Tre anni fa, era il dicembre del 2020, su unionesarda.it pubblicammo un pezzo che parlava delle edicole e di un avvitamento negativo della durata decennale, periodo durante il quale il numero di questi punti vendita a lungo essenziali era drasticamente diminuito. Negli anni Duemila in tutta Italia erano circa 40mila, in quel periodo si erano ridotte a neanche 15mila e oggi ancora meno.

Un calo continuo

Una perdita secca di forza lavoro, con più disoccupati, ma anche un danno per la diffusione di prodotti editoriali che costituiscono una parte corposa, se non predominante, dell’informazione e della possibilità di allargare in tutto il territorio nazionale la conoscenza (e dunque la cultura) di quanto accade nello Stivale e nel mondo. Il problema è ancora sul tavolo, irrisolto e forse poco considerato da chi dovrebbe intervenire, cioè lo Stato.

All’origine del drastico taglio di presidi che hanno fatto la storia dell’informazione quando ancora non era arrivata l’era digitale ci sono molteplici fattori. La possibilità di acquistare i quotidiani e le riviste in altri locali quali bar, ipermercati, alberghi, cartolerie, distributori di carburante, market, tabaccherie e centri commerciali (tacendo della pessima abitudine di molti clienti di numerosi esercizi commerciali di afferrare la copia di un giornale, leggerla e poi rimetterla al proprio posto senza pagare), e il calo sempre crescente del numero di persone che leggono notizie e libri sulla carta. L’attività da tempo viene ritenuta “poco redditizia”, e a Cagliari negli ultimi 13 anni ha chiuso oltre il 25 per cento delle edicole presenti sul territorio. Costi troppo elevati a fronte di introiti sempre inferiori (l’incasso corrisponde al 18,77 per cento sul prezzo di ogni copia venduta) hanno spinto molti proprietari ad abbandonare tutto.

L'edicola sotto il Bastione a Cagliari (archivio)
L'edicola sotto il Bastione a Cagliari (archivio)
L'edicola sotto il Bastione a Cagliari (archivio)

La crisi nei numeri

Nel dicembre 2020 le edicole erano 296 e i punti vendita complessivi 494 rispetto ai 686 del 2010. Nel 2023 questi ultimi sono scesi a circa 400, dei quali 320 vendono quotidiani e periodici e i restanti 80 solo quotidiani. Sono rimaste 59 edicole della tipologia “chiosco” nell’area territoriale interna alla Statale 554 e altre 30 per l’area esterna, che comprende tutta la provincia di Cagliari (oggi Sud) escluso il Sulcis Iglesiente. Se a questo dato aggiungiamo quello riguardante le “edicole esclusive” ospitate in strutture interne si arriva a 125/130 punti vendita tra Cagliari e provincia. In definitiva il numero di edicole “esclusive”, dove si vendono cioè principalmente quotidiani e riviste, è calato del 5 per cento nell’ultimo anno. Dato che si riduce a un meno 2/3 per cento aggiungendo i numeri relativi ai punti vendita non esclusivi (tabaccherie, bar, distributori di carburante e così via). Tirate le somme, rispetto al 2022 il calo generalizzato è del 4 per cento.

Già alcuni anni fa, vista la perdurante crisi, i proprietari e le categorie di riferimento si erano mossi per reinventare l’attività e sopravvivere, magari anche per svilupparsi utilizzando i locali per il loro scopo originario ma anche quali punti informativi per i turisti, di deposito e consegna pacchi e prodotti, di pagamento delle bollette. Buone intenzioni, pochi risultati. Perché si può dire che da allora sia cambiato poco o nulla.

