Basta con gli sfondi scelti con cura, i titoli giusti nella libreria in bella mostra alle spalle, la luce che spiana le rughe, il trucco e il parrucco. Stop anche ai filtri che imbelliscono, le location modificate, i video spiritosi acchiappalike e perfino le strabilianti immagini girate dai droni. Neanche un anno tra lockdown, smart working, didattica a distanza, ristoranti chiusi, assembramenti vietati pure in casa e già non ne possiamo più della novità che ci aveva salvato la vita nei giorni più difficili della pandemia: il video che ci faceva stare in contatto con il mondo e ci impediva di abbrutirci fra le quattro mura di casa. Ora siamo diversi, ci guardiamo intorno, vogliamo cambiare. E se proprio abbiamo intenzione di andare un tantino più in là della riunione con colleghi, amici o parenti, in un'epoca in cui le limitazioni sono ancora tante, e chissà per quanto ancora, meglio ridurre tutto al contatto vocale. Come ai vecchi tempi. Quando c'era solo il telefono fisso di casa e la radio. I più giovani se lo facciano raccontare.

Non si sa se l'abbiano pensata esattamente così gli inventori della nuovo social network di messaggi vocali pubblici, fatto sta che Clubhouse sta spaccando. Fino a diventare la moda del momento: se non ce l'hai non sei nessuno. Anche perchè non è per tutti. E basterebbe solo questo a scatenare la voglia globale di esserci.

Clubhouse è il nuovo social di messaggi vocali (foto archivio L'Unione Sarda)
Clubhouse è il nuovo social di messaggi vocali (foto archivio L'Unione Sarda)
Clubhouse è il nuovo social di messaggi vocali (foto archivio L'Unione Sarda)

Partito in sordina nell'aprile dello scorso anno è diventato il social media di cui tutti, più o meno, parlano. Sì, perché ancora non è per tutti, nel senso che la app può essere scaricata soltanto dagli Iphone, peraltro dotati dell'aggiornamento iOs 13 altrimenti niente, e dunque non è ancora pronta per il sistema Android. Ma c'è da giurarci: è solo una questione di tempo.

Per il resto, si procede su invito. Oppure si scarica la app, ci si iscrive e si aspetta che l'offerta venga accettata. Dopodiché si può entrare nella stanza virtuale dov'è in corso una discussione con due o più persone, fino a un massimo di cinquemila (sic). Sempre che si tratti di una stanza aperta, che consenta cioè di entrare per ascoltare e nel caso sollevare la mano e intervenire. E non è detto che si possa: sono previsti anche i monologhi. Il presupposto è uno solo: essere stati accettati. Nessuno parla sopra l'altro come fin troppo spesso avviene nei programmi televisivi nonostante la presenza di un moderatore. Che c'è anche qui ma è ben deciso a far rispettare le regole. Dunque: si bussa, ci si presenta col proprio nome vero, al bando i nickname, si entra, si ascolta, si alza la mano e si parla. Un altro mondo, insomma. L'alternativa è quella di aprire una propria stanza, decidere l'argomento e mandare gli inviti. Con un limite, però, ed è quello che fa di Clubhouse un social esclusivo: gli utenti ricevono un numero limitato di inviti da condividere. Per molti ma non per tutti, diceva un vecchio slogan pubblicitario. Nell'idea dei fondatori si tratta di "un nuovo tipo di social basato sulla voce che consente alle persone di tutto il mondo di parlare, raccontare storie, sviluppare idee, approfondire amicizie e incontrare nuove persone interessanti in tutto il mondo". Al momento vanno forte letture, interviste, musica dal vivo, politica, anche argomenti borderline e perfino colloqui tra startupper desiderosi di mettere a frutto le loro invenzioni e finanziatori in cerca di nuovi geni.

Il bello è che non ci si limita a una stanza, volendo si può entrare in più stanze (per ora gratis, poi chissà) e partecipare a discussioni anche in lingue diverse. Insomma, è un modo concreto di tenersi in contatto con il mondo intero. Un algoritmo indica quali argomenti possono essere interessanti per l'iscritto che a quel punto sceglie.

Una volta dentro la stanza si possono anche inviare le proprie riflessioni registrate. Nota bene: i file audio non possono essere condivisi né scaricati. Questione di privacy. Nel giro di poco tempo l'approccio è comunque destinato a cambiare dal momento che gli ideatori, Paul Davison e Rohan Seth, due che non ne hanno mai sbagliata una, entrambi con un passato tech alle spalle (Pinterest e Google), lo hanno già dichiarato: "E' in costruzione "Clubhouse per tutti. Stiamo lavorando per renderlo disponibile al mondo il più rapidamente possibile. Non intendeva essere esclusivo".

Gli utenti sono due milioni, si sono moltiplicati in poche settimane visto che a dicembre erano 600.000, attivi solo 1.500. Negli Stati Uniti si sono iscritti Elon Musk, quello di Tesla (che l'altro giorno ha mandato in tilt il social parlando di Marte e intelligenza artificiale), Oprah Winfrey, Drake, Kevin Hart e Ashton Kutcher, e poi rapper e produttori musicali. In Italia hanno scaricato la app soprattutto giornalisti. Oggi il valore stimato della piattaforma è di 100 milioni di dollari. Ma si accettano scommesse: non è finita qui.
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