Le ceneri che si liberano nel cielo del Gennargentu, il pianto e la felicità. Un uragano di emozioni che sognava da anni. «Il modo migliore per ricordare mio padre Pietro. L’ho riportato nella sua terra». Gianni Zanda si commuove quando pensa ai momenti vissuti qualche giorno fa dopo aver viaggiato per 16 mila chilometri, dall’Australia a Desulo.

Nato in Svizzera 55 anni fa, oggi vive a Brisbane con la famiglia. «Faccio l’idraulico come alcuni miei parenti di Desulo, come il compianto cugino Pietro Deidda, noto Cicero, e mio nipote Carlo», racconta in un italiano perfetto imparato in strada con i figli degli emigrati italiani che lavoravano a Solothurn, nel cantone elvetico di Soletta. «A casa si parlava tedesco, la lingua di mia madre - racconta Gianni Zanda – mi sarebbe piaciuto anche imparare il sardo, ma non è stato possibile. Questo però non mi impedisce di avere un fortissimo legame affettivo con Desulo, il paese dove è nato mio padre Pietro nel 1920. Da ragazzo trascorrevo l’estate nelle montagne del Gennargentu. Ero la persone più felice del mondo e ogni volta che ritorno a Desulo provo le stesse bellissime sensazioni». Gianni Zanda ha una sorella che vive in Svizzera, un’altra nello Sri Lanka e Basilio, il fratello coreano («era stato adottato dai miei genitori») che vive a Los Angeles. Il padre è morto nel 2019. «Qualche anno prima era venuta a mancare mia mamma. Si chiamava Anna Lisa».

L’emigrazione in Svizzera

Pietro Zanda era emigrato in Svizzera negli alla fine della guerra, dopo aver trascorso l’adolescenza e la gioventù sui monti di Desulo. Faceva il porcaro e il pastore. «Mi parlava sempre di quei tempi – racconta il figlio – in particolare di una vicenda che aveva segnato profondamente la sua esistenza. Quando era ragazzo stava accudendo i maiali nelle campagne di Girgini. In paese si sparse la voce che qualcuno volesse andare a rubare gli animali approfittando di quel ragazzino indifeso. Mio zio Pinotto, preoccupato per la situazione di pericolo, dopo una lunga camminata raggiunse l’ovile. Mio padre era dentro la capanna. Senti dei rumori e imbracciò un fucile. Mi raccontò che era pronto a fare fuoco. Il cane non abbaiava. Pensò che qualcuno l’avesse ucciso. Quei rumori diventavano sempre più forti. Furono momenti di grande paura. Un uomo cercò di aprire la porta. Mio padre stava per sparare, ma riconobbe zio. Il suo volto venne illuminato dalle fiamme del fuoco. Poi tirò un sospiro di sollievo, ma restarono comunque svegli temendo l’arrivo dei ladri. Che però non si fecero vedere».

Dall’Australia al Gennargentu

Qualche giorno fa Gianni Zanda è tornato nelle campagne del Gennergentu. «Ci andavo da ragazzo – ricorda – con i miei parenti andavo negli ovili. Mi divertivo come un pazzo. Potevo fare quello che in Svizzera non mi veniva permesso. Mio padre aveva un carattere molto deciso, ma quando tornava a Desulo si trasformava. Durante il viaggio verso la Sardegna in traghetto ci svegliava prestissimo. Dal mare puntava lo sguardo verso le sue montagne. Era felice. Amava Desulo e i luoghi della sua infanzia. La sua vita però era lontana dalla Sardegna. Negli ultimi anni della sua vita le condizioni di salute si erano aggravate. Gli chiesi se volesse tornare a Desulo. Mi disse che voleva stare in Svizzera. Mia era madre morta qualche anno prima. Voleva stare vicino a lei. Ma non mi nascose che gli sarebbe piaciuto tornare nel luoghi del cuore. Il suo era solo un auspicio, non una richiesta precisa. Ma gli bastava nominare Desulo per avere nostalgia».

Il viaggio in Sardegna

«Dopo la morte di mio padre – continua Gianni Zanda – in famiglia abbiamo parlato del suo legame con la Sardegna e programmato un viaggio nell’Isola per il 2020, ovvero quando avrebbe compiuto il centesimo compleanno. Però tutti i piani sono saltati a causa della pandemia. Nei mie pensieri c’era sempre il ritorno a Desulo. Qualche settimana fa ho acquistato i biglietti per il viaggio, ho contattato i miei parenti e così sono tornato in Sardegna» Quando il figlio dell’ex emigrato arriva a Desulo chiacchiera a lungo con i familiari. Ha le idee chiarissime: tornare nei luoghi tanto cari al padre. Con lui ci sono tre figli, la compagna e i cugini Carlo Deidda, Antonello e Corrado Zanda insieme alle loro famiglie. «Sono rimasto in paese per qualche giorno – racconta – e ho spiegato ai miei parenti che intendevo ricordare mio padre andando nei boschi di Girgini. Ho portato con me una piccola urna. L’ho aperta svitando un piccolo tappo e con il cuore a mille ho lanciato le ceneri in aria. Finalmente mio padre è tornato a Desulo, nella sua terra. Confesso che ho provato un’emozione fortissima. Eravamo tutti commossi. È stato un momento che non dimenticherò mai. Credo anche anche lui sarà certamente felice».

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