Cellule staminali, con il trapianto si sconfiggono le leucemie e i linfomi
Sara Lai: «Terapia vincente per gravi malattie del sangue, le cellule malate o non funzionanti del paziente vengono sostituite con cellule staminali sane, provenienti da un donatore familiare o non familiare»Possono essere l’arma vincente per curare pazienti affetti da leucemie, linfomi, immunodeficienze ereditarie e altre malattie. Attraverso il trapianto di cellule staminali ematopoietiche si può ricostituire il midollo osseo gravemente danneggiato a causa di patologie o di una chemioterapia ad alte dosi.
Sulla donazione di midollo osseo e delle cellule staminali emopoietiche lavora il team dell’ospedale Binaghi di Cagliari, diretto da Sabrina Giglio. A coordinare il registro regionale dei donatori Sara Lai.
Dottoressa Lai, a cosa servono le cellule staminali emopoietiche?
«Le cellule staminali emopoietiche (Cse), sono i progenitori di tutte le cellule del sangue: globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Si trovano nel midollo osseo (da non confondere con il midollo spinale che è un tessuto nervoso), all’interno delle cavità ossee, dove si riproducono ad un ritmo estremamente intenso e si differenziano nei diversi tipi cellulari.
Nel trapianto di Cse, che rappresenta una terapia per gravi malattie del sangue, le cellule malate o non funzionanti del paziente vengono sostituite con cellule staminali sane, provenienti da un donatore familiare o non familiare (trapianto allogenico). Le Cse trapiantate nel paziente saranno in grado di rigenerare tutti i tipi di cellule del sangue, ricostituendo le normali funzioni ematologiche e immunologiche e consentendo la guarigione».
Una terapia efficace per tumori del sangue e talassemia?
«Le terapie convenzionali offrono scarse o nulle possibilità di guarigione per le leucemie (acute o croniche, mieloidi o linfoidi) o malattie ereditarie come la Talassemia. Questi pazienti possono essere sottoposti al trapianto di Cse, con elevata probabilità di successo.
Negli ultimi anni gli impressionanti progressi della medicina stanno portando a delle terapie alternative al trapianto di CSE quali la terapia genica e la terapia cellulare personalizzata (CAR-T), purtroppo tali approcci terapeutici sono limitati ad un numero esiguo di patologie, pertanto il trapianto di CSE da donatore familiare e non familiare, rappresenta ancora oggi la migliore opzione terapeutica per pazienti affetti da malattie onco ematologiche e malattie congenite.
In Italia il trapianto di Cse è autorizzato per circa 120 patologie differenti».
Come vengono prelevate le cellule staminali?
«Le procedure di prelievo possono essere due: attraverso un prelievo di midollo osseo, oppure prelevando le cellule dal circolo sanguigno periferico.
Nel primo caso, al donatore viene prelevato direttamente il midollo osseo, dalle creste iliache superiori delle ossa del bacino, particolarmente ricche di midollo. Questo prelievo viene eseguito in anestesia totale e in sala operatoria, non è doloroso e non comporta danno o menomazioni al donatore, come dimostra l’esperienza di oltre 150 mila prelievi effettuati nel mondo.
Nel secondo caso, al donatore vengono prelevate le Cse direttamente dal circolo sanguigno. Poiché il sangue periferico non contiene sufficienti quantità di cellule staminali per un trapianto, è necessario, prima del prelievo, incrementare il loro numero, somministrando al donatore un farmaco: il fattore di crescita emopoietico (G-CSF) alcuni giorni prima del prelievo.
Il prelievo viene fatto utilizzando un separatore cellulare, in una procedura chiamata aferesi. La procedura non è dolorosa come non lo è una donazione di sangue e non richiede anestesia».
Chi può donare le cellule staminali emopoietiche?
«Per poter eseguire un trapianto allogenico, è necessario che il paziente trovi un donatore di CSE compatibile, ovvero paziente e donatore devono essere geneticamente identici per un gruppo di geni, estremamente polimorfici, chiamato Sistema Hla.
