L’Italia si mette a tavola per celebrare le feste. C’è chi lo fa nel nome della tradizione, chi suggerisce la cucina bio, chi quella fusion, chi ancora preferisce ordinare tutto in ristorante. Noi proponiamo il menu della cena futurista, che si svolse alla taverna Santopalato di Torino, novanta anni fa (era il 1931) mentre l’anno seguente seguì la pubblicazione del libro “La Cucina Futurista” di Filippo Tommaso Marinetti e Fillìa (nome d’arte di Luigi Colombo), entrambi poeti e artisti di fede futurista. Invocavano una tavola d’avanguardia che metteva a nudo la battaglia intrapresa dal movimento e riassunta nella dichiarazione “Abbasso la pastasciutta”, vivanda “passatista” colpevole di produrre “fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo”. Precisando che «l’abolizione della pastasciutta libererà l’Italia dal costoso grano straniero e favorirà l’industria italiana del riso».

Era stato Marinetti, tra i fondatori del Futurismo, ad aver allargato l’orizzonte d’azione del movimento fino al cibo: lo scopo fondante del suo operato era quello di rivoluzionare la vita in ogni suo aspetto, mettendola all’avanguardia, cucina compresa. Siamo in pieno fascismo e il Futurismo riflette i miti del tempo. Oltre alla nota avversità per la pastasciutta, definita “assurda religione gastronomica italiana”, il movimento sostenne anche l'abolizione delle posate (forchetta e coltello), del peso e del volume degli alimenti e della discussione politica a tavola. Togliendo di fatto, dalle tavole italiane, il cibo semplice e nutriente per tutti, anche per le povere tasche.

Scrivono Marinetti e Fillìa nella prefazione al libro: «Questa nostra cucina futurista, regolata come il motore di un idrovolante per altre velocità, sembrerà ad alcuni tremebondi passatisti pazzesca e pericolosa: essa vuole invece finalmente creare un’armonia tra il palato degli uomini e la vita di oggi e di domani».

L’epica cena e il libro erano stati preceduti da lunghi e approfonditi dibattiti. Un cibo corretto forgia uomini e donne di valore, come comandavano i dettami dell’epoca. Si legge ancora nel volume: «Fin dall'inizio del Movimento Futurista Italiano nel 1909 l'importanza dell'alimentazione sulle capacità creatrici, fecondatrici, aggressive delle razze, agitò i maggiori futuristi. Se ne discuteva spesso tra Marinetti, Boccioni, Sant'Elia, Bussolo, Balla e vi furono in Italia e in Francia alcuni tentativi di rinnovamento cucinario. L’urgenza di una soluzione si impose».

Venne così fuori questo menu, addirittura decorato dallo scultore Medardo Rosso, eccolo:

Antipasto intuitivo (canestrini ricavati dalla buccia delle arance che contengono bigliettini con motti spiritosi ed altre sorprese)

Brodo solare

Tuttoriso, con vino e birra

Aerovivanda, tattile, con rumori e odori (il commensale con la mano destra si serve da un piatto contenente un'oliva, un chinotto candito, un quarto di finocchio, con la sinistra accarezza una piccola tavola tattile rettangolare su cui sono incollati ritagli di damasco rosso, velluto nero e carta vetrata. Da una fonte canora celata si dipartono note di musica classica, mentre i camerieri spruzzano sulle nuche dei convitati del profumo)

Ultravirile (tra lingue di vitello e gamberi è presentato il corpo di un'aragosta scrostata, ricoperto di zabaione verde, con in testa una corona di creste di pollo)

Carneplastico (polpettone di forma fallica, posto verticalmente al centro del piatto, spalmato di miele sulla cima e sostenuto alla base da un anello di salsiccia)

Paesaggio alimentare; Mare d'Italia; Insalata mediterranea

Pollofiat (cresta di gallo cucita sul dorso e guarnita di confetti argentati che sembrano metallici)

Equatore + Polo Nord (piccoli aeroplani scolpiti nel tartufo e un cono di chiara d'uovo montata e solidificata)

Dolcelastico (bignè che ha per coperchio una prugna secca e nasconde la sorpresa di un nastro di liquirizia)

Reticolati del Cielo

Porcoeccitato per i giornalisti (salame crudo privato della pelle servito in piedi in un piatto contenente caffè espresso caldissimo mescolato con molta acqua di colonia).

Un menu da vertigine. Ma se un buon piatto di spaghetti al pomodoro non fosse poi così passatista?

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