Ciliegie, c’è tutto un mondo da gustare
Il Giappone fa affari d’oro: una ciliegia è stata venduta all’asta a 280 euroBelle e buone. Ma ce n’è una che, da sola, vale 280 euro. È il prezzo battuto all’asta in Giappone il 25 giugno, nella città di Hachinohe, nel nord del Paese: se la son venduta e comprata a peso d’oro. D’accordo, si tratta di una ciliegia della varietà più pregiata del Sol Levante, “Aomori Heartbeat”, “Battiti del cuore di Aomori”. Frutto che richiama passione e porta ricchezza nelle casse degli enti giapponesi coinvolti nel business: una scatola di “cuoricini” rossi è stata venduta per 600.000 yen, pari a 4.220 euro, superando il record di 450mila yen dello scorso anno. Tutto regolare, nessuna truffa: la ciliegia d’oro – si sono affrettati a spiegare gli esperti asiatici – fa parte della qualità Juno Heart, ciliegie note per il loro gustoso sapore dolce, create nientemeno che da un centro di ricerca affiliato alla Prefettura di Aomori e considerate un articolo da regalo di alta fascia. Il prezzo lo conferma, d’altronde. Si scopre, inoltre, che si tratta delle ciliegie più grandi coltivate in Giappone, con una larghezza minima di 31 millimetri, sistemate in bellissime scatole da regalo proprio come fossero gioielli. Quasi uno status symbol dell’hight society, un articolo di lusso, capace di soddisfare i palati più intransigenti e viziati. Insomma un frutto proibito. E alla domanda “quanto spende un giapponese per una ciliegia” la risposta è ora nota: «Quasi 230 euro». Un primato che solo il Giappone può vantare. «Questi sono frutti che non si possono trovare in nessun altro posto», è la dichiarazione riportata su diverse riviste specializzate e rilasciata al termine dell'asta cittadina dalla vincitrice, Kyoko Nagatsuka, presidente di un conglomerato della frutta e verdura nella prefettura di Chiba, alla periferia di Tokyo, spiegando che i frutti saranno disponibili nel proprio negozio vicino la capitale.
Ciliegie sarde
In Sardegna è tutt’altra musica. Eppure sono di qualità eccellente, come quelle made in Italy. E care, sempre molto care, dicono i consumatori. Chissà se la notizia giunta dall’altra sponda dell’Oceano avrà riportato le critiche sui giusti binari: certo i costi delle ciliegie, confrontati con quelli di altra frutta, sono più alti. Certo è che in terra sarda è la qualità l’arma vincente di questo gustoso frutto dell’estate, dalle mille proprietà terapeutiche. Anche quest’anno non è andata male per i produttori: «Annata discreta», fanno sapere da Villacidro, Bonarcado e Bonnanaro, soprattutto per le varietà medie e tardive, «molto meglio dell’anno scorso». L’annata, cominciata a maggio, si è conclusa a fine giugno ed è andata abbastanza bene. Quanto ai prezzi, nei mercati di Campagna Amica le ciliegie sono vendute tra i 6 e i 6.80 euro al chilo, nonostante – sostengono i coltivatori – i forti aumenti dei costi di produzione. Il problema è che un chilo non basta mai, le ciliegie si sa, sono contagiose, una tira l’altra. In media se ne producono tra gli 80 e 120 quintali a ettaro, di diverse varietà in modo da allungare la stagione: da quelle precoci, alle medie e tardive. «Le ciliegie sono un prodotto delicato – afferma Valerio Piras, produttore di Campagna Amica di Villacidro – sia per il clima che per gli insetti. Per questo come azienda stiamo investendo sulle coperture anti-insetto e antigrandine. Ogni anno, oltre a dipendere dalle bizze del tempo, stiamo combattendo anche con la drosophila suzukii, insetto che attacca le ciliegie. Quest’anno il grande caldo ha limitato la sua diffusione ma una delle soluzioni per proteggerci è proprio la copertura».
La storia
In sintesi: secondo la tradizione le ciliegie sono originarie Medie Oriente, ma esistono testimonianze storiche di come fossero già consumate e apprezzate da Egizi (VII secolo a. C.) e Greci (III secolo a.C.). La loro diffusione è anche merito dei Romani: nella sua Naturalis historia Plinio il Vecchio (1° secolo d.C.) racconta che il frutto fu portato in Italia da Lucio Licinio Lucullo, di ritorno a Roma dopo la vittoriosa battaglia contro Mitridate il Grande, nel regno del Ponto (attuale Anatolia nord-orientale). Oggi le coltivazioni si estendono in tutto il mondo, sebbene il 75% dei raccolti provenga dall’Europa: Turchia, Cile, Stati Uniti, Uzbekistan, Spagna e Italia sono comunque i sei Paesi dai quali arriva più di un milione e mezzo di tonnellate su una superficie complessiva di oltre 225 mila ettari. Parlando di ciliegie non si può fare a meno di ricordare che sono anche un toccasana per la salute è noto: la polpa della ciliegia possiede numerose e riconosciute qualità benefiche. È un diuretico, un anti-stress, un rivitalizzante della pelle del viso (da usare anche in forma di maschera), un sostegno contro l’insonnia. Alcuni studi ne hanno certificato le proprietà antinfiammatorie, grazie all’alto contenuto di antocianine, pigmenti che appartengono alla famiglia dei flavonoidi: ecco perché il succo di ciliegia è particolarmente indicato per lenire i dolori muscolari dopo un’intensa attività fisica. A tavola si fanno molte scorpacciate, sotto varie forme: marmellate, sciroppi, gelati e liquori (dove va forte soprattutto l’amarena, come nel caso del maraschino e del ratafià). Ma le ciliegie trovano spazio anche all’interno di ricette più insolite: rosolate con il pollo per un secondo dalle tinte dolci, grigliate sulla piastra insieme alle zucchine, abbinate a un mix di verdure crude per dare brio a un’insalata estiva. È però nel classico connubio con il cioccolato fondente, fuso o rappreso, che le ciliegie danno il loro meglio: l’incontro tra dolce, acidulo e amaro genera infatti una scarica di sensazioni capace di soddisfare qualunque palato, inclusi i più esigenti e golosi. La prova gelato è sempre consigliata.
Quante ne esistono
Forse non tutti lo sanno ma in Sardegna le varietà di ciliegie autoctone mappate sono ben 25, ognuna con il proprio nomignolo, Comuna, Cordoffali, Barraccoca sarda, Barraccocchina, Regina, Coru de piccioi, Durone, Carruffale, Tenalgia, Furistera, Zazzaresa, Muscaldina, Biancale, De Baunei. C’è anche la ciliegia bianca di Aritzo, la ciliegia Modddedda di Belvì, la Tenalgi Longa (la ciliegia dinga di Desulo). Un tappeto enorme di ciliegie, così rinomate da essere le protagoniste di diverse sagre nell’Isola. Peccato che la stagione duri così poco e che il cestino di ciliegie si svuoti in un battibaleno. Una tira l’altra, proprio vero.