I geni del Sistema HLA codificano per proteine presenti sulla superficie di quasi tutte le cellule del nostro organismo, la cui funzione è quella di regolare la risposta del sistema immunitario. Se non vi fosse la compatibilità tra donatore e ricevente, si rischierebbero delle complicanze talora fatali per il paziente.
La compatibilità è quindi il requisito indispensabile per un trapianto e viene valutata attraverso un esame genetico la “tipizzazione Hla” al quale tutti i pazienti in attesa di trapianto e i potenziali donatori dovranno essere sottoposti, a partire da un piccolo prelievo di sangue».
Che cosa sono e come funzionano i registri dei donatori?
«La prima ricerca di un donatore compatibile viene fatta all’interno della famiglia del paziente. Purtroppo, solo il 30% dei pazienti trova un donatore compatibile in famiglia, come un fratello o una sorella HLA identici, mentre per il restante 70% la ricerca dovrà essere condotta al di fuori del proprio ambito familiare.
Ed è proprio per dare una risposta a questi pazienti, che in Italia e nel mondo sono nati i “Registri” dei Donatori di midollo osseo, organizzazioni costituite da vere e proprie banche dati, in cui qualsiasi individuo adulto e in buona salute si può volontariamente iscrivere, in attesa di essere richiamato per donare le cellule staminali emopoietiche per qualsiasi paziente con cui fosse risultato compatibile.
I Registri delle diverse Nazioni del mondo sono collegati tra di loro in una rete internazionale, rendendo accessibile ad ogni paziente un pool di donatori estremamente ampio, cosa assolutamente impensabile fino a trenta anni fa quando i trapianti venivano eseguiti esclusivamente tra fratelli compatibili HLA identici.
Il problema è che la compatibilità al di fuori della famiglia è un evento ancora più raro, la cui probabilità stimata è di 1:100.000. Ne consegue, che trovare un donatore compatibile tra persone non imparentate è un po’ come vincere al superenalotto. Pertanto, nonostante nel mondo si contino più di 40 milioni di donatori ci sono pazienti che a causa delle loro particolati caratteristiche genetiche non trovano nessun donatore compatibile e sono destinati a non poter essere trapiantati (in Italia circa 900/anno), ed è per questo motivo che è indispensabile che si iscrivano ai Registri dei Donatori un numero sempre maggiore di persone.
In Sardegna il Registro Regionale Donatori di Midollo Osseo fu fondato nel 1987 dal professor Licinio Contu per dare una risposta a tutti i pazienti Sardi in attesa di trapianto. Ubicato a Cagliari nella Struttura Complessa di Genetica Medica dell’Ospedale Binaghi- ASL Cagliari (diretto dalla professoressa Sabrina Giglio) fa parte della rete Nazionale del Registro Italiano (Ibmdr). Il Registro Regionale collabora e coordina i Centri Donatori e Poli di Reclutamento, presenti su tutto il territorio nei principali Centri Trasfusionali, e le associazioni di volontariato ADMO Sardegna e AART-ODV, con l’obbiettivo comune di incrementare il numero dei donatori iscritti nel registro».
Chi si può iscrivere al Registro Donatori Midollo Osseo?
«I requisiti per diventare donatore sono: avere un età compresa tra i 18 e 35 anni (36 anni non compiuti); godere di buona salute; pesare almeno 50 chili; essere intenzionato a donare per qualsiasi paziente, nazionale o internazionale».
In Sardegna c’è carenza di donatori?
«La risposta è sì. È noto che il DNA dei Sardi è speciale, ha delle caratteristiche genetiche conservate, cioè simili tra le persone appartenenti a questa popolazione, diverse da quelle di tutte le altre regioni Italiane, compresi i geni del sistema Hla. Questo fa sì che la probabilità per un paziente Sardo di trovare un donatore non familiare in Sardegna sia estremamente più alta di 1:100:000, pari a 1:25:000, per questo motivo è estremamente importante far crescere il numero dei donatori in Sardegna».