Fan e appassionati sono ormai al deliro dopo la conferma che quest’anno il Lucca Comics & Games 2025 accoglierà uno dei grandi nomi del fumetto giapponese: Tetsuo Hara, leggendario disegnatore di Ken il Guerriero. Il sensei di uno dei manga più famosi di sempre parteciperà alla fiera grazie alla collaborazione con Planet Manga, che ha annunciato ufficialmente la sua presenza per l’edizione in programma dal 29 ottobre al 2 novembre, con anche la prima mostra di opere originarie a sbarcare oltre il Giappone.

Nel vasto panorama degli anime giapponesi, Ken il Guerriero occupa un posto speciale, sospeso tra mito e cult. Nato dalla fantasia di Buronson (testi) e, per l’appunto, di Tetsuo Hara (disegni), pubblicato per la prima volta nel 1983 sulle pagine di Weekly Shōnen Jump, Hokuto no Ken ha conquistato un’intera generazione con la sua miscela esplosiva di arti marziali, tragedia e parodia della violenza.

Ambientato in un mondo post-apocalittico devastato dalla guerra nucleare, lo scenario richiama il deserto di Mad Max ma ne accentua la desolazione con una società regredita alla barbarie. In questo contesto disperato emerge Kenshiro, successore della Divina Scuola di Hokuto, un’arte marziale antichissima capace di colpire i tsubo — i punti di pressione — distruggendo l’avversario dall’interno.

“Omae wa mou shindeiru”: “Sei già morto.” Questa frase, divenuta meme globale, anticipa la fine inesorabile dei nemici di Ken, spesso colpevoli di crudeltà verso i deboli. Ma ridurre l’opera a un puro festival di combattimenti e sangue sarebbe miope. Kenshiro è un eroe tragico, segnato dalla perdita, dalla solitudine e da una ferrea volontà di giustizia. Il suo viaggio è costellato da legami fraterni, tradimenti e incontri che scavano nel tema eterno della lotta tra il bene e il male.

Uno degli aspetti apprezzati da milioni di fan è sempre stata profondità umana dei personaggi. Raoul, fratello adottivo e antagonista di Kenshiro, incarna una visione opposta: la forza come dominio. Toki, invece, rappresenta la compassione, mentre Shin, Rei e gli altri comprimari sono protagonisti di emozioni e ideali contrastanti. La serie animata, trasmessa in Italia a partire dalla fine degli anni ’80, ha lasciato un segno indelebile nel cuore degli appassionati. Nonostante la censura che ne mitigava le scene più crude, Ken il Guerriero è diventato un fenomeno cult, ma sempre con riflessioni sorprendenti sulla sopravvivenza, sull’onore, sull’amore perduto e sulla possibilità di redenzione anche per chi ha conosciuto l’abisso. In un mondo che sembra aver dimenticato l’umanità, Kenshiro camminava solitario come un messia armato di pugni — distruttore sì, ma soprattutto portatore di giustizia.

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