vettura con tanto di bandiera del Regno Unito. Doveva andare in Germania per acquistare le pellicole per la macchina fotografica e del vino. Acquistata la merce, al ritorno notò dei giganteschi teli mimetici che coprivano un’ampia porzione del varco di frontiera. Si stava giusto chiedendo che diavolo nascondessero, quando il vento ne fece scivolare giù uno. La risposta era arrivata: dietro i teli c’erano centinaia di soldati tedeschi e un numero smisurato di carri armati. Passata la frontiera, scrisse il pezzo di getto e senza firma, e lo inviò. «1.000 carri armati ammassati al confine con la Polonia. Dieci divisioni sono pronte per colpire».

Due giorni dopo, il primo settembre 1939, alle ore 4,45, i carri armati del Reich sfondarono la frontiera su più varchi e gli aerei della Luftwaffe cominciarono a sorvolare i cieli sopra Varsavia. Il 3 settembre, scaduti gli ultimatum lanciati dai governi di Londra e Parigi, Francia e Gran Bretagna entrarono ufficialmente in guerra contro il Reich.  

La valigia sempre pronta

Dopo quell’esordio di fuoco, Clare Hollingworth - considerata tra le più grandi corrispondenti di guerra del Novecento - ha scritto da tutti i fronti più caldi del mondo, durante tutto l’arco di una lunghissima carriera. E’ morta all’eta di 105 anni il 10 gennaio 2017 a Hong Kong. Non beveva più la sua pinta di birra a colazione, abitudine che aveva smesso con l’avanzare dell’età, ma ancora ottantenne teneva pronti una valigia e il passaporto, e si preparava a partire dormendo sul pavimento con le scarpe ai piedi. Era il 1990 e sperava di essere mandata in Iraq per seguire la guerra del Golfo, quello però fu uno dei pochi conflitti del Novecento a cui non assistette. Ha raccontato la seconda guerra mondiale dalla Turchia, dalla Libia, dall’Egitto e dalla Grecia. Scrisse della nascita dello Stato di Israele e del conflitto arabo-israeliano. E’ stata in Vietnam, dove imparò la lingua per poter parlare «senza intermediari» con le sue fonti, e da laggiù fu tra i primi osservatori a prevedere che gli Stati Uniti - nonostante un esercito moderno e all’avanguardia - non avrebbero vinto la guerra.

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