Il rendering di un'edicola da trasformare anche in info point (archivio)
Il rendering di un'edicola da trasformare anche in info point (archivio)
Il rendering di un'edicola da trasformare anche in info point (archivio)

Si pensava di trasformare le edicole in chioschi multiservizi, che proponessero anche una serie di servizi per il cittadino, tanto che a Cagliari in aula consiliare era stato detto che i chioschi «sono di proprietà dei concessionari, il Comune è proprietario del suolo, così abbiamo pensato di modificare le concessioni di suolo pubblico diversificando le categorie merceologiche. Pensiamo di mettere i locali in gara per 6 anni più altri sei rinnovabili». Qualcuno fuori Sardegna aveva già trasformato l’edicola in un punto Sisal e Lottomatica dove pagare bollette e multe e ricaricare il telefono; altri avevano pensato di utilizzarle come deposito pacchi per le consegne (anche degli enti pubblici) o si sono affiliate alla rete Punto Poste, che consente di ritirare e spedire corrispondenza.

Italia e Sardegna

L’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Editoria Andrea Martella aveva assicurato che queste attività commerciali sarebbero state “stabilizzate” e ipotizzato, come formula per abbattere i costi, l’uso del credito di imposta per gli investimenti pubblicitari, per la carta e la forfetizzazione delle rese dei giornali, del bonus fiscale per i servizi digitali e le spese di connessione, dell’estensione e dell’incremento fino a 4mila euro del tax credit.

Un'edicola a Oristano (archivio)
Un'edicola a Oristano (archivio)
Un'edicola a Oristano (archivio)

In Sardegna gli assessorati al Turismo e agli Enti locali regionali, l’Anci (associazione dei Comuni) e la Fieg (Federazione italiana editori giornali) avevano siglato un protocollo perché le edicole garantissero servizi ai cittadini e a chi è nell’Isola per vacanza. «Vogliamo sostenere questi presidi diffusi capillarmente nella nostra Isola con iniziative funzionali che, valorizzando e ridefinendo il loro ruolo tradizionale, possano essere un punto di erogazione di servizi per i turisti e i cittadini», aveva specificato Gianni Chessa, assessore regionale al Turismo. Per il suo collega Quirico Sanna, delega agli Enti locali, dovevano diventare «infopoint» con «un pannello digitale dal quale avere tutte le informazioni. Verranno create anche diverse App. Stiamo studiando un sistema di sgravi per gli edicolanti che decidono di aderire al nuovo format. Tutto questo è fatto in accordo con gli editori».

L'edicola di Buoncammino a Cagliari (archivio)
L'edicola di Buoncammino a Cagliari (archivio)
L'edicola di Buoncammino a Cagliari (archivio)

Zero risultati

Risultati? Nessuno. Qualcuno si era mosso da solo, ma i fondi scarseggiavano allora e oggi sono quasi inesistenti. Non si vedono interventi risolutivi e qualcuno comincia a muoversi da solo. A Milano sugli scaffali assieme ai giornali sono spuntati alimenti, prodotti per l’igiene personale, pasti preconfezionati. L’iniziativa, raccontata da Repubblica qualche settimana fa, è della rete “Quotidiana”, che ha comprato 12 strutture ora in via di sistemazione e conta di arrivare ad aprirne 50 in futuro (due entro gennaio). «Sono gioielli architettonici da valorizzare», ha spiegato l’amministratore delegato della società, che punta a investire un milione di euro nei primi due anni. L’edicola «può aiutare a trovare tecnici per riparazioni e dog sitter, indirizzare nella ricerca di una badante» e così via. Con un presupposto: «Al supermercato si è un numero, qui ci si potrà chiamare per nome». Conoscenza e confidenza prima di tutto.

Roberto Tronci, proprietario di un’edicola a Cagliari tra via Pessina e via Cugia, aveva iniziato in affitto 16 anni fa per poi comprare e ristrutturare il locale. Nel 2013 diceva che «i quotidiani sono lo zoccolo duro dell’attività ma non crescono e il volume d’affari è stazionario». Oggi il crollo è cresciuto e pensa di chiudere tutto. Fine di un’epoca?

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