L’ultima vittima della cancel culture, che pretende di modificare i testi letterari per adattarli alla sensibilità odierna, è Roald Dahl, lo scrittore britannico di celebri libri per l’infanzia: da Matilda alla Fabbrica di cioccolato, i suoi romanzi sono amati da milioni di bambini e anche il cinema ha attinto a piene mani dalla creatività di Dahl.
La casa editrice Puffin (branca del colosso Penguin), però, ha deciso di rivedere i testi di Dahl, eliminando le parole considerate poco inclusive come grasso, brutto, nano e giustificando ciò col fatto che «Quando si ripubblicano libri scritti anni fa, non è insolito rivedere il linguaggio usato».
Ma queste dichiarazioni non hanno convinto né lettori né autori, che in massa si sono detti contrari ad operazioni di questo tipo: è il caso del celebre scrittore Salman Rushdie, che si è espresso contro questo ennesimo tentativo di revisionismo culturale, sostenendo che la casa editrice e gli eredi di Dahl dovrebbero vergognarsi per quella che ha definito come un’assurda censura.
Anche in Italia non sono mancate le voci critiche come quella della ICWA, l’Associazione italiana degli scrittori per ragazzi, che ha ribadito la necessità di rispettare quanto scritto nella loro Carta dei diritti degli scrittori, in cui all’articolo 7 si legge: «Gli autori di narrativa detengono il diritto morale sulle loro opere anche dopo il loro decesso. Nessuno, in nessun caso, può arrogarsi il diritto di modificare, tagliare, rimaneggiare o censurare i loro testi per motivi ideologici. Modificare un testo di un autore defunto per scopo di revisionismo storico o per soddisfare le necessità ideologiche di gruppi politici o religiosi, dovrebbe essere considerato un reato grave». Mentre nella loro Carta dei diritti del lettore, invece, all’articolo 3 si afferma che: «Il lettore ha il diritto a non essere manipolato nelle opinioni e nei giudizi attraverso censure, omissioni ideologiche, ritiro di opere dal libero accesso. Questo diritto include anche i bambini e i ragazzi».
In effetti il rischio di manipolazione è ben presente, visto che sono stati cambiati non solo vari aggettivi considerati poco corretti, ma anche intere frasi o paragrafi: ad esempio per presentare la figura della donna in maniera più moderna o per correggere le letture di questo o quel personaggio, tanto che Matilda non legge più Kipling, autore considerato troppo influenzato dalla mentalità coloniale del suo tempo, ma la meno controversa Jane  Austen.
Lo scrittore Marco Balzano invita a riflettere sul fatto che “eliminare i personaggi sgradevoli e malvagi toglie ai ragazzi la capacità di distinguere il bello dal brutto, il buono dal cattivo, che sono sempre stati elementi fondanti delle fiabe classiche. È un grave errore anche a livello pedagogico e apre la strada alla censura anche verso le opere dei grandi autori della storia della letteratura”.
Dopo questa levata di scudi, che ha visto paladina della libertà di espressione anche la regina consorte Camilla, la casa editrice ha deciso di fare un passo indietro: gli originali dei libri di Dahl verranno solo affiancati, ma non rimpiazzati, dalle copie “rinnovate”.

Dahl, quindi, sembra al sicuro. Ma intanto è già pronto un nuovo bersaglio: Ian Fleming, il creatore di James Bond, i cui libri verranno epurati dalle espressioni razziste. Chi fermerà quest'altra ondata di politicamente corretto?

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