Il genio di Caravaggio per celebrare il Giubileo
Una grande mostra a Roma a Palazzo Barberini mette insieme dipinti mai visti in Italia e opere ritrovatePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ha dipinto tanti soggetti religiosi, dalla Maddalena penitente all’Ecce Homo che rappresenta Gesù flagellato e con la corona di spine, fino alla natività e alla conversione di San Paolo. Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, dal nome del luogo di cui era originario, anche se nacque a Milano il 29 settembre del 1571, il genio della pittura rinascimentale, l’artista maledetto costretto a scappare da una città all’altra per sfuggire a una condanna per omicidio, torna a Roma nell’anno del Giubileo. A oltre 425 anni da quando nel 1599 venne commissionata a Caravaggio dal cardinale Francesco Maria del Monte la realizzazione di due grandi tele raffiguranti la Vocazione e il Martirio di San Matteo, da collocare nella cappella Contarelli della chiesa di San Luigi dei Francesi, la capitale si concentra di nuovo su un artista che ha fatto la storia della pittura italiana e ha condizionato poi decine di artisti (da Orazio e Artemisia Gentileschi a Bartolomeo Manfredi per citarne alcuni) negli anni della sua esistenza e in quelli successivi.
Il Giubileo di Roma, dunque, ospiterà un grande evento che andrà in qualche modo a completare con l’arte la celebrazione dell’anno santo. Dal 7 marzo e fino al 6 luglio, le sale di Palazzo Barberini a Roma si arricchiranno delle tele di Michelangelo Merisi a quindici anni di distanza dall’ultima mostra espositiva dedicata in Italia al genio di Caravaggio. L’esposizione “Caravaggio 2025”, prodotta dalle Gallerie nazionali di Arte antica in collaborazione con la Galleria Borghese e organizzata anche con la Direzione generale dei Musei-Mic, metterà in mostra un percorso in cui sono presenti anche le novità emerse negli ultimi anni sulla vita dell’artista lombardo. A iniziare dai dipinti ritrovati o attribuiti a lui. Roma, ha spiegato all’Ansa Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese e curatrice della mostra insieme a Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, “è stato il perno della sua vicenda artistica” e dunque nell’anno del Giubileo mettere in piedi una mostra a lui dedicata è non solo un regalo ai turisti ma anche un omaggio alla città che tanto deve all’artista che ha fatto la storia del Rinascimento.
Le novità
La particolarità dell’esposizione che si aprirà tra poco più di un mese sta nel fatto che sarà arricchita da capolavori spesso non visibili al pubblico perché appartenenti a collezioni private oppure non presenti in Italia. Al momento, la mostra prevede una ventina di quadri da esporre tra cui, ad esempio, il Ritratto di Maffeo Barberini, ritrovato nel 1963, recentemente attribuito a Caravaggio ed esposto per la prima volta al pubblico, oppure l’Ecce Homo, visibile al Prado di Madrid grazie alla generosità del suo proprietario, un privato, dopo che è stato riconosciuto tra le opere dell’artista rinascimentale. “È un’opera mai vista in Italia – spiega Maria Cristina Terzaghi – anche se partì da Napoli per volere della viceregina, moglie del vicerè Conte di Castrillo, che, quando in città scoppia la peste, decide di rientrare a Madrid portando con sé il dipinto che da allora non è mai rientrato nel nostro Paese. Appartiene a un collezionista privato che lo ha prestato al Prado che, a sua volta, generosamente lo presta a noi per questa occasione”.
Visione unica
Oltre ai dipinti di Caravaggio già abitualmente presenti a Roma, in particolare alla Galleria Borghese, per esempio Davide con la testa di Golia o il San Giovanni Battista, altri prestiti di grande interesse sono la Santa Caterina proveniente dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid (in passato faceva parte proprio delle collezioni Barberini) e Marta e Maddalena che appartiene invece al Detroit Institute of Arts. Un quadro nel quale Caravaggio dipinse la stessa modella della Giuditta conservata proprio a Palazzo Barberini. Per la prima volta le due tele saranno esposte una accanto all’altra. Un evento unico. Peraltro proprio la Giuditta e Oloferne di Palazzo Barberini è accomunata al San Giovanni Battista del Nelson-Atkins Museum di Kansas City e al San Francesco in estasi del Wadsworth Atheneum of Art di Hartford dal fatto che le tre opere facevano parte della collezione Barberini e quindi si ritrovano nel Palazzo dei principi per i quali Caravaggio le dipinse. Ci sarà infine anche il Martirio di Sant’Orsola, ultimo dipinto di Michelangelo Merisi, oggi di proprietà di Intesa Sanpaolo che lo ha dato in prestito ed è main partner della mostra. Insomma, tanti quadri arriveranno da numerosi altri luoghi, dagli Uffizi, da Capodimonte, da Brera e dai più importanti musei del mondo. Un evento che potrebbe portare a Roma, da solo, circa 600-700 mila visitatori secondo le previsioni degli organizzatori e dei curatori che però sperano che gli appassionati di Caravaggio possano godersi l’esposizione senza che manchi loro la possibilità di respirare e osservare i quadri con calma e pazienza. Anche perché rivedere tutti questi dipinti insieme non sarà certo facile nel breve periodo. E per vedere la mostra sarà assolutamente necessario prenotare i biglietti.
Il libro
Caravaggio, tuttavia, non sarà protagonista solo con i quadri. Nei giorni scorsi, infatti, sempre a Roma, a Campo Marzio, nella sede della società Dante Alighieri, ossia Palazzo Firenze, è stato presentato il libro “Inseguendo Caravaggio, nei suoi luoghi e nei suoi quadri” di Vania Colasanti, edito da Baldini&Castoldi, in cui l’autrice racconta indizi, curiosità e luoghi che hanno in qualche modo avuto importanza nella vita di Michelangelo Merisi. E proprio a Palazzo Firenze, dove è stato presentato il libro, Caravaggio visse per un periodo alla fine del Cinquecento quando era ospite di uno dei suoi grandi mecenati, ossia il Cardinale Del Monte che gli commissionò i dipinti della chiesa di San Luigi dei Francesi. Sono i luoghi che segnano l’esistenza di Caravaggio: dimorò infatti nel vicolo del Divino Amore nel 1604 e lo stipite in marmo al civico 22 di quella strada rappresenta anche lo sfondo del quadro dedicato alla Madonna di Loreto. In un’altra strada vicina, via di Pallacorda, il 28 maggio del 1606, dove oggi ha sede un’autorimessa, Caravaggio uccise Ranuccio Tomassoni, uno dei capi della malavita romana. Un omicidio, molto probabilmente per una questione di donne, in particolare per Filide Melandroni, contesa da entrambi, tanto che il pittore colpì il suo rivale vicino agli organi genitali, forse per evirarlo, recidendo l’arteria femorale e decretandone quindi la morte. Un omicidio che lo costrinse alla fuga da Roma grazie anche all’aiuto del principe Filippo I Colonna che gli offrì asilo nei suoi feudi laziali fino poi all’approdo a Napoli prima e poi in Sicilia e Calabria. La protezione dei Colonna fu ripagata con nuovi dipinti, tra cui la Cena in Emmaus conservata alla Pinacoteca di Brera.