Uno scrigno di ricordi privati e nazionali, di vittorie e di sconfitte, di vita vissuta intensamente. Il Vittoriale degli italiani, residenza di Gabriele D'Annunzio, che si affaccia imponente sul lago di Garda, non è una semplice dimora, è lo specchio dell'arte del poeta, della sua personalità, delle sue ambizioni e dei suoi trionfi. In un tripudio di giallo e blu, arricchiti dal verde della vegetazione rigogliosa, si estende  per circa nove ettari, declinandosi in spazi aperti e chiusi, dove niente è lasciato al caso. “Ho trovato qui sul Garda una vecchia villa appartenuta al defunto dottor Thode”, scriveva il poeta alla moglie Maria, in una lettera del febbraio 1921, “è piena di libri... il giardino è dolce, con le sue pergole e le sue terrazze in declivio. Rimarrò qui qualche mese, per licenziare finalmente il Notturno”. In realtà non se ne andrà mai, lo renderà simbolo della sua “vita inimitabile” e lo sceglierà come sede delle sue spoglie terrene.

Ospiti illustri. Negli anni della sua permanenza, ospiterà donne aristocratiche, intellettuali e uomini politici. Fra gli altri anche Mussolini, cui D'Annunzio farà fare anticamera per puro sfizio. Al Vittoriale il Comandante è solo uno, colui che ha lanciato mode, stili di comunicazione e pose che gli altri hanno solo potuto imitare. In questo luogo può essere tutto ciò che vuole, può raccogliere tutti gli oggetti che hanno reso unica la sua esistenza: memorabile l'enorme tartaruga di bronzo nella Sala della Cheli, a ricordo di una testuggine vera morta di indigestione, che nella sala da pranzo diventa monito per gli ospiti.

L'itinerario. Il percorso non ha un ordine preciso, ogni itinerario, ogni deviazione ha il sapore della scoperta, della sorpresa, del fascino confezionato ad arte dall'esteta. Il Vittoriale è una delle tante opere d'arte che il Vate ha realizzato. Tra le tappe più affascinanti: il Museo di D'Annunzio segreto, percorso sensoriale attraverso i profumi, l'abbigliamento e le abitudini quotidiane del poeta; il teatro all'aperto, una finestra sfacciata ed eccezionale sul panorama del lago: 1.500 posti a sedere, costruiti secondo il modello degli anfiteatri greci. Si arriva poi nella Piazzetta Dalmata, di fronte all'ingresso della casa, totalmente contornata dalla facciata gialla della Prioria e degli edifici più recenti che vennero aggiunti: il museo di D'Annunzio eroe e i loggiati dello Schifamondo. L'itinerario continua con l'hangar del Mas 96, protagonista della beffa di Bucari, e con la nave Puglia, incastonata nella collina. E ancora la sala dell'aereo S.V.A. con il quale il 9 agosto 1918 volò su Vienna. Ecco poi la collezione di divise militari, i suoi innumerevoli ritratti che lo immortalano nello sfoggio della sua vanità, e le sue celebri affermazioni, debitamente incorniciate: da “memento audere semper” a “io ho quel che ho donato”.

Le passioni. A memoria della passione del poeta per le automobili, c'è anche la sala con le sue vetture: la Fiat Tipo 4, con la quale il Comandante entrò a Fiume, e l'Isotta Fraschini Tipo BB, ultima automobile di D'Annunzio. Altra passione: la moda. Una collezione straordinaria di abiti, vestaglie da camera e scarpe, di stivali in particolare; un guardaroba fornitissimo, che faceva di D'Annunzio un ospite prestigiosissimo in ogni occasione. Lo spettacolo spesso era lui più che la festa in sé. Lui viveva di questo e per questo, come molti dei protagonisti dei suoi romanzi, che non a caso sono suoi doppi inequivocabili. “Bisogna fare la propria vita come si fa un'opera d'arte. Bisogna che la vita d'un uomo d'intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui”, diceva Andrea Sperelli nel Piacere, e D'Annunzio ha realizzato questo auspicio nel Vittoriale. Quante esperienze, quante parole hanno accolto questi spazi, quanta vita e quanta poesia.

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