Si rinnova nelle campagne sarde il rito della tosatura delle pecore, un tradizionale appuntamento di primavera nel mondo agropastorale isolano. Quest’anno, nonostante l’emergenza sanitaria, la stagione ha preso il via senza particolari problemi. Non come nel 2020 durante la prima ondata dalla pandemia, quando c’erano dubbi e incertezze su come lavorare in sicurezza, ma alla fine i tosatori hanno potuto svolgere le consuete operazioni senza particolari problemi.

Nei giorni scorsi l’attività della tosatura delle pecore è entrata nel vivo. Tantissimi professionisti, armati di tosatrici elettriche, si sono presentati negli ovili per levare il vello agli ovini. Anche quest’anno non verranno a lavorare nell’Isola gli specialisti della Nuova Zelanda. Non ci saranno nemmeno i francesi e gli spagnoli. Le norme anti Covid per il momento non prevedono la possibilità di viaggiare. Spazio dunque ai tanti giovani sardi che per due mesi lavorano negli ovili di tutta l’Isola.

Tradizione e modernità

La tosatura della pecore rappresenta un momento particolarmente importante nell’annata pastorale. In passato, ma anche oggi sia pure in misura minore, vigeva il principio di reciprocità, che in sardo viene definito “agiudu torrau”. Il pastore invitava parenti e conoscenti per ricevere una mano d’aiuto durante la tosatura, poi restituiva la cortesia. La giornata finiva quasi sempre con un grande pranzo e si rinsaldavano i rapporti di amicizia. Era una vera e propria festa.

Nel corso degli ultimi decenni le cose però sono cambiate, in particolare a partire dagli anni Ottanta, quando in Sardegna venne introdotta la tosatura meccanica. I professionisti francesi furono i primi a lavorare negli ovili dell’Isola, poi con il passare del tempo sono arrivati altri tosatori stranieri: squadre di lavoratori provenienti da Nuova Zelanda, Spagna e negli ultimi anni anche dalla Romania.

La giornata di lavoro

I tosatori professionisti solitamente sono coordinati da un caposquadra che organizza i turni di lavoro durante una stagione (si inizia solitamente alla fine di aprile e si conclude ai primi di luglio).

Il lavoro inizia di buon mattino. Sveglia prima dell’alba e poi via in macchina verso l’azienda dove si svolgerà la tosatura. I tosatori appena raggiunto l’ovile sistemano tutta l’attrezzatura necessaria per svolgere le operazioni. Solitamente lavorano con macchinari e apparecchiature costruite in Svizzera e Inghilterra. Spesso riescono a fare anche più turni durante una giornata.

Il lavoro è molto faticoso. Richiede forza, abilità e una grande attenzione. I tosatori più bravi, quelli che hanno una grande tecnica, liberano la pecora dalla lana senza ferire l’animale. Quando le lame vanno a fondo e ci sono tagli con perdita di sangue si interviene prontamente con l’utilizzo di farmaci che fermano l’emorragia.  Nei casi più gravi il tosatore deve operare chirurgicamente e suturare la ferita con ago e filo.

Tosatura e pandemia

L’emergenza sanitaria non ha fermato i professionisti, ma ha avuto conseguenze negative sui tanti appuntamenti, più che altro di carattere turistico, che fino a due anni fa si tenevano in Sardegna nei mesi di aprile, maggio, giugno e luglio. Negli ultimi decenni, con il venire meno della tosatura tradizionale (quella effettuata con le forbici d’acciaio, dette in sardo “ferros”) in numerosi centri dell’Isola le associazioni di promozione del territorio, come le Pro Loco, hanno organizzato iniziative per riproporre questa vecchia tradizione del mondo agropastorale. Spesso nel corso di queste manifestazioni non sono mancate sfide tra i partecipanti per premiare il più veloce. Niente a che vedere, ovviamente, con le gare tra professionisti che si tengono in Nuova Zelanda, Francia e Inghilterra, dove la tosatura oltre che un lavoro è anche uno sport. I campioni riescono a levare in vello in meno di un minuto. Sei anni fa in Australia è stato battuto anche un curioso record in occasione della tosatura di una pecora chiamata Chris.  Venne liberata da un vello di lana merino che pesava oltre quaranta chilogrammi. Per cinque anni non era stata mai tosata. La sua storia ha fatto il giro del web ed è stata raccontata anche in un libro illustrato.

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